LiBReXIT, 35 anni dopo…
Siamo venuti in possesso di un documento esclusivo, il verbale con il discorso del Presidente della LiBRe (si ricorderà: Libera Bananiana Repubblica, qui NdR) alla Camera Singola della Repubblica riunita in seduta straordinaria.
Lo pubblichiamo integralmente, con qualche aggiustamento redazionale che comunque non altera né forma né contenuto, pur sapendo di contravvenire al nostro consueto stile di riservatezza in considerazione dell’alto valore politico e storico delle parole del Presidente.
Il Comitato di Redazione
Seduta n. 374 di giovedì 8 luglio 2055
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BOBBERTO ŦIKO1
La seduta comincia alle 10,10.
ŦAŦEO NANNABIGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 6 luglio 2055.
(È approvato).
PRESIDENTE. Comunico che tutti i Deputati sono presenti. Comunico inoltre che, come stabilito nella riunione dei Capigruppo, la seduta odierna si svolgerà a porte chiuse. Pertanto dispongo la secretazione del resoconto stenografico e del verbale della seduta odierna a norma degli articoli 22 e 23 del Regolamento della Camera Singola.
Ulteriori comunicazioni all’Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ingresso del Presidente della Repubblica.
PRESIDENTE. Invito l’Assemblea ad alzarsi in piedi per l’ingresso del Presidente della Repubblica.
(Il Presidente della Repubblica, Ferjio Mapparella, fa il suo ingresso in Aula e si dispone alla destra del Presidente della Camera Singola, mentre l’Assemblea applaude a lungo. Quindi il Presidente della Repubblica siede sulla poltrona per lui predisposta. Tutti siedono e il Presidente della Camera Singola prende la parola).
PRESIDENTE. È un grande onore, oltre che un piacere personale, accogliere Lei, Signor Presidente della Libera Bananiana Repubblica, in questa Camera Singola, tempio della democrazia della nostra amata Patria. Come rappresentanti del popolo riconosciamo in Lei il Capo dello Stato che nei difficili anni trascorsi ha saputo mantenere fede al suo ruolo di garante delle istituzioni e di infaticabile promotore della coesione nazionale.
(Applausi).
La sua presenza tra noi oggi è motivo di grande conforto, sia perché rappresenta il riconoscimento del lavoro che la Camera Singola ha svolto in modo puntuale nel rispetto degli impegni costituzionali e internazionali, sia per l’incoraggiamento verso il futuro che ci attendiamo dalla Sua autorevole voce.
(Applausi prolungati).
Nel darLe il benvenuto a nome di tutti i Deputati, ai quali si uniscono certamente i Membri del Governo, desidero fin da ora esprimerLe la nostra più viva gratitudine.
(Applausi scroscianti. Tutti i Deputati in piedi. Il Presidente della Camera Singola stringe la mano del Presidente della Repubblica e dopo i saluti siede nella poltrona presidenziale. Tutti i Deputati siedono. Il Presidente della Repubblica prende la parola).
Discorso del Presidente della Repubblica.
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA. Signor Presidente, Onorevoli Deputati, Signore e Signori del Governo…
(Scoppio di applausi scroscianti. Si levano voci dall’Assemblea: “Bravo”, “Grazie”, “Prego”. Il Presidente della Repubblica fa cenno di calmarsi).
… gli ultimi 35 anni hanno rappresentato per la nostra amata Repubblica una prova di grande sofferenza.
(Profondissimo silenzio in Aula).
Quando nel 2020 il Governo allora presieduto da Mappeo Ŧalbini, imponendo il corso degli sciagurati santiniBond (qui, NdR), si assunse la grave responsabilità di sfidare il Consorzio Internazionale Continentale (CIC), del quale la LiBRe faceva naturalmente parte per legami culturali, storici e geografici, l’economia della Nazione subì il tracollo che portò inevitabilmente alla mai abbastanza deprecata soluzione di uscire dal CIC e dalla sua valuta, il Ŧontìnental: la LiBReXIT, come venne ribattezzata dall’opinione pubblica e dalla stampa, ebbe inizio così, in quel lontano novembre di 35 anni fa.
