Un’esperienza meravigliosa. Carnevale in Samadi con la IV B
La collaborazione tra Samadi e Liceo “Talete” continua. Grazie alle Professoresse Lucarini e Ficarra è stato possibile realizzare l’incontro tra alcune classi del Talete con gli ospiti della Samadi. Nel periodo di Natale si sono svolte le classiche tombolate. Quest’anno 2019, a conclusione del carnevale, due classi quarte hanno offerto agli ospiti due mattinate di giochi a premi e di luculliani rinfreschi il giovedì grasso e il martedì grasso.
Alunne e alunni hanno poi condiviso impressioni e pensieri inviandomi i loro scritti, che pubblico volentieri con animo riconoscente per quanto hanno dato a ciascuno di noi.
28 febbraio 2019 – IV B Liceo “Talete”
Docenti accompagnatori:
Prof.ssa Luisa Ercole
Prof.ssa Caterina Lucarini
La scuola dovrebbe proporre esperienze simili più volte
L’esperienza del 28 febbraio è stata un’esperienza meravigliosa che posso dire ha cambiato la mia prospettiva sul mondo. Siamo abituati a vivere nel “lusso” e sono le esperienze come queste che ci fanno capire che il mondo non è tutto rose e fiori.
Mi è sempre piaciuto il volontariato, di tutti i tipi, ma non posso nascondere che questa volta ero piuttosto timorosa. Non sapevo cosa aspettarmi o come comportarmi, era la mia prima volta in un ambiente simile. È bastato poco però per trovarmi a mio agio in clinica e riuscire a parlare tranquillamente e senza paura con i vari pazienti.
L’incontro con gli psicologi anche è stato molto utile per capire anche il loro punto di vista visto che passano le loro giornate a lavorare lì. È servito anche per rispondere a numerose domande e incoerenze che avevo.
Penso che la scuola dovrebbe proporre esperienze simili più volte poiché essa non serve solo per insegnarci la matematica e il latino, ma serve a prepararci alla vita e a tutti i suoi aspetti. Serve a farci capire che il mondo fuori dalla nostra condizione non è semplice.
È per questo che la scuola dovrebbe riproporre un’esperienza come questa o altre simili ai ragazzi della nostra età molto più spesso.
(Anonima)
Spero che loro abbiano apprezzato
Quando la Prof.ssa ci parlò di questo progetto fui inizialmente un po’ dubbioso al riguardo e anche un po’ spaventato, poiché non sapevo come mi sarei dovuto comportare.
Appena sono arrivato, invece, ho capito subito che non c’era niente di cui preoccuparsi. La clinica era molto confortevole e accogliente, anche il personale, soprattutto il cappellano, è stato gentile e professionale.
Mi ha colpito molto l’atmosfera di amicizia che si è creata fin da subito tra noi e i pazienti. Inoltre, sono riuscito a capire le dinamiche sociali che avvengono all’interno della clinica. È stata interessante anche la discussione finale con il medico e lo psicologo. Penso che la scuola debba partecipare a più progetti di questo tipo, perché servono a noi ragazzi a provare nuove esperienze, da cui, sicuramente, la nostra vita ne trarrà molti benefici.
Spero che loro abbiano apprezzato ciò che abbiamo realizzato e che si siano divertiti tanto quanto noi!
(Federico)
La Samadi è una famiglia, una grande famiglia
Prima pensavo alla Samadi come una delle tante cliniche dove sono ricoverati pazienti con disturbi mentali. Mi sbagliavo di grosso. La Samadi non è una semplice clinica psichiatrica, è come una famiglia, una grande famiglia. Se penso alla Samadi penso a Olga, una bellissima ragazza che con le sue borsette sa sempre essere elegante. Penso a Rosa, una donna tanto riservata. Penso a Simona, una ballerina eccezionale. E penso a Sisto, che non parla molto ma con un sorriso è capace di aprirti il cuore. Non avrei mai pensato che un’esperienza così “semplice” potesse in fondo avere un effetto così grande. È bello pensare che ho portato divertimento in un posto dove le persone sono dominate dalla tristezza. E la cosa più bella è tornare a casa e sapere di essere riuscito a strappare qualche sorriso a persone che probabilmente non sorridono da tanto tempo.
