Natale 1999

«Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la salvezza» (Prima Lettura). Con tali parole la liturgia di questo giorno solenne ci annuncia il Natale di Gesù, il Signore. La memoria corre istintivamente al giorno in cui Maria riceve il messaggio da Gabriele: «Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù». Il nome Gesù, in ebraico, vuol dire «Jahvé (Dio) salva». La persona di Gesù e la salvezza del genere umano sono intimamente connesse tra loro. Al punto che la tradizione dei padri ha voluto identificare in Gesù il Salvatore per antonomasia. Lui è il Salvatore del mondo.

Non conosciamo quale effetto deve aver fatto su Maria quel nome, Gesù. Certo, Maria non poteva ignorare di trovarsi di fronte ad un nome importante, la stessa presenza dell’angelo confermava l’eccezionalità dell’intervento di Dio. Maria deve dare il suo assenso, deve dire il suo si’ ad una maternità impensabile. Ma più o meno avvertitamente deve dare il suo assenso, il suo sì eterno, ad un nuovo mistero, gravido di conseguenze. La salvezza si fa uomo. Dicendo sì all’angelo, Maria dice sì ad un modo assolutamente inedito di concepire la salvezza: la salvezza si è fatta uomo. L’uomo Gesù, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, è la via della salvezza.

Per inciso. L’angelo Gabriele «se ne partì» da Maria per tornare a Dio. E a Dio riportare il lieto annuncio: ha accettato! In Maria tutto il genere umano ha accettato di concepire e dare alla luce un figlio, l’uomo della salvezza! Dio viene in un certo senso «evangelizzato» dall’angelo. Vangelo vuol dire infatti «buona notizia, buon annuncio». «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace». L’angelo riporta a Dio un sì, un vangelo che pacifica l’uomo con Dio, ed afferma con semplicità che l’uomo è disposto ad accettare l’uomo come via della salvezza.

Ritroveremo l’angelo nella notte della nascita. Ai pastori in veglia dirà: «Vi annunzio una grande gioia: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore». Essi andarono e trovarono il bambino. La salvezza si è fatta uomo, anzi il più piccolo tra gli uomini, il neonato. Il vangelo, la buona notizia è arrivata a Dio attraverso l’angelo: ha accettato! E da Dio il vangelo, la buona notizia è arrivata agli uomini: vi è nato un bambino salvatore!

Nella prima lettera enciclica di Giovanni Paolo II troviamo un formidabile pensiero. Egli prima dice che «Gesù Cristo è la via principale della Chiesa… ed è anche la via a ciascun uomo» (RH 13). Poi conclude: «L’uomo, nella piena verità della sua esistenza, del suo essere personale ed insieme comunitario e sociale – nell’ambito della propria famiglia, nell’ambito di società e di contesti tanto diversi, nell’ambito della propria nazione, o popolo (e, forse, ancora solo del clan, o tribù), nell’ambito di tutta l’umanità – quest’uomo è la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sia missione: egli è la prima e fondamentale via della Chiesa, via tracciata da Cristo stesso, via che immutabilmente passa attraverso il mistero dell’Incarnazione e della Redenzione» (RH 14).

Con la sua Incarnazione, in questo giorno Gesù ha davvero inaugurato un mistero solo in parte comprensibile, e totalmente nuovo. Tutte le strade di Dio conducono all’uomo. Gesù nato a Betlemme ci ha rivelato che per giungere a Dio, per realizzare la salvezza occorre passare attraverso l’uomo. Questa è la meraviglia creduta da Maria. Che, cioè, il Vero Uomo potesse diventare la salvezza dell’uomo.

Oggi, giorno del Natale di Gesù, il Signore, dobbiamo ripetere a ciascuno di noi: uomini e donne del XXI secolo, gioite! La nostra umanità è la via della nostra salvezza, non fuggiamo la nostra umanità! Le nostre debolezze, i nostri limiti, le angosce e le speranze, le lotte, il lavoro, le sofferenze: nulla di tutto questo è estraneo a Dio! Il bambino che abbiamo davanti agli occhi ne è la prova. Dio non ci ha salvato attraverso gli angeli, né con una magia: ci ha salvato appropriandosi della nostra umanità. Ed essa sarà anche la via attraverso la quale noi salveremo questa umanità, l’umanità del XXI secolo.

«Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la salvezza» (Prima Lettura). Come gli angeli sono stati annunciatori di gioia per i credenti, così oggi diventiamo noi angeli di gioia. Lasciamo questa santa celebrazione per tornare alle nostre famiglie, ai nostri amici. Lì incontreremo ancora l’umanità salvata e salvante. Quest’oggi, a questa umanità, portiamo un gesto di gioia. È il Natale di Gesù, il Signore. Amen.