Cosa resterà
Nel 1989 una indimenticata Mia Martini partecipò al festival di Sanremo con la canzone Almeno tu nell’universo che, come da tradizione delle canzoni più belle del Festival, non vinse pur conquistando il premio della critica.
Nello stesso festival al quindicesimo posto si piazzò Raf con Cosa resterà degli anni ’80 (NB: nel testo cantato, per via del tempo musicale, compaiono le parole del titolo allungate però di una sillaba, risultando “cosa resterà di questi anni ottanta“). Si stava chiudendo un decennio di enormi cambiamenti planetari e la domanda era più che legittima. Una canzone leggera per un tema affatto scontato.
Parafrasando il testo di Raf, ci si potrebbe chiedere: cosa resterà di questi sette anni. Ma quali?
Dall’Ungheria al Vaticano
La sorpresa giunge nel sabato dopo Pasqua: Angelo de Donatis, vicario generale della Diocesi di Roma dal 2017 e cardinale dal 2018, viene chiamato da Papa Francesco a ricoprire l’incarico di Penitenziere in Vaticano.
Il Cardinale era appena rientrato da un viaggio in Ungheria (qui) dove aveva guidato vescovi, preti e diaconi della Diocesi di Roma per “[vivere] due dimensioni molto belle: una è quella della fraternità, perché dopo Pasqua alcuni giorni trascorsi insieme ci aiutano a rinsaldare il legame fraterno. L’altro è l’incontro con un’altra realtà ecclesiale, che è sempre fonte di arricchimento“.
Ad accoglierlo l’assoluta novità rispetto alla quasi totalità dei suoi predecessori, Poletti, Ruini, Vallini per citare solo gli ultimi tre. Infatti a parte i pochi vicari generali di Roma che si sono dimessi o sono diventati papi, la maggioranza o sono deceduti durante la carica o si sono ritirati per raggiunti limiti di età. Per trovare il più recente cardinale vicario che ha lasciato l’incarico per un’altra destinazione occorre tornare al 1880, a Raffaele Monaco La Valletta nominato camerlengo del Collegio cardinalizio.
La lettera di congedo di de Donatis dalla Diocesi (qui) con il riferimento ad andare dove non si vuole per obbedire a qualcuno è solo l’epilogo di un processo che riflette il percorso degli ultimi tempi. In precedenza, infatti, il porporato aveva già fatto cenno ad una diminuzione evangelica a cui si preparava (qui) che non era passata inosservata. Soprattutto dopo la zampata pontificia di un anno fa.
Le zampate del Papa
Papa Francesco ci ha abituati alle sue zampate (qui). Molti si sono chiesti i motivi del gelo tra il Vicario di Cristo e il Vicario Generale del Vicario di Cristo. Solo i diretti interessati potrebbero risultare illuminanti al riguardo. Noi possiamo basare le nostre speculazioni su alcuni fatti o aneddoti che hanno contrassegnato i rapporti tra i due.
2013 | Il colpo di fulmine | Bergoglio incontra de Donatis in casa di Becciu, un Giovedì Santo a pranzo. Ne è fulminato! |
2014 | L’innamoramento | Bergoglio chiede a de Donatis di predicare gli Esercizi Spirituali a lui e alla Curia vaticana. È un trionfo! |
2015 | Il fidanzamento | Bergoglio elegge de Donatis a vescovo ausiliare della Diocesi di Roma. Durante l’ordinazione episcopale gli dice: “Nella Chiesa di Roma vorrei affidarti i presbiteri, i seminaristi… Tu hai questo carisma“ |
2016 | La corte |
De Donatis pubblica il suo primo libro dal titolo “Nulla è più dolce dell’amore“ |
2017 | Il matrimonio | Bergoglio sceglie de Donatis come suo Vicario Generale successore di Vallini |
2018 | L’apoteosi | Bergoglio crea cardinale de Donatis nello stesso concistoro in cui crea cardinale Becciu |
2019 | L’attesa |
De Donatis, dopo aver rapidamente rinnovato consiglio episcopale e curia, aggancia la pastorale con proposte sulle quali Bergoglio non dice nulla (qui) |
2020 | Le sorprese |
Inizia la pandemia, Bergoglio fa leggere a de Donatis una sua riflessione sull’amarezza dei preti (qui) e fa fare marcia indietro al suo Vicario Generale nella confusione delle direttive diocesane sulla pandemia (qui) |
2021 | L’impazienza |
Bergoglio prende carta e penna e fa proposte precise per la sua Diocesi (qui) e (qui) |
2022 | La crisi |
Bergoglio non scrive più niente di ufficiale al suo Vicario e non partecipa ai soliti incontri, elegge vescovo Reina il quale non appartiene alla Diocesi di Roma, scoppia il caso Rupnik che de Donatis sembra difendere |
2023 | Il gelo |
Bergoglio pubblica la nuova Costituzione Apostolica che riforma la Curia diocesana di Roma, Reina è il Vicegerente che deve riferire direttamente al Papa, il Vicario Generale è di fatto commissariato |
2024 | La separazione |
Tra sorrisi e letterine, Bergoglio separa il destino della sua Diocesi da quello di de Donatis |
Non è difficile comprendere che il matrimonio tra Bergoglio e de Donatis è finito un po’ meno peggio di quello tra Bergoglio e Becciu, che di de Donatis è stato mentore. Il bene che tutti gli attori hanno fatto nella loro vita e nel loro ministero è destinato a durare nel tempo, perché quello porterà frutti indipendentemente dai destini personali.
Di sicuro Bergoglio ha riflettuto su un rapporto deteriorato e sul bene di una Diocesi in attesa, pure lei, di Sinodo e di Giubileo. La scarsa consistenza delle attività pastorali della sua Chiesa lo avranno senz’altro consigliato di provvedere in tempo, prima degli appuntamenti di fine anno, affidando a un nuovo Vicario il compito di mettere mano a numerosi dossier rimasti in ritardo.
L’ultima zampata comunque è stata quella di privarsi del suo Vicario Generale senza dargli l’opportunità di fare il passaggio di consegne con un successore, che tutti ignoriamo chi possa essere… o quasi…
Aspirate ai carismi più alti
Bergoglio è però un gran motivatore, quando si impegna come in questo caso. Nominando de Donatis Penitenziere Maggiore (il sito della Penitenzieria non è ancora stato aggiornato, avendo dato la notizia nel weekend i pochi impiegati saranno sicuramente fuori, riporta ancora il nome di Piacenza) lo ha messo a capo di un ministero senza portafoglio ma gli ha dato il grande privilegio di concedere dispense da irregolarità, di sanare matrimoni, di stabilire indulgenze e di avere tra i suoi predecessori cardinali divenuti papi, come Pio VIII, Clemente VIII, Giulio II, ma soprattutto divenuti santi, come Carlo Borromeo.
Quindi possiamo concludere che de Donatis potrà continuare ad aspirare a carismi ancora più alti di quelli riconosciuti in precendenza in lui e Papa Francesco gli ha dato l’opportunità di metterli in evidenza.
E ora cantiamo tutti insieme: “Cosa resterà di questi sette anni“.
Fonte: Youtube