Felicità e zanzare
Articolo scritto per il Bollettino della Postulazione delle Figlie della Chiesa
L’Assemblea Generale… consapevole che la ricerca della felicità è uno scopo fondamentale dell’umanità… riconoscendo inoltre la necessità di un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone, decide di proclamare il 20 marzo la Giornata Internazionale della Felicità, invita tutti gli stati membri, le organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite, e altri organismi internazionali e regionali, così come la società civile, incluse le organizzazioni non governative e i singoli individui, a celebrare la ricorrenza della Giornata Internazionale della Felicità in maniera appropriata, anche attraverso attività educative di crescita della consapevolezza pubblica…
(Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Ris. A/RES/66/281).
Il lungo testo che ho citato, oltre a ricordarci l’appuntamento annuale del 20 marzo, ci riporta ad una verità antropologica incontrovertibile: ogni essere umano ricerca la felicità. Tale consapevolezza entra di prepotenza nel messaggio cristiano, come il Magistero più recente ha voluto ribadire: “Affacciandosi al mondo, non prova l’uomo, col desiderio naturale di comprenderlo e di prenderne possesso, quello di trovarvi il suo completamento e la sua felicità? Come ognuno sa, vi sono diversi gradi in questa «felicità». La sua espressione più nobile è la gioia, o la «felicità» in senso stretto” (Paolo VI, Gaudete in Domino I).
Papa Francesco ha donato alla riflessione ecclesiale l’esortazione apostolica Gaudete et exsultate sulla chiamata alla santità, aprendo e chiudendo il documento con il richiamo alla felicità: “Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati… Chiediamo che lo Spirito Santo infonda in noi un intenso desiderio di essere santi per la maggior gloria di Dio e incoraggiamoci a vicenda in questo proposito. Così condivideremo una felicità che il mondo non ci potrà togliere” (GE, 1.177).
Anche Madre Maria Oliva, fondatrice delle Figlie della Chiesa, esortava le sue Sorelle ad essere felici: “Siate «le più felici di tutti»” (Circolare della Madre per l’ottava di Pasqua, 1966).
Questo pressante richiamo alla memoria, da parte delle istituzioni civili ed ecclesiali, del desiderio di felicità connaturato nelle persone umane spinge a ritenere che da una parte il rischio dell’umanità di fallire l’obiettivo della felicità perdendosi dietro false promesse sia piuttosto reale; e che dall’altra l’impegno personale nella ricerca della felicità sia da accompagnare con proposte coinvolgenti e sempre più capaci di rispondere alle esigenze umane profonde.
Si può imparare ad essere felici? Forse sì, se l’ONU accenna a possibili attività educative di crescita della consapevolezza pubblica. Non sarebbe quindi così inverosimile che la Chiesa, “esperta di umanità” (Paolo VI, Populorum progressio 13), proponesse vere e proprie scuole di felicità, nelle quali fare il proprio personale tirocinio per un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone e al tempo stesso apprendere in che modo vivere con gioia e senso dell’umorismo (cfr GE, 113) il messaggio controcorrente delle beatitudini (cfr GE 65-94).
Non si tratterà di sicuro di aver trovato il rimedio per risolvere i problemi del mondo, ma come dice il Dalai Lama: “Se pensi di essere troppo piccolo per fare la differenza, prova a dormire con una zanzara”.