Don Gennaro Antonini, nella memoria del cuore

Fare memoria nella Diocesi di Roma, ricordare quanti hanno contribuito ad edificarne la fede. Non è solo un omaggio al passato, è soprattutto gratitudine, ricerca di continuità, scuola di rinnovamento sapiente. Ringrazio suor Elisa per la sua testimonianza limpida e commossa dell’anima missionaria di don Antonini, parroco romano.


Don Gennaro Antonini, nella memoria del cuore
Elisa Carta

 
È per me un vero piacere, rivisitare la memoria del mio cuore nel ricordo del caro Don Gennaro Antonini, parroco per lunghi anni, della Parrocchia di Santa Paola Romana in Balduina.

Ho conosciuto Don Antonini negli anni settanta durante il mio soggiorno romano per ragioni di studio. Lo avvicinai personalmente per dare la mia disponibilità per un modesto aiuto in Parrocchia. Ebbi l’impressione, a prima vista, d’incontrare una persona fredda e scostante, forse a causa del suo carattere timido e schivo. Con il passar dei giorni, ne scoprì il valore, lo zelo pastorale, la sua intelligenza e la sua preparazione, non solo musicale. Intanto, con una maggiore conoscenza, cresceva pure la stima e l’apprezzamento scambievole.

Passarono gli anni in una buona collaborazione, ma intanto venne per me la chiamata missionaria entusiasmante, ma anche sofferta per ragioni diverse. La vicinanza di Don Antonini fu fondamentale per me in quanto m’incoraggiò tanto promettendomi d’impegnarsi per aiutarmi nel mio lavoro missionario. E così fu per lunghissimi anni.

Il 6 gennaio 1977, solennità dell’Epifania, durante la Messa parrocchiale delle 19, le mie due consorelle, Sr Angela, Sr Anna ed io stessa, ricevemmo dalle mani di Don Antonini, il Crocifisso dei missionari e l’invio ufficiale benedetto da Dio, dai Superiori e dalla preghiera della nostra fraternità e di tutta la Parrocchia di Santa Paola, largamente rappresentata in quell’Eucaristia solenne ed emozionante. Quante lacrime!!! In quell’occasione, il compianto amico Angelo Ferabecoli, ci dedicò una bella poesia che piacque tanto anche a Don Antonini. Grazie Angelo!

Tre piccole donne

Le vedo salire i gradini dell’altare
e nei loro volti sorride il Cristo.

Tre piccole donne
sferzano con la loro dolcezza il nostro egoismo.
Il loro sì, silenzioso e deciso all’invito del Signore
di amare chi, nelle terre del Togo è il più povero
entra nella mia carne, spezza le mie vuote parole d’amore.

E la mia tranquillità, fatta di abitudini di sempre,
di rinvii, di spreco di talenti,
equilibrio delicato di compromessi giornalieri,
si rompe di fronte a questa fede solare.

Guardo i tre visi per scorgervi la tristezza del distacco:
forse cadono lacrime, ma l’amore del Cristo le asciuga
e riempie gli occhi e la bocca di una gioia radiosa.

E voglio anch’io volare, sentire il soffio di Dio sulla mia pelle
e gettarmi nella vita per servire ed amare i fratelli.

Grazie Elisabetta, grazie Anna, grazie Angela:
ho incontrato il Signore attraverso di voi e mi ha sorriso.
Angelo

Il giorno dopo, la partenza in treno, da Termini, per Parigi. Tanti amici vennero a salutarci alla stazione, anche Don Antonini che, con gli occhi lucidi e la commozione evidente, c’incoraggiava e benediceva. Grazie Don! Sì, grazie per l’incoraggiamento e l’aiuto economico che da subito ci hai offerto.

Grazie per tutte le volte che mi hai scritto dandomi notizie tue e della parrocchia.

Grazie per le volte che sei venuto a trovarci, anche per portarci dei valigioni pieni di viveri in quanto la “fame vera” bussava forte anche alla porta della nostra povera casa della missione nel villaggio di Niamtougou nel nord del Togo.

Grazie perché nella tua prima visita nell’agosto 1980, vedendo la situazione sanitaria del villaggio di Yaka, ti sei impegnato ad aiutarci per realizzare un piccolo centro sanitario (dispensario) inaugurato poi nel 1985, alla tua presenza. Grazie perché in questo dispensario tante persone, specialmente bambini, hanno avuto, ed hanno ancora, accesso alle cure di prima necessità, arginando le morti precoci per malattie curabile e le febbri malariche. Grazie! La foto del mosaico di Santa Paola Romana troneggia ancora nel dispensario di Yaka che porta il nome di “Jean Paul II “ in ricordo della sua visita in Togo e nella regione del nord, nel 1986.

