La mia vocazione. È arrivato il tempo di viverla.

Nei primi tempi da seminarista mi invitavano spesso a parlare della mia vocazione a gruppi di giovani.

Tutto baldanzoso raccontavo la mia storia, l’incontro con la malattia mentale e la tossicodipendenza dei miei amici, la delusione del percorso accademico che avevo scelto, i rapporti altalenanti con le ragazze.

Tutte cose che mi avrebbero fatto scoprire la mia vera vocazione.

Gradualmente mi resi conto che più le raccontavo più queste cose mi sembravano distanti.

Finché un giorno… Ero a Perugia, a trovare il mio padre spirituale, da poco ero diventato diacono. Padre Enzo mi aveva organizzato un incontro con un gruppo di giovani da un parroco suo amico. Ero in piedi sul bus e mi ripetevo cosa avrei raccontato a quei ragazzi.

Non so cosa sia successo. D’un tratto compresi che le esperienze che raccontavo sempre più stancamente avrebbero avuto lo stesso effetto se fossi diventato medico o astronauta o cuoco o palombaro o minatore o surfista. Fu come se la mia memoria si arrotolasse per tornare sempre più indietro. E tornai lì, al momento del concepimento.

Sì, io sono prete da lì, dal grembo di mia madre, sono prete da prima di diventar prete, sono prete da sempre! Era scritto nel mio DNA!

Noi esseri umani non “abbiamo” una vocazione, noi “siamo” una vocazione. Ciascuno di noi è chiamato alla vita e sviluppa quello che trova scritto nel suo DNA biologico e nel suo DNA spirituale.

La libertà è non opporsi a questo sviluppo, non frapporre ostacoli, non lasciar prevalere forze seduttive, circostanze negative o impedimenti. Anzi, la vera libertà è assumere responsabilmente i doveri che derivano dall’essere vivi e intelligenti e capaci di amore e di tradurli e di attuarli creativamente con la propria vocazione nelle circostanze concrete della vita. Quante persone vivono amareggiate e frustrate per aver fallito la loro vocazione inseguendo illusioni!

Io sono stato fortunato (o è stata la divina Provvidenza…) a rendermi conto in fretta che tra le cose che la vita mi stava offrendo alcune non rispondevano alla mia vocazione, al mio DNA spirituale.

Compresi tutto ciò sul bus e così dissi a quei giovani perugini. Non la ricordo come una comunicazione di successo, fu accolta anzi piuttosto freddamente.

Fu l’ultima volta che parlai della mia vocazione, pensai che non sarebbe stato più necessario, è arrivato il tempo di viverla.