Zibaldone della settimana – 20

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Dove stavate?

Ciao bello

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Dove stavate?

Il 20 novembre il Cardinal Reina, nuovo vice del Papa per la Diocesi di Roma, ha incontrato i parlamentari eletti nei collegi della Capitale.

Ha parlato loro della necessità di collaborare per risolvere alcuni gravi problemi di Roma.

Michela Di Biase ha ricordato che le parole del Papa durante il convegno del 25 ottobre “sono arrivate come uno schiaffo in faccia a chi ha a cuore questa città”.

Marianna Madia ha auspicato un “mosaico” per applicare leggi, per ottenere maggiori risorse e per mettere a fuoco e diffondere “buone pratiche” per la città.

Maria Elena Boschi vuole ulteriori incontri anche con gli altri livelli di governo del territorio.

Paolo Ciani è stato contento del riunirsi, riflettere e dirsi cosa si potrebbe fare di più.

Lavinia Mennuni ha evidenziato il ruolo fondamentale delle associazioni cattoliche e ha dichiarato di essere pronta perché a Roma la situazione è critica.

Andrea Casu ha detto: “Se prendiamo iniziative insieme possiamo fare solo il bene di questa città”.

Roberto Morassut dice, in sintesi, che bisogna fare sintesi.

Fonte: RomaSette

Comprendo imbarazzo e impreparazione. E sintesi giornalistica.

Alcune cose poteva dirle pure uno studente delle medie per quanto sono ovvie. Tutto è sovrastato dall’inerzia degli eletti, dai loro battibecchi e  dai loro interessi di bottega.

Sembrano cadere dal pero. Dove stavate? Dove siete stati finora?

La mossa di Reina ha senz’altro valenza “politica” (cura della polis) e non passerà inosservata.

Ancora una volta tocca alla Chiesa fare il suo mestiere: richiamare all’unità, al bene comune, alla collaborazione disinteressata, ad una “politica etica” e non distratta.

Un segnale che qualcosa finalmente si muove nell’immobilismo dell’Amministrazione degli ultimi anni.

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Ciao bello

A Roma siamo generosi. È risaputo.

Prendiamo come esempio i saluti. C’è una ritualità creativa che rende unici i saluti dei romani.

Tra maschi càpita di frequente sentire “Ciao, bello!“. Si tratta di un saluto che non implica nessun retropensiero di carattere sessuale. Se un uomo salutasse una donna con “Ciao, bella!” allora si potrebbe sospettare qualcosa. E non sarebbe ancora detto. Ma non necessariamente tra maschi.

La declinazione al femminile, per quanto meno usata, non è rara. In taluni casi anzi è appropriata.

Il saluto più in voga di recente, soprattutto tra le giovani generazioni, “Bella, rega’!“, è sicuramente neutro. Anche se di genere grammaticale femminile si tratta semplicemente di un saluto connotato da un implicito augurio: bella vita, bella giornata, eccetera.

Ciao, bello!” non ha nessun rapporto con l’estetica in generale. Vi girate e vi accorgete che un signore di mezza età stava salutando un altro signore di mezza età, calvo, con la pancia e senza denti che persino la madre, quando lo partorì, si vergognava di dire “mio figlio” e diceva “il bambino“. Come se fosse capitato lì per caso, figlio di nessuno. Insomma, nemmeno la madre del proverbiale scarrafone lo avrebbe detto bello.

Ma per l’amico romano “Ciao, bello!” è un saluto sentito. Al punto che, salutando, non si limita a salutare l’insieme del soggetto. Può persino evidenziarne un dettaglio, quel dettaglio che rende l’amico ancora più speciale. L’amico è calvo? Allora “Ciao, belli capelli!“. C’ha la pancia? “Ciao, bella panza!“. È sdentato? “Ciao, bel sorriso!“.

E così via. Tra il buonumore di tutti.

Il romano non vuole fare assolutamente body shaming con i suoi saluti. Che infatti possono estendersi anche a comportamenti della persona e a episodi della vita. Il tuo amico si è comportato male nei tuoi confronti? “Ciao, bello stronzo!“. Oppure ha ricevuto una multa o una truffa? “Ciao, bel coglione!“. E se ha avuto qualche problema in famiglia che si è risaputo in giro (e solo in questo caso): “Ciao, bel cornuto!“.

Un romano di solito non si rivolge ad una persona sconosciuta dicendogli “bello“. Quel saluto è riservato agli amici.

Talora, caduto il “ciao“, in forma esclamativa può diventare una minaccia per uno sconosciuto: “aaaaaahhh bello!“. E più si allunga la “a” iniziale, con una intonazione del tutto tipica, più la minaccia si fa seria.

La forma esclamativa, però, detta dall’amico di mezza età, calvo, con la pancia e senza denti, è senz’altro la pacifica risposta al saluto:”Ciao, bello!“. “aaaaahhh bello!“.

Ogni espressione romana, anche la più innocente, contiene tuttavia un senso ironico, a volte feroce. È il caso di chi voglia far pesare alla controparte una relazione che finisce o una sconfitta sportiva, lavorativa, politica. In questo caso “Ciao, bello!” non richiede ulteriori specificazioni e può essere ripetuto a volontà contro ogni obiezione: “Ma io ti voglio ancora bene!“. “Ciao, bello!“. “È stata colpa dell’arbitro!“. “Ciao, bello!“. “Ho sbagliato ma non merito il licenziamento!“. “Ciao, bello!“. E se un politico non venisse rieletto: “Ciao, bello!“.

Resta un ultimo significato attribuibile a “Ciao, bello!“.

Ciao, bello!“, anche con gli sconosciuti, può assumere senz’altro un valore polemico. Supponiamo che un tizio sia un po’ troppo vanitoso, o esageri nei suoi racconti, o sia insopportabilmente grossolano. Dopo aver parlato o, più facilmente, interrompendo la frase supponiamo si senta dire “Ciao, bello!” magari accompagnato da un gesto più o meno esplicito della mano. Se il tizio è perspicace coglierà immediatamente il disappunto della controparte e si adeguerà di conseguenza.

La stragrande maggioranza dei soggetti vanitosi, esagerati e grossolani sono purtroppo naturalmente poco perspicaci e tendenzialmente immuni dal cogliere i messaggi di disappunto che giungono loro.

Volete che ve lo dimostri? Prendiamo come esempio il Sindaco…