Presepe Samadi 2018

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Per gli auguri del Natale 2018 ho pensato di fare, a differenza degli anni passati, un regalo unico all’intera Samadi. Con materiali poveri e riciclati (legno, carta, cartoncino, stoffa, chili di colle, compensato, polistirolo, gomma, acrilici, tempere, muschio, truciolato, cortecce, rami di pino, chilometri di fili, saldature, led, lucine colorate) e altro materiale vario ho realizzato nei mesi scorsi il Presepe Samadi 2018. L’ho pensato come un percorso emozionale, catechetico, augurale. Ve lo voglio illustrare nelle righe che seguono.

Il Presepe Samadi 2018 è distopico: la Natività non si realizza in nessun luogo geografico conosciuto, mentre elementi architettonici di genere fantastico ed elementi naturali di varia tipologia si alternano senza nessuna apparente relazione tra di loro.

Il Presepe Samadi 2018 è anche discronico: il tempo sembra scorrere e riavvolgersi attorno al presente della scena della Natività; simultaneamente passato e futuro richiamano alla memoria l’Antico e il Nuovo Testamento.

I personaggi del Presepe Samadi 2018 si ispirano per lo più alla tradizione del presepe napoletano. Sono presenti anche altri personaggi meno tradizionali che rompono la continuità tematica.

Il Presepe si compone di quattro quadri. In essi è possibile scorgere una sorta di ripartizione che si legge secondo i punti cardinali: ovest (sinistra), nord (centrale alto), est (destra), sud (centrale basso). I quattro quadri sono incorniciati da richiami arborei di natura fantastica, la “selva oscura” che in qualche modo circonda l’esistenza di ogni persona umana.

Il Taijitu (T’ai Chi T’u), rappresentazione di Yin e Yang

I quattro quadri costituiscono due zone, una buia e una illuminata. L’articolazione delle due zone ricorda il concetto di yin (nero) ([ín], traduzione: il lato in ombra della collina) e yang (bianco) ([jǎŋ], traduzione: il lato soleggiato della collina) dell’antica filosofia cinese.

Ovest (sinistra)

Il quadro “occidentale” del Presepe Samadi 2018 propone una scena particolarmente buia e fredda, dove sono rappresentati gli elementi naturali tipici della paura: la notte, il mare, un vulcano in eruzione, una spruzzata di neve, il tema ricorrente della “selva oscura”, in certi punti secca e senza fogliame.

Nel mare una barca senza equipaggio sta raccogliendo una rete vuota, richiamo preciso all’episodio del Vangelo in cui Gesù invita Simon Pietro a gettare le reti, e lui lo fa nonostante la protesta: “Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla” (Mt 5,5).

Il quadro, delimitato da rupi brulle che si affacciano a golfo sul mare, si mette in evidenza per la mancanza di qualsiasi presenza animata, in modo che chi osserva la scena ne tragga la sensazione di solitudine e di angoscia.

I punti luminosi delle stelle in un cielo pur affascinante ma nero e uniforme non riescono a mitigare il turbamento che nasce dall’osservazione, anzi contribuiscono ad aumentare il senso di vuoto e di piccolezza dell’osservatore.

In questo quadro dove dominano paura, frustrazione e solitudine si inverano le parole pronunciate dal profeta Isaia circa sette secoli prima di Cristo: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce” (Is 9,1). L’Incarnazione del Figlio di Dio, infatti, irrompe all’interno del contenuto esistenziale, individuale e comunitario (popolo), caratterizzato dalla “tenebra”: incertezza del futuro, paura di essere ferito dalle relazioni umane, dubbi sulla trascendenza e su Dio, incapacità di amare ed essere amati.

Nord (centrale alto)

Circondato dall’elemento ricorrente della “selva oscura”, il quadro “settentrionale” del Presepe Samadi 2018 assume come elemento di continuità con quello “occidentale” il cielo nero e stellato, nel quale però sembra materializzarsi la luce eterea e indefinita di una stella.

È la “stella del Re dei Giudei” della quale i saggi di oriente, i Magi, parlano a Gerusalemme cercando il Neonato: “Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo” (Mt 2,2).

La “stella” è ferma sull’azimuth della Natività, come riferito dall’evangelista Matteo: “La stella, che (i Magi) avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino” (Mt 2,9). Nella Natività in effetti non sono presenti i Magi (vi verranno collocati il 6 gennaio), lasciando intendere che si trovino ancora in viaggio.

Tuttavia la presenza della “stella”, centrale e originale nella scena, incuriosisce e rallegra l’osservatore, esattamente come accadde per i Magi i quali, attivati dallo straordinario fenomeno cosmico, “al vedere la stella, provarono una gioia grandissima” (Mt 2,10).

