05 feb 2019 – La volontà salvifica di Dio Padre

Testo: Lumen Gentium 2

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Dio Padre benedicente, Luca Cambiaso 1565, Genova, Museo diocesano

La sensazione che si potrebbe trarre dalla lettura di un documento della Chiesa che fa parte sicuramente della sua storia, ma è già datato; che pur essendo relativamente recente, come si diceva la volta precedente, ma è scritto in un linguaggio aulico e letterario, una traduzione italiana non più rivista dagli anni ’60 del secolo scorso, se non per aspetti marginali, è di star compiendo un esercizio inutile.

In realtà la nostra azione diventa utile trasformando l’ascolto e la riflessione di un documento importante del Concilio Vaticano Secondo in preghiera. Preghiera sulla Chiesa. Al di là persino di ciò che comprendiamo o non comprendiamo. Nessuno di noi, credo, può aver chiari quelli che saranno gli sviluppi della Chiesa nel futuro. Il Concilio ha infatti posto le basi di un rinnovamento imprevedibile. Sappiamo solo che i padri conciliari hanno consegnato alla storia della Chiesa le fondamenta della Chiesa del terzo millennio cristiano.

Comprendiamo perciò con quale atteggiamento accostarci a questo documento. S. Paolo dice qualcosa che per analogia vale anche nel nostro caso. Parlando dell’aspirazione al corpo celeste egli afferma che “quanti siamo in questo corpo [terrestre], sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita” (2Cor 5,4). Paolo descrive questo processo come un fenomeno naturale, legato alla creazione: Dio ci ha fatti perché spirito e materia siano assorbiti dalla vita.

È curioso però che l’uomo rifiuti di essere “spogliato”, cioè rifiuti di rinunciare a qualcosa, desiderando invece di essere “sopravvestito”, cioè aspiri ad aggiungere qualcosa a quello che già possiede.

Per noi tuttavia sarebbe non completamente corretto un simile approccio del Concilio Vaticano Secondo. Vero è che il Concilio vuole porsi in continuità con i Concili del passato (cfr LG 1). Dunque non si tratta per i padri conciliari di prendere le distanze da ciò che la Chiesa ha professato fino ad allora. Ma a noi che riceviamo le loro parole si richiede un’opera di purificazione: quel che abbiamo appreso fin da giovani, quel che abbiamo conosciuto della natura della Chiesa e della sua missione dal catechismo e dalla nostra pratica non deve essere “sopravvestito” da ciò che proviene dal Concilio. Il dono del Concilio rischierebbe in tal modo di essere soffocato da tutte le sovrastrutture, da tutte le cose non più utili, da quanto è temporaneo e può essere quindi abbandonato, che la nostra generazione ha traghettato dal passato ad oggi. La Chiesa, grazie al Concilio, ha cominciato, ha continuato la sua opera di conversione, di rinnovamento.

Che il Signore accetti questo nostro forse anche difficile percorso di comprensione di una novità che ci sfugge nella sua complessità, nei suoi futuri sviluppi; il Signore accetti il nostro sforzo come un dono di preghiera per la Chiesa e di disponibilità ad essere spogliati delle nostre idee, delle nostre convinzioni, a rinunciare a quanto ci sembrava ormai definitivo per accogliere le parole genuine del Concilio Vaticano Secondo ispirate dallo Spirito Santo.

Quando il primo schema della Lumen Gentium fu presentato ai padri conciliari, venne di fatto respinto e dovette tornare alla Commissione preparatoria per essere riformulato. Si intitolava Aeterni Unigeniti Patris (Del Padre dell’Unigenito). Terminata la prima sessione del Concilio furono fatti circolare tra i vescovi diversi schemi alternativi; tra di essi uno, intitolato Concilium duce Spiritu (Il Concilio sotto la guida dello Spirito), venne preso dalla Sottocommissione sulla Chiesa come base per i propri lavori (fonte).

Il documento finale approvato nel 1964 da 2134 padri conciliari (contro solo 10 non placet) ci mostra un autentico percorso di revisione di vita ecclesiale fin dal titolo dei suoi otto capitoli.

Capitolo 1, sul quale ci stiamo soffermando, il mistero della Chiesa. Capitolo 2, il Popolo di Dio. Capitolo 3, la costituzione gerarchica della Chiesa con particolare riguardo all’episcopato (perché in effetti dietro al Concilio Vaticano Secondo si comprendeva la fatica di armonizzare le affermazioni sulla supremazia del Papa da parte del Concilio Vaticano Primo con la visione collegiale della successione apostolica). Capitolo 4, i laici (un capitolo intero dedicato ai laici; non ai preti!). Capitolo 5, l’universale vocazione alla santità. Capitolo 6, i religiosi, le religiose. Capitolo 7, l’indole escatologica della Chiesa (viviamo proiettati verso le ultime cose, verso il futuro). Capitolo 8, Maria, la Madonna, nel mistero della Chiesa (e su questo tema il maestro è Padre Toniolo).

Otto capitoli: un vero e proprio percorso di rinnovamento ecclesiale. Ispirano una revisione fondamentale della vita della Chiesa, iniziata allora, continuata fino ad oggi, non ancora compiuta.

