Trilogia 1. L’inizio della fine

Questo #thread per la serie #PsychiatricStories fa parte di una trilogia. Gli altri due thread compariranno nei prossimi giorni.

Qui la raccolta di tutte le storie, dove troverete i video in tutta la loro lunghezza

https://www.ugoquinzi.it/category/cultura/scienza/psicologia/psychiatricstories

(1) Oggi, 11 luglio, è un giorno importante. Non solo perché nel 1930 Giovanni Bassanesi pilotò l’aereo con cui insieme a Gioacchino Dolci lanciarono su Milano 150.000 volantini antifascisti.

Ma soprattutto perché questo giorno segna l’inizio della fine dei manicomi in Italia.

(2) 11 luglio 1974. Ore 21:30.

Il giudice Rodolfo Venditti legge la sentenza: “Il Tribunale… dichiara Coda Giorgio responsabile del reato ascrittogli limitatamente ai fatti relativi all’Ospedale psichiatrico di Collegno e lo condanna alla pena di anni cinque di reclusione“.

(3) “Il giudice ha ribadito che l’uomo non può trasformarsi in numero” titola @LaStampa del 14/7/1974. Forse meno di numero se, stando a un infermiere, Coda s’era fatto portare un paziente che nemmeno conosceva per punirlo con un elettromassaggio: “Portami su quello che canta“.

(4) Ma Giorgio Coda non è un criminale né un maniaco. È psichiatra e docente universitario. Stimato, rispettato, ricercato dalla gente che conta. Primario, Vicedirettore, Direttore. All’Ospedale Psichiatrico di Torino e a Villa Azzurra a Grugliasco. Qui rimarrà fino all’8/1/68.

(5) Lo chiameranno “Pinochet dei manicomi”, “elettricista di Collegno“. Ma i guai del prof. Coda inizieranno da Villa Azzurra. La storia di Villa Azzurra merita un thread a parte, il secondo della trilogia.

Villa Azzurra è un Centro psicopedagogico per bambini. Sì, bambini.

(6) Nell’agosto 1967 ci arriva Albertino. Un bambino di 9 anni. Normale e vivace. Ha due sfortune (una famiglia biologica inesistente e l’aver ingoiato una biglia di vetro) che gli faranno incrociare Villa Azzurra e Coda.

L’Assistente Sociale si accorge che qualcosa non va.

(7) Fa un rapporto al Tribunale per i Minorenni. Il bambino era trattato con farmaci pesanti, tentando di scappare era stato legato a letto anche per quattro giorni consecutivi, era stato testimone di “incontri di boxe” tra bambini organizzati dal Coda. Iniziano le indagini.

(8) Il 4/4/68 Albertino Bonvicini lascia Villa Azzurra. Trova una nuova famiglia che lo accoglie, ma la sua vita resta segnata. Fugge, fugge, fugge sempre; incontra la droga, l’AIDS, di cui morirà nel 1991. Nel 1988 incontra pure @ferrarailgrasso, che lo ricorda come un angelo.

(9) Alla storia di Albertino @CapozzoliMirko ha dedicato un libro, tratto dai diari in carcere, e un documentario. Molte clip di questo thread fanno parte del film di Mirko. “Fate la storia senza di me” ha la prefazione di Alberto Papuzzi, l’autore del testo su Coda.

Grazie!

(10) A Villa Azzurra vengono accertati fatti orribili per i quali Coda viene incriminato il 7/9/70, ma subito amnistiato per via del DPR n. 238 del 22/5/1970.

Intanto però si è sollevato un velo sulla condizione nei manicomi italiani. In particolare nell’Ospedale di Collegno.

(11) Già nel 1912 il Manicomio di Collegno era stato teatro di una rivolta clamorosa.

50 anni dopo, il Coda. Le sue cure si basano su elettricità e paura. Distingueva tra elettroshock alla testa ed elettromassaggi ai genitali. Dal dolore i pazienti urlavano e si contorcevano.

(12) Gli elettroshock infatti erano eseguiti a basso voltaggio, per non far perdere conoscenza al paziente. Al solo vedere la macchinetta di legno i pazienti supplicavano il Coda di risparmiarli. Coda li praticava in pubblico, alla mattina alle 9, perché tutti assistessero.

(13) I suoi pazienti preferiti erano gli alcolisti. “Ho assistito a elettromassaggi su altri pazienti – dice un alcolista -. Il Coda diceva: «Bevi ancora il cognac? Bevi ancora la grappa?»… Lo vidi applicare anche ai bambini nelle parti genitali. Era una cosa terribile“.

(14) Ma non disdegnava neanche omosessuali e masturbatori. “A domanda risponde: «L’omosessualità è una malattia che abbisogna di cure… La masturbazione nello schizofrenico è una malattia che abbisogna di terapia»“.

Nel processo il Giudice Venditti avrà le lacrime agli occhi.

(15) Coda ammise di aver praticato oltre 5000 tra elettroshock alla testa ed elettromassaggi ai genitali.

Il Pubblico Ministero che aveva avviato l’indagine nel frattempo è morto. Chi prende il suo posto, nelle sue conclusioni, in 15 minuti chiede l’assoluzione dell’imputato.

(16) Letta la sentenza di condanna, dal fondo dell’aula “un grido rauco: «Piemme missino!»“.

Chissà, forse il PM condivideva le simpatie di Coda, che da ventenne fu repubblichino di Salò.

Ma i “matti” hanno vinto: stavolta non sono bastate le simpatie per un infausto regime!

(17) Coda è l’unico psichiatra ad essere stato condannato per i suoi abusi.

In secondo grado sarà assolto: era stato Giudice onorario del Tribunale di Torino, non poteva essere giudicato dallo stesso Tribunale. Poi la prescrizione. Non sconterà nemmeno un giorno di carcere.

(18) Il dott. Giorgio Coda continuerà ad esercitare privatamente come medico.

Nel 1977 un commando delle “Squadre Armate Proletarie” lo incatena ad un termosifone, come lui faceva con i suoi pazienti, gli fa una “processo” farsa e gli spara sulle spalle e al ginocchio.

(19) Le indagini portano ad incriminare nel 1981 pure Albertino Bonvicini, sì, la piccola vittima del Coda di qualche anno prima. Ma Bonvicini non c’entra nulla. L’11/9 scriverà: “Oggi ho ricevuto il libro di Papuzzi… Si parla anche di me… Sono molto contento di tutto ciò“.

(20) Ormai però l’opinione pubblica è scossa, ha visto quel che non si voleva vedere. Un’Italia bigotta, paternalista, “conservatrice” (come dice il Giudice Venditti) prende coscienza del male commesso nei manicomi.

La strada per la legge Basaglia è definitivamente aperta.


Potete leggere la storia di Giorgio Coda anche su Twitter, seguendo il #thread.