Il ritorno alla Lira LiBRe, la LiLì, agli inizi del 2021 – evocato quale gesto di riappropriazione della sovranità monetaria e quindi nazionale – non migliorò affatto le condizioni economiche della Nazione. Tutti ricordano le difficoltà di approvvigionamento che ebbero le nostre famiglie, non solo per i generi alimentari di prima necessità, i cui prezzi subivano incrementi a ritmi giornalieri dovendosi peraltro importare pagati in valuta pregiata, ma persino per la scarsità degli stessi medicinali indispensabili alle cure dei nostri bambini.
(Grande commozione in Aula. Singhiozzi, pianti e lamenti tra Deputate e Deputati).
Tra il 2021 e il 2026, mentre l’economia del CIC diventava sempre più forte, il nostro popolo iniziava a conoscere miseria e fame. A nulla valsero i legami che Mappeo Ŧalbini aveva stretto, prima segretamente, poi in modo pubblico e sfacciato, con l’allora Presidente della Bruffia, Gladimir Sputin. Ricorderete…
(Brusio tra i Deputati della maggioranza).
… ricorderete certamente in che modo lo scandalo del tradimento venne messo a tacere dal Governo di allora e come i cittadini non ebbero la forza e il coraggio di reagire alla grave offesa alla sovranità nazionale costituita dalle trattative segrete con una Nazione non alleata e addirittura soggetta a sanzioni internazionali.
Nel frattempo la produzione della BAQ, la proverbiale Banana di Alta Qualità della LiBRe conosciuta e apprezzata in tutto il mondo, subiva una rovinosa contrazione. Fino a quel periodo l’esportazione di BAQ era riuscita a compensare in modo pressoché completo il fabbisogno finanziario dello Stato. Ma il circolo vizioso rappresentato dall’aumento incontrollato dell’inflazione, dalla diminuzione del potere di acquisto della moneta, dalla disoccupazione soprattutto giovanile, dalla concorrenza internazionale agevolata dal basso costo di manodopera aveva depresso in modo irreversibile la coltivazione del frutto. Con il venir meno di buona parte degli introiti in valuta pregiata ricavati dall’esportazione di BAQ le finanze dello Stato non furono più in grado di sopperire nemmeno ai fabbisogni essenziali dei cittadini.
Le riforme costituzionali varate dal Governo negli anni tra il 2025 e il 2030 portarono ad una insana concentrazione di poteri nelle mani di Mappeo Ŧalbini. Egli riuscì ad assicurare al Governo il controllo sulle istituzioni repubblicane: il Parlamento, con la riduzione del numero di Deputati e Senatori e impoverito nelle sue competenze, venne svuotato del suo ruolo legislativo e ridotto a mero strumento di portavoce del Governo; la magistratura perse la sua indipendenza e divenne un’estensione del Ministero della Giustizia; lo Stato venne sottoposto a misure di ordine pubblico sempre più rigide, gestite da Polizia e Militari.
Nel triennio 2030-2032 si assistette al più grande fenomeno di emigrazione di massa che la storia della LiBRe ricordi. Spinti dalle privazioni e dalla compressione delle libertà, interi nuclei familiari lasciarono l’Arcipelago a bordo delle loro povere canoe e si rifugiarono nelle Nazioni vicine: Grancia, Precia, Sfagna, furono le mete verso le quali si diressero i nostri giovani più validi, trovandovi asilo dallo sconvolgimento che attraversava la Nazione. A loro, oggi, va il nostro commosso pensiero: ai nostri concittadini esuli che ormai vivono e lavorano in altri luoghi, a coloro che vi sono nati e non hanno mai conosciuto la Nazione di origine, alle Nazioni che coraggiosamente li hanno accolti e sono riuscite a dare loro un futuro e una speranza.
(Lungo applauso dell’Assemblea).
La rivolta dei parei à pois della fine del 2033; i moti insurrezionali del 2034 (che facevano seguito alla scoperta di gruppi estremisti sostenitori del Governo, armati persino di missili e di armi da guerra); la tragedia della primavera 2035 – il colpo di stato dei militari che deposero Mappeo Ŧalbini e posero fine al suo sventurato governo – trovarono un popolo ormai stremato, ridotto di numero, poco istruito, incline al sospetto, al complotto, all’odio, all’invidia sociale. Cose tutte che i bananiani non erano mai stati, per indole e temperamento.