In questo percorso noi ci troviamo al primo capitolo, il mistero della Chiesa. Abbiamo letto e commentato il primo paragrafo. I padri conciliari, subito dopo aver introdotto il tema del documento, avverto l’esigenza di professare la loro fede. Chiamo così i successivi paragrafi. Sapete che nella professione di fede cristiana gli elementi fondamentali sono pochi e semplici.

Ho insegnato per una decina di anni nelle scuole superiori e incontrando per la prima volta una classe, dopo le presentazioni, chiedevo ai miei alunni: “Quali sono gli elementi fondamentali della fede religiosa che professi?”. Tra i miei alunni potevano trovarsi musulmani, induisti, una volta ho avuto uno zoorastriano che si avvaleva della mia materia; e ovviamente cattolici. Ciascuno rispondeva alla domanda secondo la propria fede religiosa. Sul tema i miei alunni si sbizzarrivano con la fantasia: per alcuni era il Natale, per altri il presepe, poi la Bibbia, il Papa e i preti… In dieci anni di insegnamento, su diverse centinaia di alunne e alunni credo che la risposta esatta, perché in effetti esiste una risposta giusta alla domanda, me l’abbiano data in due o tre. A me che insistevo nel chiedere cosa significhi dirsi cristiano, qual sia il contenuto fondamentale della nostra fede, qualcuno un po’ più sveglio giungeva a rispondere: essere seguaci di Cristo. Già è qualcosa, ma non basta. Gli elementi fondamentali della fede cristiana sono due: (1) Dio, Uno e Trino; (2) l’Incarnazione, la Morte e la Risurrezione della Seconda Persona della Santissima Trinità. Questi, nel buon catechismo d’una volta, si definivano i due misteri principali della fede.

I padri conciliari, subito dopo aver introdotto la Lumen Gentium, proseguono parlando della Trinità: il Padre (paragrafo 2), il Figlio (paragrafo 3), lo Spirito Santo (paragrafo 4). Forse tenendo presenti proprio gli schemi iniziali del documento, quello respinto (Aeterni Unigeniti Patris) e quello modificato (Concilium duce Spiritu).

Ancora cardinale, Ratzinger partecipò ad un Convegno internazionale sull’attuazione del Concilio Ecumenico Vaticano II promosso dal Comitato del Grande Giubileo dell’Anno Duemila. Nell’occasione tenne una relazione, pubblicata sull’Osservatore Romano, dal titolo “L’ecclesiologia della Costituzione Lumen Gentium” (website · mirror pdf). Tra le varie posizioni di Ratzinger, emerge che nel Concilio si assistette ad una saldatura tra chi proponeva di occuparsi della Chiesa e chi invitava a parlare di Dio. E così commenta Ratzinger: “Il Vaticano II voleva chiaramente inserire e subordinare il discorso della Chiesa al discorso di Dio, voleva proporre una ecclesiologia nel senso propriamente teo-logico“.

Perciò dobbiamo riconoscere che nel momento in cui professiamo la fede in Dio Uno e Trino noi ritroviamo inevitabilmente la Chiesa. Chiesa e fede in Dio Uno e Trino sono saldamente legate tra loro. Ciò vuol dire che ogni volta che si va a toccare la Chiesa, questa strana comunità di credenti, si tocca Dio Uno e Trino. “La Chiesa – dice Ratzinger – non esiste per se stessa, ma dovrebbe essere lo strumento di Dio, per radunare gli uomini a lui, per preparare il momento, in cui «Dio sarà tutto in tutto» (1 Cor 15, 28)“. E viceversa: quando ci si accosta a Dio Uno e Trino inevitabilmente si incontra la Chiesa.

Nel professare la fede, i padri conciliari fanno un passaggio fondamentale. Torno a quello che spiegavo ai miei alunni. Sì, dicevo, è vero, gli elementi fondamentali della fede cristiana sono due, ma se ne potrebbe aggiungere un terzo: la salvezza dell’uomo. Perché, in effetti, se in tutto questo bel mistero teo-logico ed ecclesio-logico non mettiamo a fianco, dentro, quella che era esattamente l’intenzione di Dio, cioè che l’uomo lo conoscesse, lo amasse e fosse salvato dal peccato, noi cosa ci staremmo a fare? Gesù si è incarnato, è morto ed è risorto per noi e per la nostra salvezza.

Per questo i padri conciliari ogni volta che parleranno del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo tradurranno la rivelazione di Dio Uno e Trino in un mistero di salvezza, in un sacramento di salvezza. Dio viene compreso nella sua azione a beneficio dell’uomo, secondo il consolidato meccanismo della rivelazione: noi infatti conosciamo Dio, e la Bibbia ci presenta Dio, e Dio si rivela ancora oggi perché salva l’uomo, perché entra in una relazione di salvezza con noi. Non conosciamo o amiamo Dio perché abbiamo visioni mistiche o perché saliamo al settimo cielo, m perché Dio ci salva. Sul tema della salvezza torneremo nei nostri incontri.

