Zibaldone della settimana – 09
Capitale? Sì, ma…
È così difficile dire le cose come stanno? Basta prendere i mezzi pubblici con una certa frequenza per farsi un’idea di Roma.
Non sono a conoscenza di sondaggi per conoscere il gradimento degli utenti dei mezzi pubblici romani o per individuare le aree di criticità del servizio. Ma non penso di sbagliare molto nel dire che nessun utente (romano e non romano) possa essere soddisfatto della municipalizzata del trasporto pubblico.
Si tratta di un’Azienda fallita. Per carità, biglietti e abbonamenti (per chi li paga… a buon intenditor…) sono a prezzi popolari. Ma abbiamo a che fare con un’Azienda che ha un primato mondiale di disservizi, strutture obsolete e fatiscenti, mezzi in stato di manutenzione penoso, personale viaggiante spesso scortese, carnai umani in vetture sporche.
Ok, accettiamo uno standard così mediocre e insoddisfacente come corrispettivo di un biglietto tanto modico; del resto fino ad oggi solo l’intervento finanziario pubblico ha salvato l’Azienda dal fallimento. E non trascuriamo che Mamma Roma ha sempre provveduto ai suoi figli più bisognosi con un’assunzione in ATAC o in AMA.
Però allora non raccontiamocela, dobbiamo essere onesti: Roma è Capitale sì, è l’Urbe, è la Città eterna. Ma lo è come una nobile decaduta e povera, magniloquente del suo passato ma col futuro dei suoi figli pignorato e al presente costretta a vivere da stracciona.
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Il Disagio dell’ecologista salverà veramente il mondo?
Esiste un’emergenza climatica. Esiste un’emergenza ecologica. Credo nessuno più ignori di fatto il problema.
Si svolgono di continuo manifestazioni per chiedere soluzioni. I Governi stanno valutando importanti passi da compiere per la transizione a un modello sociale, di produzione e di consumo, più rispettoso dell’ambiente. Strada lunga e non facile.
Contemporaneamente sembra stia emergendo un nuovo tipo di disagio sociale: il Disagio dell’ecologista.
Il tipico esponente è un soggetto di non più di 40 anni, che fin da piccolo ha sentito parlare di buco dell’ozono, di cambiamenti climatici, di raccolta differenziata, di inquinamento atmosferico, di polveri sottili, di piombo tetraetile, di isole di plastica e di CO2. Cresciuto con l’incubo ambientale, sente ormai prossimo il baratro. Si accorge di essere solo o con pochi amici sensibili quanto lui, mentre sospetta che i potenti cospirino per ragioni di potere e di denaro, che i media coprano le reali condizioni planetarie, dimentichino gli scienziati e facciano il gioco dei Governi e che la gente, ignara di tutto, vada in qualche modo informata dell’imminente catastrofe.
In preda ad un crescente disagio, l’ecologista sceglie per il bene di tutti di commettere gesti estremi che aprano gli occhi del popolo.
Naturalmente in un discorso irrazionale, confuso, senza un vero filo logico, se non il bisogno compulsivo di allarmare per l’imminente catastrofe, vera o presunta.
Come dice un mio amico, certi soggetti, autocentrati in maniera molto radicale, hanno la tendenza a riunirsi in piccoli gruppi settari con un compito speciale: salvare il mondo dai pericoli. Di solito seguono un guru, o si creano un guru da seguire, che solo lui sa come fare. Non è necessaria alcuna empatia, anzi la sofferenza altrui è il segnale che loro e le loro idee esistono. Qualunque soluzione alternativa, qualunque dialettica è rifiutata.
No, il Disagio dell’ecologista non salverà il mondo. Nessun disagio ha mai salvato nulla. Anzi, ha creato solo problemi agli altri. E questo è un’altra conseguenza del degrado ambientale.