Basiliche a confronto per una teologia della chiesa di Roma
Basilica di San Paolo Fuori le Mura
Roma. Basilica di S. Paolo Fuori le Mura. La Basilica venne eretta sulla via Ostiense, la strada che collegava fin dall’antichità il centro di Roma con il suo porto, Ostia. Strada di transito e primo impatto degli stranieri, degli immigrati, dei mercanti che intendevano arrivare all’Urbe, passaggio obbligato delle genti del tempo.
La Basilica di S. Paolo sorge sul luogo della sepoltura dell’apostolo delle Genti, a poca distanza dal luogo del suo martirio, attualmente denominato Tre Fontane, anticamente chiamato ad aquas salvias, sulla via Laurentina. Sulla fascia che sovrasta gli archi che dividono le navate della Basilica sono effigiati tutti i Papi di Roma, da S. Pietro fino all’ultimo, Francesco. I volti dei Pontefici sono mosaici racchiusi in tondi che sfilano uno dopo l’altro, in una avvolgente teoria.
La curiosità che Pietro e i suoi successori vengano ritratti nella Basilica dedicata a Paolo forse sottolinea il forte legame che la chiesa di Roma conserva con i due apostoli. Il 29 giugno viene commemorato il giorno della decapitazione di Paolo che dal Martirologio Romano è fatto coincidere con il giorno della crocifissione di Pietro. Nella festa liturgica dei due santi la chiesa universale si associa alla solenne liturgia romana per ricordare i suoi patroni e prega così: “Tu [Dio] hai voluto unire in gioiosa fraternità i due santi apostoli: Pietro, che per primo confessò la fede nel Cristo, Paolo, che illuminò le profondità del mistero;il pescatore di Galilea, che costituì la prima comunità con i giusti di Israele, il maestro e dottore, che annunziò la salvezza a tutte le genti” (Dal Prefazio della festa).
Basilica di San Pietro in Vaticano
Nella Basilica di S. Pietro in Vaticano, invece, tranne la statua colossale che accoglie il visitatore sul sagrato, i riquadri della Porta del Filarete e la presenza accanto al mosaico del Pantocratore nella Nicchia dei Pallii, non ci sono molti altri richiami a S. Paolo.
Del resto, al contrario della Basilica di S. Paolo costruita per consegnare la memoria dell’apostolo ai pellegrini che entravano a Roma, la Basilica di S. Pietro venne eretta per celebrare i fasti della famiglia nobile romana che ne finanziò i lavori. Come recita l’iscrizione della trabeazione sopra la seconda loggia: “In onore del principe degli apostoli; Paolo V Borghese Pontefice Massimo Romano anno 1612 settimo anno del pontificato“. Al centro del timpano si osserva lo stemma araldico di Papa Paolo V e appena sotto il timpano, a coprire la Loggia delle Benedizioni, giganteggia per sempre il suo nome: “Paulus V Burghesius Romanus“, Paolo V Borghese Romano.
Basilica di San Giovanni in Laterano
Il legame tra Pietro e Paolo è conservato soprattutto nella Basilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista al Laterano, comunemente conosciuta tra i romani col nome di S. Giovanni in Laterano.
Già ad un primo sguardo si nota una certa somiglianza tra la facciata della Basilica di S. Giovanni e la facciata della Basilica di S. Pietro, dovuta al fatto che la prima è più recente della seconda, ma anche una differenza fondamentale. Il nome che appare sotto il timpano non è il cognome di qualche patrizio romano, ma è il titolo della chiesa: Christo Salvatori, a Cristo il Salvatore. Al centro del timpano, poi, non si trovano stemmi araldici, ma un mosaico di Gesù risalente ad epoca paleocristiana.
La Basilica di S. Giovanni è la cattedrale di Roma. L’altare maggiore della Basilica è sovrastato da un ciborio che nella parte più alta è circondato da una fitta sequenza di colonnine dorate.
Dietro le colonnine si intravedono due busti dorati: sono quelli di S. Pietro e di S. Paolo. Di fatto si tratta di due reliquiari, in quanto al loro interno sono custodite le teste dei due apostoli. Mettiamo da parte il legittimo raccapriccio di chi vede nello smembramento di due corpi umani e nella conservazione di loro sezioni un modo arcaico di concepire la venerazione di santi ed eroi. Per un momento prescindiamo pure dalle critiche (non sempre ingiustificate) di chi vede nel culto delle reliquie un atto dal sapore paganeggiante.
Cogliamo invece la forte connotazione simbolica che si è voluta dare all’insieme: sull’altare maggiore della cattedrale di Roma, quasi a vegliare, a proteggere, a confermare sono posti i “capi”, le “colonne” della chiesa, Pietro, che per primo confessò la fede nel Cristo, Paolo, che illuminò le profondità del mistero. Non nella Basilica di S. Paolo fuori le Mura, dove riposa il corpo (privo del capo) di S. Paolo; non nella Basilica di S. Pietro in Vaticano, dove riposa il corpo (privo del capo) di S. Pietro. Ma nella Basilica di S. Giovanni in Laterano, unico luogo in cui sono conservate insieme le reliquie dei due apostoli.
