Architettura ecclesiale

Contributor: PIALE, Stefano. Author: Rome (Italy) Shelfmark: "British Library HMNTS 10131.h.1." Page: 33 Place of Publishing: Rome Date of Publishing: 1820 Publisher: V. Monaldini Issuance: monographic

Contributor: PIALE, Stefano. Author: Rome (Italy) Shelfmark: “British Library HMNTS 10131.h.1.” Page: 33 Place of Publishing: Rome Date of Publishing: 1820 Publisher: V. Monaldini Issuance: monographic

Il testo usato nell’incontro è scaricabile da qui, ma inizio riportando la mail con la quale ho annunciato l’argomento delle riflessioni al gruppo degli universitari con i quali periodicamente ci incontriamo nella Parrocchia Santa Croce in Gerusalemme a Roma.

Carissimi,
il clamoroso ritardo con il quale mi faccio vivo solo oggi è parzialmente giustificato dalla mia proverbiale pigrizia.

Purtroppo ho avuto contrattempi di varia natura (le batterie di Philae non hanno funzionato bene, a Genova c’è stata l’acqua alta, Putin ha lasciato il G20 in anticipo e io avevo terminato il latte per colazione). So che comprenderete :)

Spero che tutti siate rimasti impressionati dalla cornice maestosa dell’incontro del mese scorso. Proprio per tale ragione ho pensato che domani sarebbe utile aprire un nuovo filone di riflessioni: architettura ecclesiale. E qui mi pare di scorgere qualcuno che gongola all’orizzonte…

Paolo (ahem, l’altro, quello di Tarso…) scrivendo ai Corinzi (1Cor 3,10) dice di aver posto il fondamento della loro fede “come un sapiente architetto” (modestino…). Per quanto la Scrittura non si addentri sull’argomento, preferendo temi più umili come l’agricoltura e la pastorizia, è interessante che Isaia veda un futuro roseo per Gerusalemme in quanto il Signore stesso la rinnoverà come architetto e poi se la sposerà (Is 62,5). E la lettera agli Ebrei spiega la vicenda di Abramo, straniero in terra propria, come una lunga attesa della “città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso” (Eb 11,10).

ORA un pizzico di sana curiosità su una città tanto desiderata, amata, costruita, riedificata e infine pure sposata (alla faccia dei sostenitori del matrimonio tra UN uomo e UNA donna…) penso non sarebbe fuori luogo.

Tutto questo – ed altro ancora – ci attende domani sera.

 

La città è un’allegoria per la Chiesa e il filone di riflessioni che vorrei aprire riguarda il Concilio Vaticano II, sul quale tempo fa scrissi un articolo di presentazione, al quale rimando per ogni altra informazione. In particolare mi interessano due documenti: Lumen Gentium (costituzione dogmatica sulla Chiesa) e Gaudium et Spes (costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo). L’intenzione di utilizzare i testi del Concilio Vaticano II per un percorso di riflessione e di preghiera nasce da quella che ritengo un’esigenza insopprimibile dell’essere credenti del terzo millenio cristiano: conoscere, approfondire, pregare, convertirsi a partire da quanto “lo Spirito dice alle Chiese” (Ap 2,7..).

La presente riflessione prende spunto dal numero 6 della Lumen Gentium che riproduco integralmente.

Le immagini della Chiesa

6. Come già nell’Antico Testamento la rivelazione del regno viene spesso proposta in figure, così anche ora l’intima natura della Chiesa ci si fa conoscere attraverso immagini varie, desunte sia dalla vita pastorale o agricola, sia dalla costruzione di edifici o anche dalla famiglia e dagli sponsali, e che si trovano già abbozzate nei libri dei profeti.

La Chiesa infatti è un ovile, la cui porta unica e necessaria è Cristo (cfr. Gv 10,1-10). È pure un gregge, di cui Dio stesso ha preannunziato che ne sarebbe il pastore (cfr. Is 40,11; Ez 34,11 ss), e le cui pecore, anche se governate da pastori umani, sono però incessantemente condotte al pascolo e nutrite dallo stesso Cristo, il buon Pastore e principe dei pastori (cfr. Gv 10,11; 1 Pt 5,4), il quale ha dato la vita per le pecore (cfr. Gv 10,11-15).

La Chiesa è il podere o campo di Dio (cfr. 1 Cor 3,9). In quel campo cresce l’antico olivo, la cui santa radice sono stati i patriarchi e nel quale è avvenuta e avverrà la riconciliazione dei Giudei e delle Genti (cfr. Rm 11,13-26). Essa è stata piantata dal celeste agricoltore come vigna scelta (Mt 21,33-43, par.; cfr. Is 5,1 ss). Cristo è la vera vite, che dà vita e fecondità ai tralci, cioè a noi, che per mezzo della Chiesa rimaniamo in lui, e senza di lui nulla possiamo fare (cfr. Gv 15,1-5).