Sul secondo paragrafo della Lumen Gentium desidero mettere a fuoco due punti. Il primo punto: in quest’ottica di professione di fede fatta dai padri conciliari su Dio che salva l’uomo, il primo incontro è con Dio Padre Creatore e Divinizzatore dell’uomo. Cito:

L’eterno Padre, con liberissimo e arcano disegno di sapienza e di bontà, creò l’universo; decise di elevare gli uomini alla partecipazione della sua vita divina.

Il Concilio ci presenta un Dio Padre con alcune semplici caratteristiche: non vuole stare da solo, è generativo di vita, non si contenta semplicemente di dare all’esistenza le cose, ma le ama.

Per inciso. Spesso dimentichiamo che Dio sa amare in una maniera sola, ha un solo tipo di amore: ama da Dio con amore divino. Dio ama questa pietra, il marmo con il quale sono fatte le colonne di questa chiesa, perché l’ha creato lui e l’ha creato perché gli ha voluto bene, gli è piaciuto. Quando Dio ha creato questo marmo di cui ignoro il nome ha pensato tra sé: questa pietra mi piace moltissimo, voglio crearla. E gli vuol bene! Continua a mantenerlo nell’esistenza! E nello stesso modo in cui ama questo marmo, ama anche me. Con lo stesso amore, amore divino. Mettendoci uno a fianco all’altro, io e questo marmo, e chiedendoci: chi tra noi due Dio ama di più?, dovremmo rispondere che ama entrambi alla stessa maniera. Dio non ha un più o un meno di amore, Dio ama da Dio.

Però per l’uomo Dio ha avuto un pensiero diverso. Questo marmo non diventerà mai Dio, noi sì. Dio ci ha chiamati a partecipare alla sua stessa vita divina. Questo marmo, per quanto sia amatissimo da Dio e gli sia persino più obbediente di noi, no. Io sì, voi sì.

Secondo punto. I padri sostengono che quando l’uomo si è ribellato a Dio, Dio non si è arreso ma ha messo in moto tutti i meccanismi possibili per salvarlo, guardando distante con il suo sguardo lungo rivolto a Cristo Salvatore. Quindi in questa prima parte di professione di fede dei padri conciliari abbiamo una rivelazione straordinaria: che Dio non fa distinzione tra le persone, non esistono un uomo o una donna da Adamo e da Eva in poi a cui Dio non abbia voluto concedere la sua vita divina. Tutti gli uomini e tutte le donne creati da Adamo ed Eva in poi sono chiamati e chiamate a partecipare alla vita divina di Dio. E se qualcuno non è battezzato? Pure lui. E se qualcuno è addirittura nemico dei cristiani? Pure lui.

Quindi i padri conciliari continuano:

I credenti in Cristo, [Dio] li ha voluti chiamare a formare la santa Chiesa.

Tra tutti questi uomini chiamati alla salvezza, che Dio vuol salvati e divinizzati, alcuni – i cristiani – formano la Chiesa. Su questo ci sarà da aggiungere qualcosa, quando arriveremo a commentare in che modo Lumen Gentium affronta il tema di coloro che non sono nella Chiesa. Intanto in questa professione di fede si arriva ad una conclusione per certi aspetti rivoluzionaria: questa Chiesa alla quale alcuni partecipano credendo in Cristo, manifestata dallo Spirito Santo e che troverà il suo compimento alla fine dei secoli, questa Chiesa è solo una parte della Chiesa universale alla quale parteciperanno tutti i giusti.

Infatti, come si legge nei santi Padri, tutti i giusti, a partire da Adamo, « dal giusto Abele fino all’ultimo eletto », saranno riuniti presso il Padre nella Chiesa universale.

Il desiderio di Dio, dunque, non è che vi siano pochi – o tanti – eletti, e gli altri… affari loro. Una simile rappresentazione di Dio non è quella del Dio cristiano. Il Dio Padre di Gesù Cristo, come professano i padri conciliari nel paragrafo 2 della Lumen Gentium, farà di tutto pur di salvare quell’uomo che ha amato tanto e ha voluto partecipe della sua vita divina. Dio Padre non permette che nessuno vada perduto per mancanza di grazia. Il ruolo della Chiesa, in tale processo, è ancora un po’ da scoprire – siamo solo agli inizi – ma non è certamente quello di giudicare il mondo, di condannare, di tracciare confini tra dentro e fuori, di sentirsi migliore (talvolta potrebbe capitare anche questa tentazione). Tornando al paragrafo 1, il ruolo della Chiesa sarà sempre quello di essere segno e strumento, attingendo alla sua natura sacramentale. Sacramento attraverso cui il Signore mostra agli uomini di ogni tempo e di ogni luogo il suo desiderio nei confronti dell’umanità (l’intima unione fino alla partecipazione alla sua natura divina) e lo realizza per tutti attraverso la Chiesa stessa.

Ringraziamo il Padre perché il Concilio ci ha consegnato questo documento con il quale lo Spirito Santo parla al nostro cuore mostrandoci la volontà di Dio compiuta in Cristo Gesù: la salvezza dell’uomo.