Il solista delle parallele, ovvero degli utili idioti

Nel corso della mia non più breve attività ho conosciuto un distinto professionista il quale, quando entrammo in confidenza, mi rivelò la sua passione.

Mi invitò a casa sua. Mi fece accomodare in una stanza che percepii come enorme. La quasi totalità della stanza era occupata da un grandioso e complesso plastico ferroviario. Decine di modellini di treni fermi sui binari, che attraversavano ponti, monti, paesi, stazioni. Passaggi a livello, strade, linee di tram (mi corresse quando gli chiesi perché quei treni fossero diversi).

Diede la corrente e tutto iniziò a funzionare. Un meccanismo perfetto che lui guardava con occhi trasognati: “Da bambino obbligavo mio padre a portarmi alla stazione per vedere i treni“.

Apprezzai il suo lavoro certosino. Mi colpirono tre cose: la solitudine con cui coltivava il suo hobby come rifugio in un mondo fantastico (la moglie mi disse che quando si chiudeva nella stanza indossava anche un cappello da ferroviere), l’assoluta assenza di viaggiatori (non servono ai treni, mi disse, sono i treni che servono a loro) e l’intreccio ossessivo dei binari sempre paralleli tra loro.

A quel distinto professionista con l’hobby del modellismo ferroviario non avrei mai lasciato decidere o proporre qualcosa sul trasporto pubblico. Grande rispetto per la sua abilità e per le conoscenze sviluppate. Ma scarsa fiducia in qualcuno che si potrebbe definire, prendendo in prestito la boutade dall’indimenticabile Peter Sellers, il solista delle parallele.

La passione per certi mezzi e lo studio dell’ingegneria non fanno diventare automaticamente esperti dell’umanità che aspira ad essere trasportata. Anzi, in taluni casi, come in quello di chi si fa un feticcio di certe soluzioni (e oggi il mercato ne offre svariate), i paladini dei motori o dei pantografi o delle batterie o delle gallerie diventano i più spietati nemici degli Utenti.

Perciò nel sistema di pesi e contrappesi della vita pubblica i decisori sono i politici e gli amministratori, non i singoli Cittadini pur con il loro bagaglio di competenza e di esperienza. Certo, in un mondo ideale dove a prevalere fosse il bene comune i decisori terrebbero in debita considerazione le esigenze di tutti. Siamo consapevoli che nel mondo reale, invece, le cose non funzionano così. Interessi partitici si intrecciano ad interessi economici, azioni di lobbing puntano a far prevalere ora l’uno ora l’altro dei molteplici gruppi portatori di interessi specifici e non è raro che i decisori politici scelgano di lasciarsi appoggiare dai menzionati paladini i quali finiscono per diventare i loro utili idioti.

L’esempio più recente ce lo offre Roma. La Capitale si è impaccata di soldi tra PNRR, Giubileo e fondi vari e ha potuto fare qualche opera di manutenzione e qualche innovazione. Ovviamente (ri-)suscitando appetiti di ogni genere. Trascuriamo gli utili idioti dell’Amministrazione. Ce ne saranno sempre, bisogna accettarli per quello che sono, si deve cercare di limitare i danni ma non sono loro a destare preoccupazioni.

Prendiamo come esempio due grandi progetti di trasporto pubblico: la tranvia Termini-Vaticano-Aurelio (TVA) e la tranvia Termini-Tor Vergata (TTV).

Rendering della TVA – fonte: Roma Servizi per la Mobilità

La TVA ha seguito un iter apparentemente normale, c’è stata persino una consultazione cittadina. Addirittura l’Osservatorio del PNRR e del Giubileo dava la prima tratta, quella Termini-Vaticano, pronta per il Giubileo 2025 (link | pdf). Salvo che poi la Soprintendenza ha imposto un vincolo su Via Nazionale, dove sarebbe dovuto passare il tram, e restano in sospeso alcune questioni non secondarie sollevate dal Ministero circa eventuali conflitti con la costruenda MetroC e circa ulteriori perplessità tecniche. Risultato: i lavori di realizzazione della prima tratta fermi, si dovrebbe iniziare dalla parte dell’Aurelio arrivando a San Pietro, poi si vedrà. Sarebbe il ramo della tranvia meno importante e, a detta pure del Progetto di Fattibilità Tecnico Economico (PFTE), meno utilizzato.

