Il tutto per tornare a casa mia
Può esserci una correlazione tra l’uso abituale e prolungato di stupefacenti e la malattia mentale?
Ho conosciuto FB in Struttura, ormai sono diversi i ricoveri che ha fatto. Sempre agitato, sempre sopra le righe, sempre logorroico. Parla e il suo delirio è florido. Una volta lamenta di essere stato derubato di 30 milioni di euro, un’altra volta insiste nel voler tornare a casa, perché i medici ce l’hanno con lui. Nei suoi deliri è stato poliziotto, agente segreto, astronauta, carabiniere, atleta… sempre il primo, sempre il più bravo.
FB ha fatto uso di stupefacenti per tanti anni, mi ha detto che i soldi glieli procurava la famiglia, che ormai ha smesso da una decina di anni. Ma questo non è sicuro. Che non capisce perché lo spostino da una struttura ad un’altra. Così recentemente mi fa: “Don Ugo, mi aiuti lei. Voglio tornare a casa mia“.
E mi mette in mano un foglio scritto al computer fitto fitto, datato e firmato e indirizzato al “Garante personale delle persone detenute o private della libertà personale“. Mi dice che lo ha dettato ad un Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica e vuole farlo conoscere perché qualcuno lo aiuti a tornare a casa. “Però togli il mio nome“, aggiunge.
FB, un omone sconclusionato e tenuto insieme dagli psicofarmaci, mi fa tenerezza. A volte mi chiedo in che modo posso far sì che la dignità umana di persone come FB sia protetta, sia rispettata.
Forse, come sua volontà, anche rendere pubblica la sua corrispondenza – “il tutto per tornare a casa mia” – è riconoscere la dignità di FB, che ha diritto di essere ascoltato, come tutti.
Roma, 08/10/2019
AL GARANTE PERSONALE DELLE PERSONE DETENUTE O PRIVATE DELLA LIBERTÀ PERSONALE
Io sottoscritto FB, nato a ***** il **/**/1964, notifico che negli anni 2000-2005 sono stato interrogato da una commissione medica psichiatrica e da un procuratore distrettuale delle forze dell’ordine. Me medesimo doveva adempire ad un programma di comunità coatta per 5 anni ma ora si sono prolungati e ad aprile 2020 ne faccio 11, per un piccolo incendio riguardante vestiti e sostanze stupefacenti (ovvero cocaina) e psicofarmaci avvenutosi nella mia casa nel quartiere ***** di Roma in ***** ***** 24.
Me medesimo ero un agente di polizia di stato che quando entrai a far domanda per entrare nel corpo della polizia di stato a ritirare arma e tesserino perché già sapevo dove andare a cercare sostanze stupefacenti, soldi riciclati dalla mafia, lo stesso era anche un legionario straniero e soldato dell’esercito italiano arruolato a 14 anni e corazziere dei carabinieri della repubblica italiana.
La droga mi era stata portata a casa da due disk jokey del Diva futura, locale notturno di Via Sardegna, che usavano questa merce. Io stesso ho lavorato come agente di polizia di stato in borghese due anni in questo locale come disk jokey, io non facevo altro che annotare il fatto: gli psicofarmaci venivano spacciati da un infermiere del policlinico San Giovanni in Laterano. Lo stesso in questione scendeva anche in camice per la strada adiacente all’ospedale a spacciare la merce.
Me medesimo si giustifica che doveva dar fuoco a questa merce perché aveva a casa i cani antidroga di mio padre, allora questore della polizia di stato. Diedi fuoco solamente ai vestiti e agli stessi stupefacenti, cocaina e psicofarmaci. Le indagini portarono all’arresto dell’infermiere. La zona in questione da me individuata era via Veneto come i locali Diva futura, 1001, Dolce vita, ciga ciga boom, paris, dove venivano serviti vassoi di cocaina a tutte le ballerine di lap dance spogliarelliste. Lo stesso locale paris fu chiuso per questo motivo.
Me medesimo si arruolò nella legione straniera a 18 anni e mezzo e a 13-14 anni nell’esercito italiano scoprendo allora negli anni ’80 – ’90 in un garage di Monteverde persone che trapanavano il cervelletto dei quindicenni e trentenni usanti droga come cocaina per farli diventare pusher. Quando ebbi l’incarico da parte della legione straniera per controllare gli stessi che non si drogassero o ubriacassero o molestassero qualcuno/a, mi avevano dato l’incarico di controllare i locali di via veneto negli anni 90-2000 “veleno”, “notorius”, Jakie-ò, lo stesso conosceva bene gestori, proprietari e frequentatori di questi locali notturni, di via veneto, piper, piazza euclide muchmore. Quando avevo 15 anni io stesso facevo il dj in questi locali come copertura, all’epoca si spacciava cocaina e fumo.
Quando fui arruolato come agente di polizia di stato la commissione mi coprì le spalle sempre e avevo trovato lavoro di dj a via veneto diva futura venivo a conoscenza che in cambio di cd o tapes ti davano o soldi o cocaina. Quando finivo dentro gli SPDC (servizio psichiatrico diagnosi e cura) come il Pertini, San Filippo Neri, Forlanini, Sant’Andrea (si tratta di quattro ospedali romani, NdR) per disintossicarmi dall’hashish, non ho mai fatto uso di cocaina, raggirando le persone in quantità modica, sono stato campione olimpionico di nuoto, sci e ginnastica artistica, in questi ricoveri quando venivano a prendermi a casa le forze dell’ordine (carabinieri, polizia di stato, guardia di finanza, celerino), riconobbi un celerino che venne a casa mia a prelevarmi e portarmi in SPDC che spacciava cocaina a Diva Futura o meglio dire cheramina (ketamina, NdR), sostanza stupefacente con gli stessi effetti della cocaina che si usa dare ai cavalli quando si infortunano. Lo stesso celerino abitava con il padre venezuelano a Tor di Valle, anche lui arrestato.
Tutto il 2009 l’ho trascorso dentro il Sant’Andrea e nel 2010 partii per una comunità in Umbria terapeutica per drogati. In questa comunità trascorsi 6 anni e 4 mesi. Ad aprile il diacono mi disse che sarei stato libero, il giorno dopo venne arrestato per intervento dei carabinieri del Ros di Petrignano dell’Umbria e mi dissero che io non accusando i metodi del diacono per cui fu esonerato dall’incarico di dirigere la comunità, i carabinieri del ros mi chiesero se volevo denunciarlo, io non l’ho denunciato e gli stessi mi dissero che ero libero, ma io preferii vedere la fine di questa comunità.
In totale sono trascorsi 11 anni, lo stesso dichiara che sono stato sempre in case di cura e comunità in accordo del mio tutore. Non ho mai rifiutato le cure.
Il tutto per tornare in casa mia.