Evangelizzazione in Africa /2
Questo articolo è comparso nella rubrica Le religioni in Africa del n. 60 di Amici per la Missione
La II Assemblea Speciale per l’Africa dal tema “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo (Mt 5,13.14)” si tenne a Roma dal 4 al 25 ottobre 2009 (qui il portale). Perciò quest’anno ne ricorre il 10° anniversario.
Benedetto XVI, che l’aveva convocata, durante il viaggio apostolico in Camerun e Angola (qui il portale) il 19/3/2009 incontrò il Consiglio Speciale del Sinodo per l’Africa e tra le varie altre cose affermò:
Se il Sinodo del 1994 ha insistito sulla Chiesa-Famiglia di Dio, quale può essere l’apporto di quello di quest’anno, alla costruzione dell’Africa, assetata di riconciliazione e alla ricerca della giustizia e della pace? I conflitti locali o regionali, i massacri e i genocidi che si sviluppano nel Continente devono interpellarci in modo tutto particolare: se è vero che in Gesù Cristo noi apparteniamo alla stessa famiglia e condividiamo la stessa vita, poiché nelle nostre vene circola lo stesso Sangue di Cristo… non dovrebbero dunque più esserci odio, ingiustizie, guerre tra fratelli. Constatando lo sviluppo della violenza e l’emergere dell’egoismo in Africa, il Cardinale Bernardin Gantin… faceva appello, fin dal 1988, a una Teologia della Fraternità, come risposta al richiamo pressante dei poveri e dei più piccoli.
(website)
Nello stesso giorno il Papa celebrò la Messa e consegnò l’Instrumentum Laboris del Sinodo. Nell’omelia emersero altri temi: l’imposizione del regno del denaro, le difficoltà della famiglia tradizionale, le sfide dell’urbanizzazione galoppante, l’accoglienza della vita come dono di Dio, i timori circa il rispetto degli impegni del matrimonio, della verginità e del celibato, l’attenzione all’infanzia abbandonata e violata (qui l’omelia).
Nei mesi successivi si osservò, con sfumature diverse, che il Sinodo non era dell’Africa ma per l’Africa. Si osservò pure che era di nuovo convocato a Roma, sotto il vigile controllo della Curia. I Lineamenta (documento, corredato da questionario, che presenta alle Chiese locali le questioni dibattute nel Sinodo) che avevano portato alla formazione dell’Instrumentum Laboris vennero criticati perché, troppo infarciti di teologia romana, non avevano accolto a sufficienza le istanze teologiche del Continente Nero. Non riuscì ad entrarvi, per esempio, il tema del celibato dei sacerdoti e si rafforzò la sensazione espressa dall’arcivescovo di Johannesburg mons. Buti Joseph Tlhagale in un’intervista rilasciata a Nigrizia nel 2008: “Gli interventi dei vescovi si svolgeranno all’interno di un programma già deciso, e la dichiarazione finale sarà già pronta prima che il Sinodo finisca. Ogni vescovo avrà a disposizione cinque minuti per parlare. Ascolteremo interventi perfetti, ma i problemi della Chiesa cattolica in Africa non si discuteranno durante il Sinodo. E questo è un limite” (cfr portale Nigrizia qui).
Ciononostante, il Sinodo si celebrò producendo tanto materiale che si resero necessari due anni di elaborazione prima della pubblicazione dell’Esortazione post conciliare. I padri sinodali pubblicarono un messaggio al Popolo di Dio che si rivolse sia all’Africa che alla Chiesa locale, sia alla comunità internazionale che alla Chiesa universale (qui). Il messaggio prese in considerazione temi come lo sfruttamento delle risorse, l’impoverimento dell’Africa, le ingiustizie sociali e le guerre, incluse quelle tribali e razziali. Evidenziò pure i grandi progressi compiuti dalla popolazione e il proficuo dialogo con altre religioni, soprattutto l’Islam. Dimostrando, in tal modo, di procedere con una certa autonomia rispetto al binario iniziale nel quale il Sinodo pareva essere stato instradato.
Soprattutto i padri sinodali resero note, col consenso di Benedetto XVI, le 57 proposizioni prodotte dall’Assemblea per la redazione dell’Esortazione apostolica post sinodale (qui). Ciascuna di loro meriterebbe un esame attento e particolareggiato: i padri dimostrano di aver affrontato la questione della giustizia e della riconciliazione in modo estremamente approfondito, creativo e attento ad ogni aspetto della vita del Continente. Balza immediatamente agli occhi l’attenzione che i padri riservano a temi di grande spessore umano ed ecclesiale: forme non sacramentali di riconciliazione, dialogo ecumenico e interreligioso, politica ed economia, commercio delle armi e sfruttamento delle risorse, migranti e rifugiati. In questo quadro temi come la famiglia e l’aborto, pur presenti, non appaiono di carattere essenziale.