Chiamatelo anno nuovo vita nuova
Ha attirato la mia attenzione quando la voglia di rottamare ha messo in soffitta i vecchi, anche se qualcosa di buono l’avevano fatta pure loro, come avevano potuto e saputo farla.
Il modo, sgraziato e arrogante, in cui è stato licenziato il governo Letta non mi è piaciuto, ma andiamo avanti.
Marino sindaco è apparso da subito una iattura, terminata peraltro davanti ad un notaio, cosa non proprio edificante; ma manteniamo la fiducia.
Candidare Giachetti, brava persona per carità, ma cannarolo già rottamato ai tempi di Rutelli mi è sembrato più uno scherzo che una scelta politica. E cominciammo a vacillare.
Colla revisione costituzionale e successivo referendum mi diventa chiaro che la distanza tra partito ed elettorato è oramai abissale. Non nascondo più le mie critiche severe: che c’entravano i poveri Masai a sostegno del #SÌ?
Aver confermato nel nuovo governo gli artefici della disfatta mi è sembrata idea incomprensibile di una strategia politica sbandata: da quando in qua squadra che perde non si cambia?
Peraltro una nuova ministra, di gran lunga meno titolata del suo predecessore al decisivo dicastero dell’istruzione e della ricerca, ha palesemente mentito su una sua qualità accademica senza sentire il dovere di chiedere scusa e di trarne le conseguenze. Imbarazzante.
Chiamatela goccia che fa traboccare il vaso, chiamatelo pretesto, chiamatelo anno nuovo vita nuova, pensate quello che vi pare.
Spiacente. È arrivato anche per me il momento di dire basta e di lasciarvi al vostro destino. Alla mia età posso pretendere che non vengano offese memoria e intelligenza di chi vi ha sostenuti.
Nessuno schieramento politico può arrogarsi la presunzione d’essere l’unica speranza dell’elettorato. Mi guarderò attorno e cercherò persone che abbiano maggiore umiltà e dignità per amministrare la cosa pubblica. Auguri a me. Auguri a voi.