Il futuro della Pastorale Sanitaria a Roma. 4 modelli da rivedere
Nel corso della visita del Vescovo Mons. Ambarus nella Struttura dove opero, il 12/03/2023 ho avuto modo di rappresentargli le mie posizioni intorno al futuro della Pastorale Sanitaria nella Diocesi di Roma. A mio avviso emerge la necessità di rivedere i modelli dei quattro ambiti di azione.
1. Modello ministeriale nell’ambito sanitario
Obiettivo: assicurare un servizio spirituale come promozione integrale della persona
Passare da un modello di prete al servizio religioso di una Struttura (Cappellano) al modello di prete al servizio spirituale delle persone/comunità (Assistente Spirituale).
Con la consapevolezza che, imponendosi il modello di Assistente Spirituale, le Strutture potrebbero non trovare sempre necessario che l’assistenza sia solo di matrice cattolica.
2. Modello di presenza ecclesiale nell’ambito sanitario
Obiettivo: superare lo stile amministrativo autoreferenziale per assumere uno stile amministrativo ispirato ai bisogni dei competenti organismi sanitari
Ricercare la maggiore aderenza possibile alla realtà sanitaria, anche se questa richiedesse di sacrificare prassi ormai consolidate.
In altri termini, passare da un modello amministrativo centrato sulle esigenze ecclesiali/ecclesiastiche (Settori geografici, Prefetto) al modello amministrativo centrato sul dialogo con le Istituzioni (ASL, Coordinatore degli Assistenti Spirituali).
3. Modello di azione pastorale nell’ambito sanitario
Obiettivo: assumere prassi pastorali ispirate alla cooperazione tra più soggetti in funzione dell’accompagnamento delle persone malate
L’evoluzione della Sanità in direzione di una maggiore presenza territoriale impone anche alla Pastorale Sanitaria di modificare il suo modello di presenza. In qualche caso di giocare di anticipo, attuando misure in previsione dell’orientamento che si sta affermando.
È urgente passare da un modello di azione pastorale centrato sull’ospedalizzazione (presenza esclusiva all’interno delle strutture sanitarie) al modello centrato sulla territorialità (accompagnamento del malato dentro e fuori le Strutture). Occorre tener presente che alcune malattie, come quelle mentali, saranno presto la causa principale di burden of desease richiedendo a Sanità e Chiesa un forte intervento sociale e spirituale in un futuro prossimo.
Ciò esige la creazione di Unità Territoriali di Pastorale Sanitaria formate da Assistenti Spirituali (ministri ordinati: diaconi, presbiteri), religiose e religiosi, laici e laiche, associazioni (cattoliche e non), con una presenza ecumenica (rappresentanti di altre religioni).
4. Modello della cooptazione degli operatori nella Pastorale Sanitaria
Obiettivo: selezionare e qualificare il personale da impegnare nella Pastorale Sanitaria
In considerazione dell’alto grado di specializzazione richiesto per la cura dei malati e dei loro familiari (si pensi solo alla necessità di istituire un Assistente Spirituale per le persone affette da malattie rare, che sia in grado di entrare in contatto con tutte le Associazioni che si muovono nel settore, nonché all’uso di strumenti nuovi, come una eventuale app dedicata alla Pastorale Sanitaria, idea però già bocciata in passato), occorre passare da un modello di cooptazione degli operatori basato sulla casualità e sul volontariato ad un modello basato sulla selezione e sulla formazione.
In questo senso l’aiuto che può venire da chi “professionalmente” si occupa della pastorale degli infermi è fondamentale (Camilliani, Fatebenefratelli, Vincenziane, Croce Rossa…).