Elezione del Presidente e canna del gas
Non voglio fare il guastafeste.
Stefano Rodotà è stato presentato come il candidato ideale alla Presidenza della Repubblica, un garante di tutti gli italiani. Il suo nome si è imposto grazie al Movimento 5 Stelle, dopo le “quirinarie”. Rodotà si è anche dichiarato lusingato di essere stato al centro dell’interesse dei social networks. Il disfatto PD piange lacrime di coccodrillo e qualcuno si pente di non averlo votato. Pochi ricordano che alle “quirinarie” del M5S avevano diritto a partecipare 48.282 “cittadini” (circa un millesimo, sì un millesimo, del corpo elettorale italiano), tutti elettori del Movimento stesso e che Rodotà è una terza scelta, dopo la Gabanelli e Gino Strada. Con questi numeri e queste performances io non me la sento di riconoscere a Rodotà quel ruolo di “garanzia” sbandierato da chi lo ha sostenuto e fossi in lui non insisterei troppo sul ruolo dei social networks, che rischia di indurre valutazioni errate.
Vorrei sottolineare il fatto che il web non offre nessuna garanzia di autenticità delle manifestazioni di approvazione, come anche di quelle di disapprovazione. È sufficiente infatti una mezza dozzina di spammer a tempo pieno per riempire forum, social network, Facebook, Twitter e chi più ne ha più ne metta, di messaggi e commenti. Diffido in modo pregiudiziale di questo tentativo di fare politica. Esattamente come diffido delle manifestazioni di piazza con striscioni a tutte le ore. Sono risaputi i metodi utilizzati da molte organizzazioni per agitare la piazza. Per questa ragione esiste, oserei dire come antidoto, la politica rappresentativa. Ne abbiamo abusato o non abbiamo saputo utilizzarla al meglio, ma dovrebbe essere proprio lei a sottrarre agli umori variabili di una plebe senza cervello (“Il popolo non ha testa”) le scelte determinanti per un intero popolo (non 48.282 elettori, ma 60 milioni di persone più le generazioni a venire).
Il Presidente Napolitano nei sette anni del suo primo mandato ha dimostrato grande equilibrio e ha dato lustro all’Italia. Politico di lungo corso, spesso in dissenso con il suo vecchio partito, il Partito Comunista Italiano, ha dato prova di essere un pensatore capace di autonomia e capace di prendere decisioni.
La sua nuova elezione ha certificato il fallimento della politica partitica, decretando peraltro la fine del Partito Democratico, nato proprio dalle ceneri di quello nel quale è cresciuta l’esperienza politica di Napolitano.
Ma c’è una questione che non deve essere sottovalutata. Nel novembre del 2011 fu lui a chiedere a Mario Monti di formare un governo che riuscisse a tirare fuori l’Italia dalle secche dei problemi che si stavano accumulando. La risposta parlamentare fu plebiscitaria, Monti ottiene non una ma decine di fiducie, per ciascuno degli scomodi provvedimenti che si è trovato costretto ad assumere. Poi il giocattolo si è rotto e improvvisamente Monti è diventato il mostro pseudo-politico al quale si è persino attribuito lo stato di prostrazione dell’economia nazionale.
Napolitano è stato eletto con 738 voti. Un altro plebiscito. Non rimarrà al Quirinale molto a lungo (“La carta di identità conta”), esattamente come era previsto che non rimanesse a lungo Monti a Palazzo Chigi. Anche Napolitano sarà costretto ad assumere provvedimenti scomodi, e nel suo precedente settennato ci ha dimostrato di non sottrarsi mai dal farlo.
Sbaglierò, ma ho come l’impressione che la memoria dei parlamentari (e del popolo italiano) sia molto corta, non vada oltre una mezza legislatura e se tanto mi dà tanto tra qualche mese saranno pochi quelli che ringrazieranno Napolitano per aver accettato il secondo mandato.
Il prossimo Presidente? Tra qualche mese, i partiti si prendono tempo. Bruciato Marini, bruciato Prodi, Bonino (giustamente) manco presa in considerazione, Rodotà non ne parliamo, pochi nomi restano spendibili. Auspicabile una Cancellieri, Amato ultima spiaggia (proprio lui che in una drammatica seduta del Parlamento di 20 anni fa disse: la mia esperienza di governo segna la fine della mia esperienza politica).
Dopo, a meno di un miracolo, c’è solo la canna del gas. Ammesso di avere ancora i soldi per pagare la bolletta.
A questo credo che nel nostro parlamento ci siano molti disertori delle zappe e della terra….! Ugo
Dopo qualche giorno di attesa, finalmente Beppe Grillo si è deciso a rendere pubblici i dati delle “quirinarie” (leggi il Corriere). Così apprendiamo che hanno votato 28.518 “cittadini” e che Rodotà ha ottenuto 4.677 preferenze. Tanto rumore per nulla…
Oggi Enrico Letta, Presidente del Consiglio incaricato, ha ricevuto Lombardi e Crimi del Movimento 5 Stelle per le “consultazioni” e finalmente ha avuto modo di spiegare che la candidatura di Rodotà era stata avanzata da meno di 5.000 “cittadini”… e che alle primarie per il sindaco di Roma il vincitore Marino ha ricevuto 50.000 preferenze… e ha taciuto che Rodotà era una terza scelta, probabilmente per rispetto a lui… e loro zitti… potere dei numeri (ma io l’avevo già detto)!