Grazie a te, Don Antonini, e grazie ai parrocchiani tutti, per la gara di solidarietà che, per circa 20 anni, fino al tuo ritorno a Dio, hai allargato il tuo cuore ad una carità senza limiti per gli ammalati, i poveri, i bimbi e i ragazzi del nostro villaggio e poi di altri villaggi ancora.

Grazie perché hai sempre sentito tua e della Parrocchia, questa nostra missione prendendo a cuore tanti progetti che, grazie a Dio e a te, si sono potuti realizzare.

Poi, il mio rimpatrio perché le febbri malariche mi avevano davvero reso irriconoscibile. Ricordi? Eri all’aeroporto ad attendermi e non mi riconoscesti. Ero proprio ridotta male!

Intanto, con il riposo e le cure adeguate, riprendevo le forze, ma il virus del mal d’Africa s’imponeva … Ormai non riuscivo a pensare ad altro. Allora, con il carissimo Don Ugo, organizzammo il primo viaggio con 22 ragazzi universitari, che venne nominato: “Operazione Gomena”, dai versi di Marco Garzonio che ci avevano ispirato:

“Raccogli questa gomena
che lancio al caro, saldo approdo silenzioso
nelle tue rive aperte e impervie…
Dentro
mi scopro a dirti, quasi in
orazione, quel che un giorno,
senza una parola, dirti vorrebbe
ogni mio gesto. Intanto…
bruciano lente le ore
dell’attesa”

Anche in quest’occasione, durante la solenne celebrazione eucaristica d’invio, fu Don Antonini a darci il Crocifisso dei missionari. Grazie!

Poi, tanti altri viaggi seguirono e nacque l’associazione Se.A.Mi. ONLUS, della quale Don Antonini era veramente fiero perché essa ha portato, e porta ancora oggi, tanti frutti di bene in diversi Paesi dell’Africa.

Poi, la malattia, le varie peregrinazioni del nostro Don Gennaro in strutture varie e infine l’ultimo ricovero. Nel periodo della sua malattia, andavo a trovarlo ovunque si trovasse. All’inizio di ottobre 2005 le sue condizioni si aggravarono. Il 3 ottobre andai a trovarlo in ospedale e stetti con lui un bel momento. Il 4 ottobre mi mandò a chiamare. Lo trovai affaticato e con l’ossigeno. Con una voce flebile, ma decisa, mi disse: “Ti ho mandato a chiamare per dirti, e lo dirai anche ai ragazzi a mio nome, che, nonostante tutto, non dovete cessare o stancarvi mai di aiutare i bambini del Togo, io continuerò a farlo…”. Lo rassicurai. Poi mi chiese di pregare con lui e infine lo abbracciai. Chiuse gli occhi. Penso siano state le sue ultime parole…quasi un testamento, perché nel corso della notte si addormentò nel Signore, mentre si concludeva la festa liturgica di San Francesco d’Assisi, il Santo del suo cuore.

Quel giorno, tornando a casa, fui raggiunta da una missiva urgente che arrivava dal Togo. In una lettera debordante di angoscia, consegnatami dal Vescovo di Sokodè, mi si chiedeva la partecipazione economica per la costruzione di un Liceo per trattenere i ragazzi che scappavano dalla regione per trovare fortuna altrove, ma in tanti, tornavano con malattie gravi che, in poco tempo, li portavano alla morte. Il parroco si diceva addolorato e stanco di accompagnare giovani alla sepoltura.

Con i ragazzi decidemmo di lanciare questo progetto in occasione delle esequie di Don Antonini. In un anno raccogliemmo i fondi necessari ed oggi a Kamboli, diocesi di Sokodè nel nord del Togo, abbiamo un liceo che si chiama “Liceo Don Gennaro Antonini”. Grazie di cuore. Grazie ancora a te Don Antonini che, anche nel tuo testamento scritto, hai pensato ai bambini dell’Africa. Ma tu sei morto povero lasciando a noi l’eredità della tua generosità per i bambini poveri che ti hanno sicuramente meritato l’abbraccio misericordioso del Signore accompagnato dalle parole evangeliche: “…entra nel gaudio del tuo Signore”.

Laudate e benedicete mi Signore
e ringraziatelo e serviteli
cum grande umilitate” (S.Francesco d’Assisi)