Più spesso ancora la Chiesa è detta edificio di Dio (cfr. 1 Cor 3,9). Il Signore stesso si paragonò alla pietra che i costruttori hanno rigettata, ma che è divenuta la pietra angolare (Mt 21,42 par.). Sopra quel fondamento la Chiesa è costruita dagli apostoli (cfr. 1 Cor 3,11) e da esso riceve stabilità e coesione. Questo edificio viene chiamato in varie maniere: casa di Dio (cfr. 1 Tm 3,15), nella quale cioè abita la sua famiglia, la dimora di Dio nello Spirito (cfr. Ef 2,19-22), la dimora di Dio con gli uomini (cfr. Ap 21,3), e soprattutto tempio santo, il quale, rappresentato dai santuari di pietra, è l’oggetto della lode dei santi Padri ed è paragonato a giusto titolo dalla liturgia alla città santa, la nuova Gerusalemme [5]. In essa infatti quali pietre viventi veniamo a formare su questa terra un tempio spirituale (cfr. 1 Pt 2,5). E questa città santa Giovanni la contempla mentre, nel momento in cui si rinnoverà il mondo, scende dal cielo, da presso Dio, « acconciata come sposa adornatasi per il suo sposo » (Ap 21,1s).

La Chiesa, chiamata « Gerusalemme celeste » e « madre nostra » (Gal 4,26; cfr. Ap 12,17), viene pure descritta come l’immacolata sposa dell’Agnello immacolato (cfr. Ap 19,7; 21,2 e 9; 22,17), sposa che Cristo « ha amato.. . e per essa ha dato se stesso, al fine di santificarla » (Ef 5,26), che si è associata con patto indissolubile ed incessantemente « nutre e cura » (Ef 5,29), che dopo averla purificata, volle a sé congiunta e soggetta nell’amore e nella fedeltà (cfr. Ef 5,24), e che, infine, ha riempito per sempre di grazie celesti, onde potessimo capire la carità di Dio e di Cristo verso di noi, carità che sorpassa ogni conoscenza (cfr. Ef 3,19). Ma mentre la Chiesa compie su questa terra il suo pellegrinaggio lontana dal Signore (cfr. 2 Cor 5,6), è come un esule, e cerca e pensa alle cose di lassù, dove Cristo siede alla destra di Dio, dove la vita della Chiesa è nascosta con Cristo in Dio, fino a che col suo sposo comparirà rivestita di gloria (cfr. Col 3,1-4).

Galleria d’immagini
  • Le immagini. Il potere evocativo delle immagini: arrivano dirette nel nostro inconscio, emozionano, fissano nella storia, memorizzano, aiutano a condividere. La galleria mostrata dal Concilio per capire la Chiesa propone 4 immagini principali:

    • La pastorizia. L’immagine è desunta dalla condizione primordiale dell’uomo addome­sticato, che per sopravvivere ha allevato bestiame. Evoca il sacrificio e l’affetto tra pa­store e gregge. Punti di forza: semplicità, immediatezza, romanticismo. Punti di debolez­za: distanza culturale.

    • L’agricoltura. L’uomo è cresciuto, da nomade diventa stanziale, inizia a coltivare il suo­lo. L’immagine evoca la cura, la perizia, la fatica per ottenere i frutti sperati. Punti di for­za: universalità, studiosità, esperienza. Punti di debolezza: imponderabile sproporzione tra impegno e risultato.

    • L’edilizia. La fase più recente (e breve) della vicenda umana: l’urbanesimo. L’uomo si è trasformato in progettista e costruttore della città dove abita, con la complessità delle sue relazioni. Punti di forza: sfida, progettualità, collaborazione. Punti di debolezza: disper­sione nell’anonimato.

    • La famiglia. Con le immagini della vita familiare, in particolare quella sponsale e quella materna, sembra raggiunto il vertice della consapevolezza umana. L’uomo, non più pre­occupato della sua sopravvivenza né della sua affermazione sul creato né del suo biso­gno di difendersi e creare i suoi spazi, si dedica alla sua profonda esigenza di amore. Punti di forza: personalizzazione, altruismo, apertura alla vita. Punti di debolezza: il “clan”.

  • La Chiesa. Le immagini riflettono diverse identità di Chiesa, che forse possono convivere tra loro perché non si elidono a vicenda. Tuttavia manca ancora un passaggio, che anticipia­mo, quello del “popolo di Dio” per completare il quadro della presentazione.

  • Ontogenesi spirituale. Forse pure questo è il caso in cui l’ontogenesi (spirituale) di ogni persona segue la filogenesi (biblica): dalla spiritualità del “pastore-gregge” a quella dell’“agricoltore-campo” per passare a quella dell’“architetto-edificio” e giungere alla spiri­tualità dello “sposo-famiglia”. Ma dobbiamo verificarlo.

Quale tipo di spiritualità stai cercando?
  • Sarebbe interessante chiedersi che tipo di spiritualità ecclesiale avverto più vicina: mi piace abbandonarmi ed essere guidato? Mi piace lavorare con tenacia e sforzo il mio terreno inte­riore? Mi piace partecipare insieme agli altri a progetti sfidanti per la costruzione dei nostri spazi? Mi piace sentirmi accolto in un ambiente familiare?

  • Quale ruolo svolge il Signore nella mia spiritualità? Cosa mi attendo dalla sua azione su di me? Cosa mi attendo dalla nostra collaborazione?

  • Quale tipo di spiritualità sto cercando? Sono alla ricerca di sopravvivenza spirituale? O fati­co e mi sforzo per arrivare a qualche virtù? Oppure vorrei percorrere la strada della condivi­sione e del servizio? O desidero realizzare tranquillizzanti rapporti umani ed affettivi? Oppure….?