Di virus, di Chiesa e dintorni

Qualcuno ha detto che è stata necessaria una pandemia perché si tornasse a parlare di Chiesa e di ecclesiologia.

Non si può negare che vi sia in atto un dibattito distorto a causa di chi è alla ricerca di colpe e di colpevoli, oppure per chi desidera a tutti i costi leggere negli eventi naturali segni della volontà divina, come anche a motivo dell’ingerenza di una politica malata e di aberranti posizioni di stampo tradizionalista.

Si sono messe in evidenza alcune ambiguità ecclesiali: celebrare nonostante i divieti, rispolverare pratiche medievali, pregare a favore di telecamera, cercare adesioni sul web.

È apparso anche il buono. Il Papa ha richiamato l’attenzione sui poveri e sulla creatività ecclesiale; la CEI ha investito più risorse sulle persone che sul mattone; la Caritas ha potenziato collaborazioni con enti religiosi, pubblici e privati.

Non mancano però alcune questioni aperte sulle quali vale la pena soffermarsi per porre le basi di un rinnovamento ecclesiale che la pandemia ha impietosamente dimostrato urgente.

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Di virus, di Chiesa e dintorni

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