La Basilica di S. Giovanni, quella dove l’iscrizione tra la prima e la seconda loggia recita: “Dogmate papali datur ac simul imperiali quod sim cunctarum mater caput ecclesiarum“, Per decisione del Papa insieme all’Imperatore io (questa Basilica / la Chiesa di Roma) sono Madre e Capo di tutte le chiese.
E lo ricordano i fregi posti alla base delle colonne che sostengono il timpano: Madre e Capo di tutte le chiese.
Teologia delle basiliche
Architettura e arte riflettono senza dubbio il gusto e lo spirito del tempo. Nondimeno racchiudono interessanti spunti teologici che almeno in parte possono aiutarci a comprendere la missione della chiesa di Roma.
San Paolo continuerà ad essere per la chiesa la porta che apre ai gentili, ai pagani l’ingresso nel popolo santo di Dio. La teologia della salvezza non può prescindere dalla sintesi che Paolo di Tarso, fariseo ebreo cittadino romano di cultura greca, operò a suo tempo tra la visione religiosa ebraica, la vocazione universalistica romana e il contributo culturale greco. Maestro per i cristiani moderni di come non sia solo possibile ma addirittura necessario che il vangelo non venga racchiuso in un intimistico afflato spirituale, ma incontri tutte le persone umane in ogni loro aspetto vitale, lasciandosi coinvolgere, quasi “contaminare”, dalla loro umanità, dalla nostra umanità, nella quale ancora oggi si rivela il Figlio dell’uomo.
San Pietro ci parlerà ancora di quanto la chiesa possa essere soggetta alla manipolazione degli uomini. A lui sono state consegnate le chiavi del regno dei cieli, a lui che si sentì autorizzato persino a rimproverare il Signore Gesù e che non esitò a rinnegarlo in un momento di pericolo. Lo stesso Pietro risponderà alla vocazione del Risorto con un trasporto di amore che nessun altro apostolo sembra aver dimostrato. Ma ancora tentato di lasciare Roma per mettersi in salvo nelle persecuzioni, sarà testimone per ogni credente dell’incontro con Gesù: Domine, quo vadis? Signore, dove vai? Se la basilica che porta il suo nome, grandiosa cappella privata di un suo successore, è servita agli uomini per sembrare grandi e imponenti agli occhi del mondo, Pietro dimostra con la sua vita e la sua morte che l’unica aspirazione degna di essere perseguita è diventare grandi agli occhi di Dio.
La maternità della chiesa si riafferma però solo grazie all’unità che si coglie nella cattedrale di Roma, la Basilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista. I due Giovanni rappresentano due termini, la fine di due rivelazioni: Giovanni il Battista è l’ultimo profeta dell’Antico Testamento, Giovanni l’Evangelista è l’ultimo autore del Nuovo Testamento. Entrambi testimoni del Salvatore e della storia inaugurata da lui, sono coloro che in un certo senso fanno sintesi di quanto li precede e anticipano ciò che li segue. Una storia della salvezza che converge verso il Cristo, al tempo stesso al passato (come nelle profezie e nei ricordi), al presente (nella conoscenza e nell’esperienza personale) e al futuro (perché entrambi i due Giovanni possiedono una rivelazione della quale non sono testimoni diretti).
A capo di questa chiesa, sintesi di passato, presente e futuro è lui, il Cristo Salvatore. Per essere fedele al suo Capo, essa deve confrontarsi continuamente con l’insegnamento di Pietro e Paolo, che ne hanno gettato le fondamenta, e con la loro unità: diversi per nascita, estrazione sociale e culturale, mentalità religiosa, si ritrovano a venerare lo stesso Signore, a generare la stessa chiesa, a testimoniare la stessa fede fino a morire nello stesso giorno.
La chiesa di Roma, gelosa testimone e custode delle sue radici cristiane, porta scritta in sé la missione che fu dei suoi padri, Pietro e Paolo, Giovanni il Battista e Giovanni l’Evangelista, e che continua ad essere ricordata e celebrata con l’esistenza stessa della sua cattedrale. Fino al terzo millennio cristiano questa missione si è visibilmente realizzata nell’esercizio del ministero petrino attraverso la figura del Papa, vescovo di Roma, successore di Pietro, monarca assoluto, capo di stato. Come ormai risaputo, diversi Pontefici hanno dichiarato la propria disponibilità a rivedere l’esercizio di tale ministero; lo ricordavo in un mio precedente post. A partire dalla presente riflessione intendo tornare a breve sull’argomento per mettere a disposizione il mio pensiero.