Di fatto la “stella” della scena è simile ad un’aurora boreale, il fenomeno tipico del polo nord dove il vento solare, in certe condizioni, dà origine a spettacoli naturali unici. Il quadro “settentrionale” del Presepe rappresenta idealmente la profezia di Isaia, che nel capitolo 41 del suo libro annuncia quanto avverrà in futuro (Is 41,23), l’avvento di un “servo misterioso” (Is 41,10): “Io ho suscitato uno dal settentrione ed è venuto, dal luogo dove sorge il sole mi chiamerà per nome” (Is 41, 25). Quella stella-aurora boreale che si fissa a nord pare richiamare alla memoria la promessa antica.

Est (destra)

Il “servo misterioso” della profezia di Isaia è effettivamente annunciato come presente nel quadro “orientale” del Presepe Samadi 2018.

La scena è dominata in alto dall’angelo annunciante immerso in un cielo luminoso, pennellato di fantastici colori d’oro e d’argento. Il vangelo di Luca ricorda l’episodio con queste parole: “Un angelo del Signore si presentò (ai pastori) e la gloria del Signore li avvolse di luce… E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste” (Lc 2,9.13). L’angelo regge tra le mani un libro e lo indica ai pastori. Gesù, compimento delle promesse dell’Antico Testamento, inaugura il Nuovo Testamento, l’alleanza del vangelo.

Il cielo, che si presenta pieno di pieghe, sembra prossimo ad accartocciarsi. Si legge infatti nel salmo 143,5: “Signore, piega il tuo cielo e scendi”. Il salmista lancia a Dio una richiesta che solo mille anni più tardi sarà esaudita: Dio “scende”, si abbassa, anzi come sostiene S. Paolo, si annichilisce, si svuota “assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini” (Fil 2,7).

Nella parte bassa della scena si trovano i pastori ai quali è rivolto l’annuncio, ma sono di fatto non visibili con facilità, perché l’orizzonte è coperto da una struttura misteriosa, una sorta di Torre di Babele dove tutto accade alla rinfusa. La città dell’uomo, con il suo caos, spesso riesce a creare scarti ed esclusi, e tra questi i pastori ne sono il simbolo, come osservava Papa Francesco nell’omelia della notte di Natale del 2017 (fonte).

Le attività quotidiane sono appena iniziate, il cielo dello sfondo sottolinea il momento dell’alba. L’oriente infatti è il punto cardinale dell’apparente nascita del sole; così Isaia ha potuto dire che il “servo misterioso” avrebbe chiamato Dio da lì (Is 41,25). Così il sacerdote Zaccaria, padre di Giovanni il Battista, alla nascita del figlio riconosce l’avverarsi della promessa antica: “Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge (oriente) dall’alto” (Lc 1,78).

Questo “sole” risplende su “quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte” e dirige “i nostri passi sulla via della pace” (Lc 1,79). Nel quadro “orientale” del Presepe si riaffaccia il quadro “occidentale”: finalmente si prospetta una speranza reale di superamento delle paure e delle angosce umane. L’umanità non è più nella “tenebra”, la “grande luce” è sorta.

Sud (centrale basso)

Nel quadro “meridionale” si completa il percorso attraverso i punti cardinali del Presepe Samadi 2018.

La scena è pacifica, serena. L’ambiente è illuminato in modo diffuso. Le ombre sono rarefatte. Al centro sono collocati i personaggi della Natività. Davanti a loro la riproduzione delle tre gatte con le quali convivo, che sono state testimoni della realizzazione materiale del Presepe Samadi 2018.

Il selciato è naturale e uniforme. La cornice esterna del quadro è un manufatto, apparentemente un rudere di stile classico, culminante con un arco. Lo stesso elemento architettonico compare sul manufatto misterioso del quadro orientale. La chiave di volta ben visibile riporta alla mente le parole del Concilio Vaticano II: “La Chiesa crede di trovare nel suo Signore e Maestro la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana” (GS 10, fonte).

La Natività si ammira dall’apertura stabilita nel rudere, quasi che fosse stato abbattuto un muro. Si tratta della riproduzione iconica del celebre passaggio di San Paolo nella lettera agli Efesini: “(Cristo) è la nostra pace, colui che di due (popoli) ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne” (Ef 2,14). Il vangelo dell’Incarnazione annuncia la salvezza non solo per il popolo della promessa (gli ebrei) ma anche per il popolo degli esclusi (i pagani); è in Gesù Cristo che tale “mistero di salvezza” si compie, rivelando che ogni creatura è amata da Dio, il quale “vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1Tm 2,4).