Lo Spirito del Signore è su di me
Omelia 31 agosto 2015
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1Ts 4,13-18
Sal95
Lc 4,16-30
Il vangelo di Luca mostra che la figura di Gesù non è sempre compresa. Quel Gesù di cui ci riempiamo le labbra e i pensieri non sempre corrisponde alla persona del Signore. È un Gesù “addomesticato”; lo abbiamo reso tanto familiare da poterlo trattare come un animale “domestico”, adattato ai nostri scopi. Ma Gesù resiste a questo adattamento, e Luca ci dimostra come.
Se noi avessimo compreso davvero il significato di questo vangelo, non avremmo atteso nemmeno sentir pronunciare a conclusione della lettura “Parola del Signore”: ci saremmo alzati e saremmo andati via. Perché Gesù a Nazareth dice che un profeta non è ben accolto tra i suoi. E infatti i suoi concittadini vorrebbero mandarlo via. Noi invece siamo rimasti e non abbiamo battuto ciglio: vuol dire forse che noi non siamo suoi concittadini, che noi siamo “estranei”… Oppure vuol dire che ci siamo “accomodati” nelle nostre comunità religiose, nelle nostre parrocchie. “Ac-comodati”: ci siamo ritagliati uno spazio comodo, senza problemi né difficoltà, uno spazio dove nessuno può scomodarci. E non mi riferisco solo ad una sedia o a un edificio comodi, ma ad un accomodamento spirituale, nel quale in definitiva prego, mi comporto mediamente bene, faccio il mio dovere e dunque nulla può più disturbarmi.
In realtà Gesù sottolinea esattamente come siano proprio gli estranei ad essere privilegiati da Dio. Quando al tempo di Elia vi fu una carestia, nonostante in Israele vi fossero tante vedove, solo una fu beneficata ed era una straniera libanese. Io sono certo che il Signore abbia abbandonato tante comunità religiose e tante parrocchie comode e sia andato incontro agli immigrati che abbandonano le loro terre insanguinate per un viaggio verso l’ignoto.
Così al tempo di Eliseo, nonostante fossero tanti i malati di lebbra in Israele, solo uno venne guarito ed era un militare siro. Sono certo che il Signore ha lasciato tante comunità religiose e tante parrocchie ed è andato in paesi lontani accanto a chi soffre per la guerra e le persecuzioni. Il Signore è andato ad occupare posti scomodi, quelli dove noi non siamo andati preferendo la nostra comodità.
Però devo anche dire che questo vangelo non è un volgare atto di accusa. Il Signore non intende accusare nessuno di noi. Anzi rileggendo l’inizio direi che intende fecondarci con la grazia del suo Spirito. “Lo Spirito del Signore è sopra di me, mi ha consacrato con l’unzione”. Quando Gesù leggeva queste parole sicuramente le “assaporava” tra le labbra. Noi lo facciamo sempre, mangiando un cibo che ci piace o particolarmente gustoso. Vorremmo che il suo sapore non terminasse mai.
Gesù realmente si nutriva di parola di Dio. Leggendo dal libro del rotolo di Isaia ha colpito i suoi ascoltatori perché la Parola sulle sue labbra sembrava cibo da assaporare. E oggi quella parola possiamo assaporarla anche noi, come se a ciascuno di noi fosse rivolta: “Lo Spirito del Signore è sopra di me, mi ha consacrato con l’unzione”. Siamo ripieni di Spirito Santo, altro che atti di accusa!
Contemporaneamente quello Spirito spinge in una direzione ben precisa: Per questo mi ha inviato ad annunciare una lieta notizia ai poveri, ai prigionieri la liberazione, ai malati la guarigione, a tutti la grazia. Il primo pensiero del Signore è sempre rivolto ai più poveri, agli ultimi e agli scartati della società. Questo è il dono spirituale dell’unzione dello Spirito, dono che ci scomoda e, come per il Signore Gesù, ci “mette in cammino” per rinnovarci interiormente, abbandonare le nostre abitudini, i nostri accomodamenti e andare verso l’umanità ferita.
Che lo Spirito del Signore benedica i nostri Esercizi Spirituali e mentre ci fortifica con la sua unzione, ci renda capaci di una conversione autentica.