Gli elastici, il libro dei pensieri e la felicità

Gli auguri del Natale 2013

Veramente riconosco di avere un po’ insistito. Qualcuno potrebbe aver avuto la sensazione che gli forzassi la mano. Ma no, non era nelle mie intenzioni. Semplicemente ho fatto il mio mestiere. Ero lì e mi sembrava naturale.

Avevo proposto di fare un Presepe. Le psicologhe mi avevano detto che per un po’ di tempo si era fatto, poi per vari motivi, il timore che qualcuno potesse avere reazioni forti davanti a simboli religiosi, avevano optato per l’albero di Natale e basta. Ho chiesto permessi e consigli. Il Direttore Sanitario alla fine non si è mostrato contrario. Mi ha semplicemente suggerito qualche accortezza, magari di evitare l’utilizzo di materiali preziosi o fragili; e poi di pensare a collocarlo in una posizione facilmente controllabile.

Per me, abituato ai comuni Presepi di carta colorata e statuine di plastica, nessun problema, figuratevi. Del resto mi sembrerebbe persino contraddittorio un Presepe di materiali preziosi per rappresentare il Natale del Signore che si incarna povero e umile. E poi pensavo di non realizzare una cosa esagerata, secondo me basta un segno che dia il senso della festa. Accanto al Presepe volevo collocare un quaderno dove ciascuno avrebbe potuto scrivere una frase e fare gli auguri. Tutto qui.

Ho chiesto al Caposala di procurarmi una grossa scatola di cartone. Dentro vi avrei realizzato la sacra rappresentazione. In base alle dimensioni dovevo acquistare il materiale. Quindi sarei dovuto andare al supermercato per comprare l’occorrente.

Quel giorno sto in Clinica di mattina, il Caposala mi procura lo scatolone e allora nel pomeriggio vado a fare le spese (che trovo sempre molto stancanti, ma questo è un mio difetto). Esco dal supermercato con alcune buste un po’ voluminose, le infilo nel bauletto della moto e lì scopro che è troppo piccolo per contenere tutto. Ma niente paura, porto con me sempre alcuni grossi elastici con i ganci proprio per queste occasioni. Anche se non chiuso perfettamente, gli elastici assicurano il contenuto del bauletto e io posso trasportarlo in tutta tranquillità.

Lego con gli elastici il mio bauletto e arrivo finalmente a casa ormai di sera. Forse un po’ stanco. Smonto gli elastici, svuoto il bauletto, prendo buste, casco e guanti con una mano, con l’altra afferro il bauletto e salgo in casa.

La mattina seguente mi accingo a preparare di nuovo i bagagli e aprendo il bauletto mi accorgo che non ci sono più gli elastici. Come sempre sono di fretta e con le buste in mano non ci penso su due volte: gli elastici devono essere scivolati dentro una di loro. Li avrei tirati fuori non appena in strada, per ripetere la sistemazione del giorno precedente. Scendo, mi avvicino alla moto e mi sorprendo. Gli elastici sono lì, in bella vista sulla sella, dove la sera prima li avevo lasciati non appena smontati, sbadatamente, troppo stanco forse per rendermene conto. Non erano scivolati in una busta. Erano stati dimenticati. E in circa 12 ore nessuno se ne era appropriato (chissà, forse la gente, noi, siamo un po’ meno cattivi di quello che vogliamo far credere).

Comunque il Presepe lo facciamo. Io insieme a G., un paziente. Lui va a raccogliere un po’ di muschio e prende qualche legnetto per fingere il fuoco. Vorrebbe fare alcuni disegni, alcuni personaggi. Prende un tovagliolo di carta colorato, lo accartoccia un poco e me lo mostra. “Ecco, don Ugo, vedi? Questo potrebbe essere un angioletto”. Molto bello, rispondo io. Ma forse è un po’ troppo monocolore. Vediamo se tra i personaggi di plastica ne troviamo uno che somiglia ad un angioletto. E G. “Hai ragione, cerchiano” dice mentre disfa la sua creatura. Con un pizzico di dispiacere da parte mia, ma rischiavo di essere l’unico a capire che quella macchia informe di carta stava annunciando nel Presepe la nascita del Salvatore.

Ed eccolo qui, il Presepe completato, al suo posto (alla fine G. ha ugualmente usato i tovaglioli di carta colorati per ritagliare le frange della finta tenda).

presepe_samadi_2013

Nella foto non si vede bene, ma accanto al Presepe c’è un grande quaderno; non appena lasciato, le sue pagine bianche rapidamente hanno cominciato a riempirsi di frasi e disegni. Così, semplicemente, pubblicamente, senza infingimenti. Scorrendole è come se si scorresse un percorso di umanità e di speranze. Ci ho pensato. Le avrei anche pubblicate tutte. Ma erano troppe e ho dovuto sceglierne alcune. Come perle preziose.