(Bianca)
La struttura, immersa nel verde acceso di una giornata quasi troppo calda e assolata
Nonostante fossi davvero felice di avere la possibilità di trascorrere una giornata alla Samadi incuriosito da una nuova esperienza che non era mai capitato di fare, prima di arrivare alla clinica posso dire di essermi fatto prendere dall’ansia scaturita principalmente dal dubbio di cosa avrei potuto trovare e di come mi sarei dovuto comportare.
Già dal viale di ingresso mi ha colpito la struttura, immersa nel verde acceso di una giornata quasi troppo calda e assolata per essere di febbraio, che mi ha dato subito un senso di particolare tranquillità.
Incontrare uno ad uno i pazienti, che ci hanno accolto, chi più chi meno, con una certa diffidenza mista a curiosità, ma con la gioia singolare di chi è riuscito per qualche ora a rompere la monotonia di tutti i giorni, mi ha lasciato una felicità unica. Mi porto dietro ogni singolo sguardo, totalmente diverso da qualsiasi altro, la pace e la semplicità di una mattinata che è passata serenamente, senza pensieri e lontana dallo stress e la frenesia quotidiana.
In poche ore sono riuscito ad affezionarmi a tutte le persone che ho conosciuto e che mi hanno lasciato un grande segno.
Se la scuola ne desse la possibilità più frequentemente, penso sia fondamentale poter fare esperienze di questo tipo perché aprono effettivamente a realtà a cui spesso non si pensa, ma che sono molto più vicine di quanto si possa credere, e perché arricchiscono davvero tanto soprattutto umanamente.
(Anonimo)
Molto interessante l’incontro con il direttore della clinica e i due psicologi
L’esperienza alla Samadi mi è piaciuta molto, perché non solo ho avuto suoi riscontri positivi per il clima che si era andato a creare, ma anche per l’insegnamento che ho ricevuto. Inizialmente la mia paura era quella di non sapere come comportarmi di fronte a persone che innegabilmente sono diverse da noi, ma per fortuna, passati i primi minuti, si è andata a creare un’atmosfera di “serenità” e divertimento che non mi aspettavo ci fosse. Quello che mi ha colpito di più è stato il nostro modo di approcciarci, e il modo in cui ci hanno accolto. Molto interessante è stato anche l’incontro che abbiamo avuto dopo con il direttore della clinica e i due psicologi che lo affiancavano. Si sono resi fin da subito disponibili e aperti nel rispondere a tutte le nostre curiosità, rispondendo in modo soddisfacente e chiaro.
(Anonimo)
Io non sono stato particolarmente colpito, ma esperienza originale, giusta e valida
L’esperienza del 28/02/19 rappresenta sicuramente qualcosa di originale e che, al di fuori di un’attività del genere, non ricapita e per questo la trovo valida.
Al di là di una presa di coscienza maggiore non sono stato particolarmente colpito, semplicemente per un discorso di carattere personale.
Rispetto alle aspettative ho trovato semplicemente più facilità nel dialogo di quanto pensassi; ciò che non mi aspettavo era la presenza di alcuni individui che, al di fuori del centro, potevano apparire senza alcun tipo di problematica.
Nonostante, come ho già detto, io non sia rimasto particolarmente entusiasta o colpito da tale tipo di esperienza, ho potuto constatate il contrario nella maggior parte dei miei compagni e per questo motivo penso sia giusta e valida l’apertura del centro nei confronti della scuola.
(Anonimo)
Sensazioni imprevedibili e inaspettate
Mi è piaciuta molto la giornata che abbiamo passato all’interno della struttura Samadi, perché ho potuto osservare da vicino e toccare con mano una realtà che conoscevo, ma che non avevo mai vissuta.
Mi aspettavo ciò che ho visto, ma dal vivo, le sensazioni che ho provato sono state imprevedibili e inaspettate a volte. Quindi questa esperienza mi ha lasciato la consapevolezza dell’esistenza di problemi che avevano le persone che abbiamo conosciuto, e di quanto possa essere difficile conviverci.
Penso che la scuola abbia il dovere di organizzare iniziative come questa, che la maggior parte degli studenti non avrebbe la possibilità o la volontà di fare, sfruttando così le potenzialità della classe come gruppo unito.
(Anonimo)
Abbiamo portato gioia
Mi ha fatto molto piacere vivere questa nuova esperienza alla clinica psichiatrica perché mi ha permesso di confrontarmi con qualcosa di “nuovo” e diverso dal solito.
Prima di andare alla clinica non mi ero fatta un’idea ben precisa di cosa aspettarmi ma non ho trovato nulla di molto diverso rispetto a ciò che avrei potuto immaginare.
