Dio è mio aiuto

Esercizi Spirituali – Figlie della Chiesa, Domus Aurea, Ponte Galeria (RM)
Omelia del martedì della XXV Settimana del Tempo Ordinario – Anno I 

Letture

La prima lettura di Esdra ci riporta a Gerusalemme all’epoca nella quale venne “ritrovata” la parola di Dio, si ripristinò il culto del tempio e si riprese un fervore religioso che era stato in parte trascurato.

Anche il vangelo parla di parola di Dio e della sua pratica.

Le due pagine mostrano un segno di continuità nella fede in Dio, accanto a note peculiari che devono essere sottolineate.

Fin dal significato del suo nome, Esdra ci riconduce all’interno di un percorso di spiritualità: “Dio è mio aiuto”. Circa nel 400 a.C. sono ancora numerosi gli ebrei a Babilonia e Dario acconsente alla richiesta dello scriba Esdra di riportare il suo popolo nella sua terra. Il Signore è davvero dalla sua parte e lo “aiuta”.

Lo aiuta anche a ritrovare il fervore verso la parola di Dio. La ricostruzione materiale del Tempio, la costruzione della città, l’organizzazione sociale e politica, sono tutte azioni che prendono avvio e confluiscono verso il momento in cui lo scriba Esdra prende il rotolo della Torah, lo legge e lo spiega.

Il passato è ricco di momenti nei quali il senso religioso sembra essersi offuscato e i persecutori sembrano avere il sopravvento. Ma “Dio aiuta”, sembra dire la storia di Esdra. Aiuta l’uomo a non perdersi e a non perderLo. A ritrovarlo nelle sue parole e nella fedele docilità di alcuni uomini e di alcune donne che hanno saputo coraggiosamente porsi alla guida del popolo.

Nella nostra epoca non mancano segnali di grande speranza. Il risveglio religioso al quale assistiamo per certi aspetti, sia dentro che fuori la chiesa, testimonia che il cuore dell’uomo non può restare senza un riferimento all’affascinante mondo di Dio. Persino quei gesti di ricostruzione della vita sociale, economica, politica, l’aspirazione degli uomini alla giustizia, alla convivenza fraterna, al riconoscimento dei diritti umana possiedono un valore “religioso”. Le ombre non mancano; l’uomo ipertecnologico dei nostri giorni è anche quello capace di rifugiarsi nell’astrologia o nella magia. I conflitti tra le nazioni si sono raffinati, sia per l’uso di armi di distruzione di massa sia per la parzialità delle visioni politiche. In generale la vita religiosa e interiore, la coscienza illuminata dalla fede, non partecipa più alla vita sociale, anzi ne è esclusa a priori, oppure se ne teme la presenza perché spesso viziata da fondamentalismi e violenze.

In molti cristiani si è fatta strada la sensazione di vivere in esilio, emarginati e perseguitati come lo fu il popolo di Israele. Sembra necessario al nostro tempo invocare un nuovo “Esdra – Dio è mio aiuto” che faciliti il ritorno nella patria. Ma come convincere il mondo che tornare a Dio, “ritrovare” la sua parola, ricostruire la città degli uomini nella quale la convivenza pacifica possa accogliere la presenza del Signore sono tutte cose “buone”?

“Dio è mio aiuto”. Non dobbiamo dimenticare che il popolo di Israele in esilio seppe sfruttare a vantaggio di Dio quella situazione, portando la conoscenza del Signore in mezzo ad altri popoli. Saranno molti quelli che possono stupirsi della rivelazione di Dio, di un Dio per qualcuno sconosciuto per altri dimenticato, dalla testimonianza viva, fedele ed efficace dei cristiani. Proprio perché dispersi in un esilio politico, sociale, culturale.

Questo però è impossibile senza una reale conversione al Signore e la confessione che “Dio è mio aiuto”. Nella sequela e nell’ascolto della sua parola troviamo il conforto nei momenti di difficoltà e anche il conforto nella fede. Di sicuro, anche grazie al vangelo, possiamo riconoscere che tutto vuole il Signore, fuorché un’accoglienza esteriore, di facciata, e formale della sua parola.

Non sappiamo perché Maria e i parenti di Gesù lo cercassero. Forse temevano che la folla potesse in qualche modo averlo sequestrato e si sentivano in dovere di andarlo a visitare, ad aiutare. Il messaggio del Signore è chiaro pure in questo caso. I suoi intimi sono coloro che ascoltano e mettono in pratica la parola di Dio. Dalle parole di Gesù risulta l’attenzione particolare che egli riserva ad una parola non fatta di parole ma di fatti. Perché la parola di Dio, capace di commuovere fino alle lacrime, di estasiare, di far provare emozioni vibranti, come e più di una lirica o di un canto che penetrano nel cuore, racchiude un potere creativo, attivo ineludibile. Anzi, proprio quel suo potere fa della parola di Dio lo strumento unito al suo pensiero, il Logos, al suo desiderio, l’Eros, al suo amore, lo Spirito, alla sua Energia.

Ricostruzione religiosa dei fondamenti umani, delle società e delle culture, il ritorno in patria del credente, la vittoria sulle condizioni infraumane nel mondo, non può avvenire senza questo consapevole e attento ascolto e pratica della parola divina. Nell’intimità con il Signore – una parentela di elezione – sentirsi interpellati e chiamati all’azione è il motivo della nostra gioia. Mentre preghiamo perché nel mondo la pace prevalga sulle tendenze disgregatrici delle forze del male, invochiamo su di noi l’aiuto di Dio.

Dio è il mio aiuto. Guidi lui i miei passi, sostenga lui la mia sincera ricerca della sua presenza, mi spinga a servirlo fruttuosamente nei fratelli.