Ancora su intelligenza, cristologia e racconti aprocrifi

Apollo-XIIl professor Meluzzi (@a_meluzzi) twittava stamani uno dei suoi messaggi-esca per stimolare conversazioni tra i suoi followers:

Nel sito di Dagospia veniva riportato l’articolo di Vittorio Sabadin per La Stampa dal sunto eloquente: E Gesù sposò Maddalena. Non è Dan Brown ma un codice in siriaco del 570 d.C., eccetera

A leggere l’articolo, che in realtà è la recensione-presentazione di un libro dichiarato molto vicino al molto fortunato “Codice da Vinci” di Dan Brown e guarda caso pubblicato proprio nell’imminenza del periodo natalizio, la tesi è quella nota: Gesù, della cui vita si ignorano i fatti relativi all’età compresa tra i 12 e i 30 anni, avrebbe sposato Maria, detta Maddalena in quanto originaria del villaggio di Magdala. Naturalmente il racconto siriaco, scritto da uno sconosciuto quasi 6 secoli dopo i fatti, non nomina direttamente Gesù e Maddalena. Preferisce riferire la tenera storia di Joseph che va in sposo ad Aseneth, con la quale genera due figli: Manasseh ed Ephraim. Sta poi al lettore, come affermerebbe l’autore, capire di chi si sta parlando in un codice che va interpretato.

Tutto degno della più prosaica manualistica manovra commerciale: una storia in odore di blasfemia, un mistero svelato, una chiesa che per oscure ragioni tace una verità tanto risaputa, due studiosi in caccia di fama (e, intuisco, di soldi).

Da parte mia sono certo che gli entusiasti delle rivelazioni dei racconti apocrifi non ne hanno mai letto uno. Non hanno mai avuto tra le mani testi nei quali Gesù parla ai draghi o trasforma i compagni di gioco in maiali: altro che nozze con la Maddalena!

Eppure per comprendere il valore dei racconti apocrifi basterebbe una riflessione quasi banale, ma almeno intelligente. Si tratta di testi composti molti secoli dopo i fatti, probabilmente con gli stessi scopi di Simcha Jacobovici, giornalista investigativo israeliano che scrive anche sul New York Times, e Barrie Wilson, professore di ricerche religiose a Toronto, autori del testo recensito su Dagospia: un po’ di antiecclesialismo, un po’ di sete di fama e un po’ di bisogno di denaro. Per intenderci: si guadagna di più a sostenere che l’uomo non è mai stato sulla luna che informare su come ha fatto per andarci (Teoria del complotto lunare).

E in ogni caso, sarebbe come se tra una quindicina di secoli qualcuno, ritrovando i siti web che mettono in dubbio lo storico traguardo dello sbarco lunare, volesse dimostrare che l’umanità ha creduto per un millennio e mezzo ad una frottola.

Intelligenza, ragazzi, intelligenza. Per favore.