Ciò che mi ha colpito di più nella mattinata è stato sentire le persone frequentanti la clinica dire che abbiamo portato “gioia”, sono ospiti molto accoglienti e in noi vedevano loro stessi nel passato.
Questa esperienza mi ha lasciato molto a livello “umanistico”, e oltre alla gioia trasmessa e ricevuta, mi ha permesso di acquisire più sicurezza in me stessa; personalmente non sapevo se sarei riuscita a rapportarmi nella maniera migliore verso gli ospiti, ma è stato più semplice di quanto credessi.
Penso che la scuola debba aprirsi all’esterno e permettere agli alunni di vivere esperienze simili a questa che facciano arricchire sia a livello formativo che umanistico, perché la scuola non può soffermarsi solo sui libri ma dovrebbe insegnare ai ragazzi anche a “vivere” e affrontare ciò che si trova al di fuori.
(Aurora)
La fortuna di stare in salute
Un’esperienza sicuramente particolare, diversa e originale che nella mia vita se fosse dipeso da me sicuramente non l’avrei mai fatta.
Personalmente questa esperienza non mi ha troppo entusiasmato, però, devo dire che una cosa me la ha lasciata: la consapevolezza della fortuna di stare in salute e poter passare le mie giornate in un clima favorevole e in una famiglia che mi vuole bene. Io, comunque, penso che la scuola debba aprirsi all’esterno perché spesso parlare di certe cose non rende quanto poi vederle dal vivo.
(Anonimo)
Una realtà decisamente diversa
Personalmente ritengo molto positiva l’esperienza del 28/2/2019, perché sono stato in grado di conoscere una realtà decisamente diversa da quella che sono abituato a vivere ogni giorno. Posso dire però che non sono rimasto troppo sorpreso dall’incontro con questi signori, perché la professoressa Lucarini ci aveva preannunciato come si sarebbe svolta la giornata e chi, “a grandi linee”, avremmo incontrato.
Ritengo che questa sia un’attività che più classi debbano svolgere in quanto sicuramente ha lasciato qualcosa di assai positivo dentro ciascuno di noi.
(Anonimo)
Questa caduta nell’oblio
L’esperienza del 28/2 è stata probabilmente una delle esperienze più particolare e significativa. Questa giornata mi ha aiutata ad aprire gli occhi verso persone che fino a questo momento avevo “quasi” ignorate. Inoltre grazie a questa esperienza ho capito come le malattie psichiatriche possano distruggere la vita di una persona, che in casi così non riesce neanche ad accorgersi di questa “caduta” nell’oblio. Ciò che mi ha colpito di più sicuramente è vedere persone, consapevoli dei loro problemi, parlarne apertamente, come se parlarne rendesse maggiore la consapevolezza della malattia ma, allo stesso tempo, li aiutasse ad uscire dalla loro realtà.
Prima di arrivare più o meno ho chiesto ciò che mi aspettava, situazioni più gravi dove la malattia e gli psicofarmaci rendono difficili anche le azioni più semplici, e altri con i quali potessi elaborare dei discorsi più o meno complicati.
Secondo me questo genere di esperienze dovrebbe essere proposto con una maggiore frequenza nelle scuole, perché aprirsi agli altri (…) è l’unica cosa importante per noi giovani, ovvero per noi stessi.
(Anonimo)
I malati psichiatrici non sono un pericolo, sono loro ad essere in pericolo
Credo che un’esperienza di volontariato non possa non essere formativa ad un livello più profondo del mero apprendimento teorico: perché ci collega al bisogno del prossimo, perché ci permette di empatizzare con la sofferenza, ad esorcizzare il timore che nella comune ignoranza si attribuisce alla malattia psichiatrica.
Il quotidiano traviamento e disinformazione a cui siamo sottoposti su tale questione ci ha indotto a pensare ai malati psichiatrici come a dei pericoli, e invece un’esperienza diretta delle loro condizioni rivela istantaneamente come siano loro quelli in pericolo, come siano privi delle difese che le convenzioni sociali ci forniscono.
La visita ha riservato senz’altro più sorprese che situazione codificate, ma d’altronde ciò era prevedibile.
Mi ha sorpreso ad esempio, come fosse possibile un sentimento di fratellanza e un istinto di protezione così forte tra alcuni degli ospiti, nonostante la loro condizione che mi avrebbe suggerito un comportamento più distaccato.
Questa esperienza mi ha lasciato sicuramente una coscienza più profonda della malattia psichiatrica, ma soprattutto una rinnovata sensibilità verso chi ne fa esperienza.