Non voglio ricordare gli anni bui della giunta militare. Voglio invece richiamare alla vostra mente che nel 2042, quando finalmente sotto l’egida delle Nazioni Unite si riuscirono ad organizzare le prime elezioni libere per la Costituente, della quale fui eletto Presidente…
(Applausi dall’Aula, con esclusione dei banchi dell’opposizione).
… della quale fui eletto Presidente, si rese necessario predisporre un piano di riconciliazione nazionale, anche verso e insieme a quella opposizione alla quale oggi è consentito stare tra i banchi di quest’Aula.
(Ovazione dai banchi della maggioranza).
Al fine di arrivare ad un Governo costituzionale fu indispensabile ricorrere al sostegno degli aiuti internazionali. Solo quattro anni fa, nel 2050, con le elezioni politiche generali, possiamo dire che la Repubblica sia rinata.
(Applausi).
Voi, Onorevoli Deputati, siete seme e frutto di quella rinascita.
(Applausi prolungati).
Avete ricostituito il Parlamento, avete ripreso a legiferare in uno Stato rinnovato dalle sue fondamenta di diritto e di diritti, avete ridato lustro alle istituzioni. Avete soprattutto aiutato il nostro amato popolo bananiano a trovare coraggio, coesione e dignità.
(Il Presidente e tutti i Deputati si alzano in piedi e applaudono a lungo).
Ma il vostro lavoro è appena agli inizi. Sono troppi infatti i problemi che ancora affliggono la Nazione. Primi tra tutti la scarsa produttività e la modesta diversificazione delle attività produttive. Non possiamo affidare il benessere del nostro popolo solo o prevalentemente alla BAQ. La banana non è tutto.
(Mugugni dai banchi dell’opposizione. Voci indistinte gridano: “BA NA NA BA NA NA”).
Lasciatemelo ripetere: la banana non è tutto. Nemmeno in una repubblica bananiana.
Dobbiamo invece incrementare e agevolare il turismo nel nostro Paese, tanto ricco di siti e di tradizioni che attraggono l’interesse dei visitatori, e innescare un circolo virtuoso tale che con il suo indotto sia in grado di dare occupazione e benessere al popolo. Dobbiamo rinnovare e aggiornare la nostra tecnologia e la nostra produzione tecnologica, favorendo uno sviluppo industriale che possa lasciar esprimere il genio bananiano che ovunque nel mondo ci invidiano. Dobbiamo agevolare la costituzione di network imprenditoriali, i quali, senza penalizzare le piccole e le medie imprese, diventino il motore di una economia di larga scala.
Dobbiamo soprattutto ricostruire un solido tessuto di quella credibilità internazionale andata perduta a seguito delle nostre traversie interne. Dobbiamo chiedere di essere riammessi nel CIC.
(Applausi scroscianti).
Dobbiamo rinunciare alla Lilì e tornare ad usare il Ŧontìnental come moneta nazionale.
(Ovazioni. Dai banchi della maggioranza si alzano voci: “Bravo”, “Viva il Ŧontìnental”, “Viva il CIC”).
Voi, Onorevoli Deputati, vi sarete certamente domandati perché ho chiesto al vostro Presidente di potervi incontrare in seduta a porte chiuse.
(Brusio tra i banchi dell’opposizione).
L’ho chiesto perché desideravo e desidero che il messaggio che sto indirizzando alla Camera Singola sia raccolto da voi, Onorevoli Deputati e Membri del Governo, nella vostra duplice veste di rappresentanti del popolo e di figlie e figli di questa Nazione.
Dobbiamo vergognarci. È mio preciso dovere dirvelo: dobbiamo vergognarci.
(Nell’Aula cala il silenzio totale. Il Presidente della Repubblica attende un certo tempo prima di riprendere).
Dobbiamo vergognarci, ve lo ripeto.
(Brusio dai banchi dell’opposizione, dai quali si distingue la voce dell’Onorevole Poponi: “Vergognati tu”. Contestazioni dall’Aula: “Poponi zitta”, “Va’ via, borgatara”).
PRESIDENTE. Collega Poponi… Colleghi… Colleghi Deputati… Silenzio, Colleghi. Vi richiamo all’ordine, Colleghi. E al rispetto verso il Presidente della Repubblica. Non tollererò ulteriori interruzioni.