Impossibile ignorare l’amarezza di queste parole:

Non so se esisti ma se esisti qualche volta girati da questa parte cioè quella della sofferenza

E poi i desideri travolgenti di un giovane:

Vorrei che mio padre cambiasse, che facesse andare mia madre a lavorare, che mio fratello trovasse lavoro e che la mia nipotina crescesse sempre sana e felice.
Vorrei che non toccassi più toccassi più una goccia d’alcool, e che uscissi da questa maledetta depressione.
Vorrei che una casa famiglia mi accogliesse, e sfruttare il dolore del passato per vivere un felice presente.
Vorrei che l’Italia uscisse da questa profonda crisi e che questo governo si mettesse una mano sulla coscienza.
Ringrazio Dio per la vita che mi ha donato e che giorno dopo giorno mi fa meritare.

Qualcuno scrive al Cappellano:

Caro don Ugo io sono molto timido pero in questa lettera e dedicata a lei io sto vivendo una vita difficile non ho una famiglia mi sono deceduti ho solamente un fratello che fa il manuale io sto in depressione lieve il mio regalo di Natale di avere un lavoro per vivere. A casa mia ci sono un sacco di difficoltà e lo dico in ginocchio che mi serve una grande mano io chiedo solamente questo e mi sento solo e abbandonato
IO GLI AUGURO TANTI AUGURI DI NATALE A LEI E LA CLINICA E I PAZIENTI SIETE PERSONE ECCEZIONALI UN ABBRACCIO VI AUGURO BUON NATALE

E alcuni scrivono direttamente a Gesù:

Caro Gesù aiutami a trovare la strada giusta per la mia vita proteggi me la mia famiglia e tutti quelli che conosco e tutti i pazienti della clinica per questo ti prego

Caro Gesù oltre a me, aiuta le persone che si sono perse e che non riescono più a ritrovare la strada, dai al mondo tanta forza e tanto coraggio, aiuta se puoi i miei cari e i miei amici. Grazie.

Caro Gesù ti prego e ti imploro di proteggere tutti gli abitanti di questa casa di Cura. Qui la vita non è pesante, ma a volte un po’ noiosa. Credo che tu vorrai ascoltare tutte le preghiere che trovi scritte in questo libro dei pensieri. Ti ringrazio per il tuo ascolto e per tutte le preghiere che rivolgi a Dio ogni qualvolta noi ce ne dimentichiamo. Tanti auguri per il tuo compleanno del 25 Dicembre del 2013. Grazie Gesù.

Avevo dimenticato gli elastici della moto e non so chi ringraziare per la piacevole sorpresa di averli ritrovati lì. Soprattutto per aver capito che una situazione negativa (e ne capitano nella vita, uh se ne capitano, lo so per certo di persona!) a volte aiuta a scoprire più a fondo le persone, a cambiare qualche prospettiva, a non accartocciarsi su se stessi. A ritrovare se stessi nel ritrovare gli altri. Forse il Natale serve anche a questo, a lasciarsi sorprendere ancora una volta – almeno una volta all’anno – e a dimenticare un po’ il proprio io per guardare gli altri. Così se con la mia esperienza dovessi augurare per Natale qualcosa a chi legge, direi: la sorpresa di ritrovare se stessi in qualcun altro.

A me è capitato quest’anno qualcosa di simile con il dono sorprendente dei miei pazienti. Ai quali sono grato per la felicità che mi stanno donando.

Quel libro dei pensieri messo accanto al Presepe è davvero parabola di Incarnazione. Il Signore viene ad abitare in mezzo a noi, anche nella nostra Clinica. Lasciare un pensiero scritto, una traccia del proprio passaggio e del proprio dolore, ha misteriosamente reso felici molti pazienti. Sono convinto che nessuno dei pensieri scritti in quel libro (ma anche quelli che non ci arriveranno mai) sia sfuggito a Lui che ha scelto di condividere la nostra vita. E in qualche modo sarà Lui a farsi presente, ad ascoltare, a consolare. A rendere tutti un po’ più felici.

Mi piacerebbe che il flusso di umanità e di speranze che attraversa quel libro dei pensieri raggiungesse idealmente ciascuno di voi. Per ricordarvi quanto è importante fare gesti che rendano un po’ più felici gli altri. Se durante le Feste troverete qualche minuto per lasciare un commento a questi auguri di Natale (un pensiero, una preghiera, un augurio per i miei pazienti…) vi prometto che arriverà a destinazione, lo porterò ai miei pazienti, che ne saranno felicissimi, e loro lo porteranno direttamente a Gesù. Che ne sarà felice, lui pure.

Con affetto, felice Natale a tutti voi.