Lascio Twitter
Mi sono iscritto a Twitter nel gennaio 2013 con l’intento di utilizzare una piattaforma di scambio e di contatto con i miei ex alunni, di seguire appassionati di Linux e di coltivare il mio hobby (hacking).
Già due anni dopo questi motivi sembravano superati, anche con piacevoli sorprese.
E dire che m’ero iscritto su Twitter solo per #Linux e #hackering
Alla fine poco dei 2, mi diverto e seguo un sacco di persone interessanti
— Ugo Quinzi 🇰🇮 (@UgoQuinzi) 7 settembre 2015
Twitter è molto cambiato da quando è apparso. Era il 2006. Nel 2010 ebbe il suo momento di gloria con la primavera araba, cominciò ad incuriosirmi per questo. Ma senza farla troppo lunga gradualmente l’inevitabile rumore di fondo di ogni conversazione si è presentato pure su Twitter diventando sempre più intollerabile.
Quasi subito dovetti mettere alcune regole semplicissime per la mia TL.
Deve essere chiaro: gli utenti twitter blasfemi, volgari e offensivi non hanno spazio nel mio twitter. Saranno bloccati e dimenticati.
— Ugo Quinzi 🇰🇮 (@UgoQuinzi) 22 agosto 2013
La proposta da parte di Twitter di seguire personaggi che pagavano per essere seguiti ( ! ) non mi piacque.
Spiacente Twitter. Questi tipi non li seguo, narcisi ed egoisti ne abbiamo troppi e di sicuro non devo far contenti i tuoi azionisti.
— Ugo Quinzi 🇰🇮 (@UgoQuinzi) 7 febbraio 2014
Si moltiplicarono poi messaggi idioti, per cui ho bannato regolarmente i relativi utenti.
Se c’è 1 motivo per cui 1 giorno chiuderò il mio profilo Twitter è il moltiplicarsi di messaggi idioti @TwitterItalia pic.twitter.com/gVQHdvybgk
— Ugo Quinzi 🇰🇮 (@UgoQuinzi) 10 febbraio 2015
Per motivi di audience Twitter sente il bisogno di assomigliare sempre di più a Facebook (per il quale avevo già in precedenza espresso tutte le mie riserve).
In principio furono advertisements… Poi arrivarono i sondaggi… Ora orribili cuoricini…
Cosa succede? Facebookizzazione di Twitter?
— Ugo Quinzi 🇰🇮 (@UgoQuinzi) 6 novembre 2015
Dopo che Twitter si è quotato in borsa sono arrivate valanghe di insopportabili pubblicità, pure queste bloccate regolarmente…
TWITTER te lo dico: tu continui a presentarmi messaggi sponsorizzati e io continuo a bloccare i relativi utenti.
Facile, no?
— Ugo Quinzi 🇰🇮 (@UgoQuinzi) 29 gennaio 2016
Si scopre che milioni di account non sono “persone vere”…
“#twitter, 48mln di profili non sono #account di persone vere https://t.co/m9BtfkcoUh“
Notare differenze tra n. 1 #ParoleOstili #SmartWeb pic.twitter.com/Y1uFVhQcLm
— Ugo Quinzi 🇰🇮 (@UgoQuinzi) 12 marzo 2017
Inevitabilmente è arrivato il sesso a tutto spam…
God save Twitter ;-) pic.twitter.com/2Mc3SsSDMw
— Ugo Quinzi 🇰🇮 (@UgoQuinzi) 29 agosto 2017
Sono arrivate le catene di Sant’Antonio…
Oggi ho avuto la sorte di essere introdotto su twitter in una catena di S. Antonio simil intellettuale.
Mi si è intasata la TL di “scelgo e taggo”.
Volevo informarvi che per molto meno avevo rinunciato a suo tempo a WA e a FB.
Non provateci più. pic.twitter.com/ppMsbDq3Cu
— Ugo Quinzi 🇰🇮 (@UgoQuinzi) 30 gennaio 2018
L’anonimato fa il resto…
Rispetto alla sua nascita, Twitter è cambiato molto.
L’adozione di un nickname (una seconda identità virtuale) era incoraggiato pure dall’uso del social per lo scambio pubblico di informazioni ma in modo riservato (si pensi alle situazioni di conflitto o totalitarie) 1/5
— Ugo Quinzi 🇰🇮 (@UgoQuinzi) 26 luglio 2018
L’idea di lasciare Twitter non nasce oggi, ma è frutto di una lunga meditazione.
Twitter sta disegnando il suo futuro: messaggi automatici da altri social e altre fonti, messaggi promozionali, bot e troll incontrollabili… quando questo rumore di fondo sarà diventato abbastanza forte, inutile restare, ne sento già troppo pure fuori di qui.
— Ugo Quinzi 🇰🇮 (@UgoQuinzi) 13 agosto 2018
Oggi ho preso atto che il rumore di fondo costituito da bot, troll, conversazioni inutili e fastidiose, volgarità, insulsaggini, manipolazioni, attacchi personali gratuiti (vi risparmio le meschinità rivoltemi da persone che sono addirittura arrivate a ricoprire compiti istituzionali)… tutto questo rumore di fondo ha finito per coprire i pur evidenti meriti di Twitter. In questo momento voglio però rivolgere un pensiero grato a tutte le splendide persone che ho conosciuto grazie a Twitter. Con loro mi piacerebbe restare in contatto e di sicuro i mezzi non mancano.