Nel frattempo sono stati consegnati i bus elettrici acquistati da Roma Capitale che faranno servizio sulle linee 64, 46, 51, H, 62 e 75 che attraversano Via Nazionale e Corso Vittorio, coprendo così buona parte del percorso previsto per la TVA (link | pdf). L’utilizzo dei bus elettrici al posto dei tram era stato preso in considerazione nel terzo scenario dell’analisi delle alternative del PFTE.

In realtà la differenza di punteggio tra il primo scenario (35 punti) e il terzo scenario (32 punti) è talmente ridotta da far dubitare della bontà di alcune valutazioni che varrebbe la pena rileggere con attenzione. Di fatto l’arrivo e la messa in servizio dei bus elettrici a costi enormemente inferiori, con capacità di trasporto quasi comparabile al tram, con tempi di operatività e di manutenzione decisamente inferiori, con impatto sulla viabilità e sulla vivibilità ambientale trascurabile, senza grandi vincoli di strutture (armamento e linea aerea) convincerebbe chiunque. Ma sono stati scartati dal PFTE perché – traduco dal tecnichese – scarsamente turistici rispetto ai tram.

È facile osservare che se si fosse adottata subito questa soluzione non solo si sarebbe risparmiato (molto) denaro dei contribuenti, ma si sarebbe raggiunto lo scopo di snellire in tempi ragionevoli il traffico veicolare privato e di rendere più efficiente il trasporto pubblico anche in previsione del Giubileo. Dimostrazione che decisori miopi, paladini idelogizzati e utili idioti possono non rendere agli Utenti il servizio migliore.

Rendering della TTV – fonte: Roma Servizi per la Mobilità

L’iter di approvazione della TTV, che tempo fa alcuni siti rilanciando acriticamente le imbeccate dell’Amministrazione davano pronta per il Giubileo, sta conoscendo una battuta di arresto dovuta essenzialmente alle criticità emerse durante la conferenza dei servizi. In realtà sono state numerose le obiezioni (e le proposte) giunte da soggetti diversi. Metrovia ha proposto un diverso approccio alla vision globale della tranvia: “il peggio è nemico del bene”. Alcuni rappresentanti della cittadinanza hanno individuato criticità nel percorso. Il Rettore di Tor Vergata ha dato parere negativo a causa di severe problematiche sollevate in conferenza dei servizi. Per tali ragioni molto opportunamente il Comune ha deciso di ritirare il progetto al fine di sottoporlo a revisione.

Non è una novità o una eccezione. Lo si fa con tutti i progetti. Il miglioramento avviene attraverso uno sforzo di composizione di punti di osservazione diversi. Ma è stato Mercurio Viaggiatore, uno dei più noti e ascoltati esperti di trasporto pubblico, a mettere lucidamente in evidenza il vero problema, la filosofia sbagliata sottesa a questo progetto come ad altri di Roma: spendere rapidamente la montagna di finanziamenti per non perdere i soldi, a costo persino di scelte poco ponderate (link | ascolta).

Ancora una volta decisori miopi, paladini ideologizzati e utili idioti si sono dovuti confrontare con la realtà, fatta di progetti migliori e di buonsenso ma soprattutto del vero scopo del trasporto pubblico: un servizio per l’utenza e non un modo di realizzare il proprio modellino fantastico o di spendere soldi perché ci sono.

In questo senso si deve comprendere il ruolo di qualsiasi Ente si proponga di tutelare gli Utenti e di promuovere un reale “servizio pubblico“. Un ruolo il quale impone anzitutto di considerare se e in che misura le azioni dei decisori stiano soddisfacendo i bisogni di mobilità dei Cittadini. Impossibile, quindi, al momento promuovere gli sforzi non sempre convincenti di una Amministrazione che sembra annaspare nella (im-)mobilità romana, per via dell’assenza di risultati apprezzabili nel breve-medio periodo che rendano appetibile il trasporto pubblico rispetto a quello privato e riescano ad andare incontro alle esigenze anzitutto di residenti e pendolari. Condannando così nel lungo periodo alla disaffezione degli Utenti un servizio che sarà sempre più considerato inutile e di scarsa qualità.