La buona riuscita di tale iniziativa, mi fa anche riflettere sull’esigenza di ampliare l’offerta formativa verso un sapere sempre più integrato con l’esperienza pratica e l’attitudine sociale.
(Anonimo)
Un legame, se non d’amicizia almeno di reciproca simpatia
Personalmente ho trovato l’esperienza della Samadi, più che educativa, molto interessante. Ho provato a parlare col maggior numero di persone ricoverate, per curiosità e interesse, di poter sapere il più possibile di quelle persone. Con una in particolare, Licia, ci ho fatto amicizia, mi ha perfino detto perché era ricoverata, io da parte mia gli ho parlato di qualche mio problema, potrei dire che in un’ora o poco più c’ho stabilito un legame, se non d’amicizia almeno di reciproca simpatia.
Un’esperienza molto interessante, che ha molto stimolato la mia curiosità.
(Luca)
Mi sono sentito come entrare nel mondo della psicanalisi
L’esperienza del 28/2 all’ospedale psichiatrico è stata molto bella ma soprattutto costruttiva.
In quell’ambiente ma soprattutto interagendo con i pazienti mi sono sentito come entrare nel mondo della psicanalisi.
Mi ha molto colpito come durante i giochi ogni paziente pur di età adulta, si facesse coinvolgere con la felicità di un bambino. Sono stato anche molto colpito dallo psicologo Romanelli che mi ha trasmesso con la sua capacità nel rispondere alle domande passione per questa branca della medicina.
Penso che la scuola debba incoraggiare molto queste attività, perché a volte molto più interessanti e costruttive della solita lezione tradizionale o solita interrogazione nozionistica. Da questa esperienza che mi ha messo a contatto con una parte che costituisce l’umanità, ne esco più consapevole ma soprattutto più curioso per quanto riguarda lo studio della materia.
Ciò che mi ha fatto riflettere di più è il fatto che l’uomo solo nel 1978 ha capito che questi pazienti sono persone, con dei problemi di psiche, ma pur sempre persone quindi non vanno rinchiusi e privati della loro libertà ma vanno semplicemente aiutati.
(Anonimo)
Forse per vergogna…
L’esperienza è risultata formativa in quanto fa rendere conto a noi ragazzi delle situazioni reali, pur non essendo vicine a noi. In quanto formativa, è necessaria, e qualcosa di necessario non deve per forza piacere. Sono rimasto colpito dalla presenza di alcune persone, in quanto molto capaci di usare la razionalità. A mio avviso queste persone, avendo totale coscienza di sé stessi, pur avendoci detto che avrebbero partecipato ai giochi, non hanno poi più partecipato, forse per vergogna. Non che la loro sia una situazione di cui debbano vergognarsi, ma queste persone forse, proprio per la loro capacità di rendersi conto, a differenza di alcuni più soggiogati, hanno preferito non farsi vedere, considerando la loro situazione una debolezza che non volevano mostrarci.
(Anonimo)
Il distaccamento, dovuto alle medicine
È stata una bella esperienza, molto interessante dal punto di vista sociale, ho capito che le persone con determinati problemi hanno la possibilità di scegliere di essere curati.
Dall’incontro non mi aspettavo di trovare persone che sembravano veramente senza alcun tipo di malattia.
Ciò che mi ha colpito di più è invece il distaccamento, dovuto alle medicine, di molti pazienti.
Inoltre penso che sia molto importante dal punto di vista formativo svolgere attività del genere, per conoscere al meglio la società in cui viviamo e per darci la capacità, una volta formati, di relazionarci al meglio con tutte le persone.
(Anonimo)
Grazie, ragazze e ragazzi!
Le vostre riflessioni mi hanno convinto davvero dell’importanza di far incontrare esperienze tanto diverse, come quelle di giovani (più o meno) spensierati e di persone che lottano nella loro vita contro il disagio mentale.
Dopo aver letto ciascuno dei vostri scritti mi viene da dire due cose: anzitutto che occorre continuare, e magari allargare la proposta ad altre scuole strutturandola per accompagnare ciascun giovane a migliorare l’esperienza; e poi a trovare il modo di “gemellarsi“, di prendersi cura stabilmente gli uni degli altri, i forti dei più deboli.
Ci torneremo sicuramente sopra. Intanto sappiate che vi sono immensamente riconoscente per tutto quello che avete fatto.
Vostro don ugo