La legge Mosca
Oggi ho saputo che esiste una legge dai risvolti sorprendenti. Si chiama “Legge Mosca”, dal nome del suo relatore deputato socialista e prima ancora dirigente della CGIL.
Dopo aver sentito quello che ho sentito oggi, mi sono informato meglio. Tutto vero.
Andiamo con ordine.
La legge fu votata per “sanare” (come si usa in Italia) la condizione contributiva di qualche centinaio di persone – così si pensava allora – che nell’immediato secondo dopoguerra avevano lavorato per sindacati o partiti politici senza che venissero versati per loro i contributi pensionistici. Vabbè, situazione per certi versi comprensibile. Periodo tumultuoso. Povertà. Grandi ideali di democrazia insieme a tanta confusione. Perfettamente accettabile che qualcuno si fosse dimenticato della pensione di “qualche centinaio” di persone.
Per ottenere una pensione, minima certo, bastava la semplice dichiarazione del rappresentante nazionale del sindacato o del partito e si potevano riscattare interi decenni di “attività” a partire dagli anni ’50 del secolo scorso al solo costo dei contributi figurativi.
La legge, entrata in vigore nel 1974, è stata prorogata fino al 1980 con il risultato (tutto di italico stampo) che da poche centinaia di persone si è finiti per attribuire oltre 40.000 pensioni. Alcune ancora godute alla data odierna.
Il racconto di oggi è stato fantastico. Questa persona, di origine campana, militante di un partitino piccolo ma di quelli che fa tante battaglie morali “liberali, liberiste, libertarie”, mi ha raccontato che suo padre non ha mai lavorato in vita sua e la mamma cercava di sbarcare il lunario per l’intera famiglia. D’abitudine il papà si ubriacava tutte le sere, ma a morire prematuramente fu la mamma – povera donna – e venne in tal modo a mancare il sostegno per il papà superstite. E lì il colpo di genio dell’amabile figliolo!
Il piccolo partitino dichiarò che l’inconsolabile vedovo era stato al suo servizio dalla data che fu, vennero pagati i contributi figurativi e grazie alla modesta pensioncina la “Legge Mosca” ha tenuto in vita il povero papà mantenendone intatte le abitudini.
E tutti, ma proprio tutti, vissero felici e contenti.