Twitter si è ammalato. Forse perché si è ammalata la società che rispecchia o è diventato semplicemente impossibile gestire uno strumento cresciuto oltre le sue concrete potenzialità. Da parte mia penso di aver fatto quanto era in mio potere per rendere Twitter uno strumento migliore. Forse avrei potuto fare di più, ma Twitter non è il mio lavoro e io non sono il Papa che può permettersi di utilizzarlo non come social ma come il muretto al quale il writer affida un messaggio senza più preoccuparsi di chi lo legge, di chi risponde, del mondo con cui entrare in relazione. Per me un social serve a socializzare e io non sono un writer; se devo continuare a bloccare decine di utenti incapaci di relazione normale (che pur segnalati continuano nell’anonimato la loro stomachevole presenza) o a leggere messaggi senza un autentico scambio che aiuti a formarsi idee e a crescere (perché banalizzati o denigrati…) o a sentirmi manipolato per gli scopi più disparati… no grazie, ho quasi sessant’anni, preferisco leggermi un buon libro, vedermi un bel film o fare una piacevole passeggiata.
Finché Twitter manterrà il suo modello attuale penso di non essere più interessato al suo servizio e ritengo di poter impiegare in modo più proficuo il mio tempo.
Reset visualizzazioni: 4/11/20 (3353 views)
Ciao Ugo, da parte mia nessun “ripensaci”.
Non credo che ti perderò di vista anche senza Twitter.
Concordo fra l’altro col 90% di quello che scrivi, ma però…
Ecco un però c’è.
Io temo che in buona parte non sia il medium, ma proprio il messaggio. Basta aprire i giornali o accendere la TV e gran parte delle cose che denunci si ritrovano anche lì.
Non parliamo poi dei giornali online, anche grandi testate italiane, dove, per andare a leggere, che so, il risultato di una partita di calcio vengo bombardato da ogni angolo dello schermo da redazionali che mostrano il magnifico lato B della fidanzata del portiere X, o la classifica con gallery delle mogli, rigorosamente in bikini, dei calciatori della squadra Y per non parlare di video violenti e inappropriati sbattuti in home con titoli studiati per istigare morbosità ed attirare click e non con lo scopo di informare ed approfondire l’eventuale notizia.
Sorvoliamo pietosamente su altri strumenti di comunicazione come le e-mail, che fra nigeriani ansiosi di regalarmi milioni di dollari e creme “miracolose” (omettiamo che tipo di miracoli per decenza) spesso qualche volta succede pure di eliminare per sbaglio l’unico messaggio utile in mezzo a 40 di spam.
Io non sono mai stato un moralista, proprio quasi zero, ma che il flusso di informazioni di questa società sia ormai in parte maggioritaria pattume, e pure pattume di quello particolarmente odoroso, non mi sembra tanto un giudizio morale quanto una triste constatazione.
Tutta questa premessa per dire che Twitter non poteva quindi “salvarsi”, certo poteva fare meglio ma, IMHO, già è migliore appunto di altri social come FB. Su Twitter sono riuscito a conoscere molte persone “vere” e positive per la mia vita, tu fra questi.
Poi che uno dica appunto “già mi arriva in input un quintale di schifezza da tutti i canali, cerco almeno di chiuderne il più possibile.” è legittimo. Il rischio è di non ridursi nell’anacoretismo senza volerlo.
Però se hai una colonna piuttosto comoda dove stare, con adeguati rifocillamenti, ricordati degli amici!
Alessandro
Caro Ugo,
la notizia mi ha sorpreso e mi dispiace, mi dispiace perché non sono tante le voci che sono preparate, sanno capire l’importanza delle notizie, individuare quelle false, sanno far sorridere, sanno come interagire e segnalano i profili più aggressivi.
Quindi ora è il momento di ringraziare per quanto hai fatto, le ragioni sono chiare e comprensibili, con l’augurio che Twitter si liberi di molti idioti e torni ad essere un social di dialogo e confronto utile.
Comunque spero le nostre strade si incontrino di nuovo su Twitter, a Roma o …a Kiribati ;)
All the best!
Marco
Sollevato che la dipartita da Twitter non fosse causata dalla dipartita dell’autore.
Certo a contarci siamo in pochi che apprezzano lo scambio di idee. Un’altra minoranza.
Twitter somiglia più ad una trincea che ad un social.
Certo…”Ora mi annoio più di allora
Neanche un prete per chiacchierar..”
Ciao Ugo.
Non per emulazione, ma Twitter rappresenta una parentesi che si sta esaurendo anche per me.
Oggi ti ho cercato di proposito perché avevo bisogno delle tue considerazioni mai banali. E … bum! che sorpresa!
Negli ultimi tempi le nostre considerazioni divergevano un pochino, ma questo non mi impediva di leggerti con il piacere di sempre.
Ma, insomma, ho amato la tua ironia e l’intelligente leggerezza con cui trattavi temi non proprio leggeri.
Ho amato i tuoi matti e i tuoi gatti con la stessa intensità. E la tua capacità culinaria sintomo del tuo attaccamento alla vita.
E Kiribati chi se la scorda!
Insomma che noia ora senza il mio amico prete!
Conservati e riguardati virtuale amico impagabile dei miei momenti più difficili.
Acajouli
Mi mancherai !!!
Scopro solo ora. Mi mancherà la tua presenza pacata.