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA. So che non tutti sarete d’accordo con me ed è il bello della libertà poter esprimere il proprio dissenso anche nei confronti della più alta carica dello Stato, senza correre il rischio di essere censurati o addirittura perseguiti per tale ragione.
Dobbiamo vergognarci, Onorevoli Deputati e Membri del Governo, io per primo. Dobbiamo vergognarci delle nostre illusioni. Mi chiedo come sia stato possibile che persone mediamente intelligenti abbiano potuto credere anche solo per un momento che le evidenti difficoltà nelle quali si dibatteva la nostra amata Repubblica si potessero risolvere come con un tocco di bacchetta magica. Che qualcuno, tra noi, abbia potuto credere che si potessero guadagnare soldi senza faticare e si potesse commerciare senza preoccuparci del mondo nel quale siamo inseriti. Che qualcuno, di retti sentimenti, abbia potuto credere che la guerra, qualsiasi guerra, da quella commerciale a quella armata, fosse bella anche se fa male.
Mi vergogno – io per primo – di non essere stato capace di oppormi con tutte le mie forze al populismo, alla violenza, da verbale divenuta fisica, alla sete di potere, che tanto male ha causato nelle categorie sociali più frustrate non meno che nelle categorie sociali che ne hanno tratto vantaggio. Invito a vergognarci tutti, indistintamente, per aver depresso il merito e aver consentito che persone incapaci – pur ammettendo fossero animate dalle più rette intenzioni – abbiano gestito la res publica senza nessuna competenza per farlo.
Accusatemi pure di moralismo, Onorevoli Deputati e Signore e Signori del Governo, ma non nascondetevi dietro un dito: se voi e chi per voi non aveste adottato atteggiamenti tanto permissivi, se non vi foste trincerati dietro “ma io cosa ci posso fare” o se non aveste sottovalutato colpevolmente il degradare della situazione politica della LiBRe, oggi non saremmo qui a piangere per i morti, per gli esuli, per l’impoverimento e per le tragedie della nostra Nazione.
Tutto ciò vi serva, ci serva da monito: mai più irresponsabilità dei governanti e dei politici, mai più odio e discriminazione, mai più denigrazione dell’avversario politico; mai più ricerca di facile ricchezza e di semplificazioni indebite di questioni complesse, mai più incompetenza, mai più dolorosi, tragici esperimenti politici e sociali.
(Applausi dall’intero emiciclo).
Sono certo che voi volete dare alla vostra azione politica un respiro pieno di speranza per il futuro del nostro Popolo. Me ne rallegro. Perciò, mentre ci vergogniamo insieme per le ragioni che vi ho esposto, vi esorto ad amare la nostra Repubblica. Sono persone, con i loro desideri e con i loro progetti, che chiedono a voi, che chiedono a noi, anzitutto la sicurezza delle radici democratiche sulle quali si fonda la Repubblica. Ci chiedono di non diventare oggetto della sete del potere, di non essere trattati come strumenti per soddisfare le nostre ambizioni. Sono persone da rispettare integralmente, alle quali abbiamo il dovere di rendere possibile e garantire una vita migliore. La nostra amata Libera Bananiana Repubblica deve diventare, grazie agli sforzi congiunti del Popolo e vostri, Onorevoli Deputati e Signore e Signori del Governo, sempre più libera, sempre più bananiana, sempre più repubblica.
Viva la LiBRe! Viva la Repubblica!
(Ovazioni. Tutti in piedi. Applausi prolungati. Voci di cori: “MA PPA RE LLA MA PPA RE LLA”).
PRESIDENTE. Ringraziamo il Presidente Mapparella per le sue parole che ci giungono forti e inattese e ci colpiscono per la loro profondità. Voglio assicurarLe, Signor Presidente, che, per quanto è nelle mie competenze, farò ogni sforzo perché esse trovino accoglienza e realizzazione. Sospendiamo la seduta che riprenderà alle ore 15,00.
1 Come si ricorderà, la lettera Ŧ è la 25ª lettera dell’alfabeto della lingua sami settentrionale e rappresenta la fricativa dentale sorda dal suono del th inglese in parole come thing, thought. Viene normalmente utilizzata anche nell’alfabeto bananiano ed è il simbolo del Ŧontìnental, la valuta corrente del Consorzio Internazionale Continentale.