Il Vescovo Ricciardi in Samadi per la festa di Santa Dinfna
Per la festa di Santa Dinfna il 30 maggio è stato tra noi, nella Struttura Residenziale Psichiatrica Samadi, il Vescovo Paolo Ricciardi.
Perché è importante questo evento? Per diverse ragioni.
Come ho ricordato all’inizio della Messa, salutando il Vescovo e i presenti, la visita del Vescovo è segno che la Chiesa di Roma si fa prossima a, è vicina a, non dimentica coloro che lottano contro le malattie e la sofferenza, siano essi pazienti o siano personale medico e d’altro genere.
Il Vescovo Ricciardi, Delegato per la Pastorale della Salute della Diocesi di Roma, era accompagnato da don Giovanni Matichecchia, Direttore del Centro per la Pastorale della Salute della Diocesi di Roma, e da don Valerio Bortolotti, Parroco della Parrocchia Immacolata a Via di Grottarossa nel cui territorio si trova la Samadi. Si può riconoscere anche in questo gesto di fraternità sacerdotale l’interesse e l’attenzione verso il mondo del disagio mentale: “non siamo dimenticati!“, ho detto in apertura. Nessuno deve sentirsi emarginato o dimenticato dalla Chiesa.
La celebrazione è stata importante pure per un’altra ragione. Per la prima volta a Roma, forse in Italia, è stata celebrata con una certa solennità la festa di Santa Dinfna. Poco conosciuta tra il nostro popolo, venerata particolarmente nelle nazioni del nord Europa e nelle Chiese Ortodosse, per la sua storia personale è la santa invocata come protettrice da chi soffre di disturbi mentali, da chi cura ed assiste chi soffre di disturbi mentali e anche dei luoghi di assistenza e di cura. A questa celebrazione la nostra piccola comunità si era preparata per diversi giorni, in attesa e in preghiera, con la novena di Santa Dinfna, molto diffusa nelle Chiese degli Stati Uniti.
La Messa
La celebrazione della Messa, le cui preghiere liturgiche sono state tratte dal comune dei martiri, ha visto il coinvolgimento della nostra piccola comunità, dove tutti hanno prestato il loro contributo. La prima lettura (Gdc 5,1.3.13.19.20.22.31) è stata letta da Andrea, il salmo responsoriale (Sal 91) da Federico, la seconda lettura (Ap 21,1-7) dalla dottoressa Michela Piccirillo. Particolarmente toccante il momento in cui Mattia ha eseguito il canto di introduzione al vangelo (Gv 8,21-32), quest’ultimo letto da don Valerio. Due strofe struggenti dell’Hallelujah di Cohen che hanno commosso l’assemblea.
Il Vescovo Ricciardi durante l’omelia ha ricordato brevemente la figura di Santa Dinfna, soffermandosi poi su alcune immagini tratte dalla Parola di Dio ascoltata. Egli ha messo in evidenza il versetto finale della prima lettura (“coloro che ti amano siano come il sole, quando sorge con tutto lo splendore“) per ricordare il fatto che l’amore supera le nubi anche più persistenti come quelle di un maggio tanto piovoso. Ha voluto quindi sottolineare il passaggio della seconda lettura che menziona “un nuovo cielo e una nuova terra“, la speranza che contraddistingue la vita del cristiano. Infine il Vescovo ha spiegato l’Io sono del Vangelo nel senso di Io ci sono, per rimarcare quella prossimità di Dio che non lascia soli e non abbandona le persone soprattutto le più sofferenti.
Nicola ha quindi proposto la preghiera dei fedeli che lui stesso ha scritto per l’occasione, conclusa da un ringraziamento speciale: “Signore, ti ringraziamo per tutto il lavoro che questi medici, infermieri, tecnici, oss, persone che fanno le pulizie e tutti gli altri, operano verso di noi, perché ci sentiamo sempre più accetti da te“.
Altro momento toccante è stato rappresentato dall’offertorio. Mentre Emanuela a beneficio di tutti spiegava cosa stava accadendo (testo), venivano portati al Vescovo diversi doni: Maurizio ha portato un cestino contenente ovetti di cioccolato (sono quelli che ogni giorno, al termine della Messa, vengono distribuiti nella nostra cappellina per congedarsi con un dolce ricordo); la Professoressa Caterina Lucarini, in rappresentanza del Liceo Scientifico Talete di Roma, ha offerto una fotografia e un ricordo delle attività che alunne e alunni del Talete hanno svolto in Samadi; il dottor Antonio Gallo, in rappresentanza della Comunità di S. Egidio che già in diverse occasioni ha proposto iniziative per gli ospiti della Samadi, ha portato i panni di altare; Suor Assunta, in rappresentanza delle Figlie della Chiesa le quali hanno sostenuto con la preghiera ma anche economicamente svariate iniziative in favore degli ospiti della Samadi, ha offerto il vino per la messa; il signor Mauro Abbati, Operatore Socio Sanitario della Struttura in rappresentanza del personale della Samadi, ha portato all’altare le ostie; infine la signora Monica Ripani, in rappresentanza del personale esterno della Samadi, ha portato al Vescovo il calice e la patena.
Al termine della Messa il Vescovo Ricciardi ha donato alla Cappella Theotokos la riproduzione di un’icona della Madonna, sottolineando la coincidenza con il mese di maggio dedicato a Maria. Nel congedo dalla Messa ha voluto salutare personalmente tutti gli ospiti presenti, donando loro un rosario e alcuni ricordi dell’evento.
La prima parte della visita del Vescovo si è conclusa quindi con il buffet offerto dalla Struttura.
L’ascolto del grido
Nel pomeriggio il Vescovo Ricciardi, insieme ai sacerdoti, al Direttore Sanitario dottor Leonardo Strusi, alle dottoresse Alessandra Donsante (TeRP) e Giorgia Grisolia (Assistente Sociale), ha incontrato un gruppo di ospiti della Struttura. L’incontro è stato organizzato nell’ambito del programma diocesano che prevede un periodo di ascolto del grido della Città. Gli ospiti sono stati invitati da don Ugo a prendere parte all’incontro per raccontarsi liberamente e per rispondere ad una semplice domanda: cosa può fare la Chiesa di Roma per me e per coloro che soffrono di disturbi mentali?
Ha iniziato O., esprimendo idee varie e alcune preoccupazioni personali. Ha proseguito L., raccontando di essere madre di tre figli abbastanza grandi e che il suo bisogno sarebbe quello di trovare un alloggio dove poter vivere per suo conto e poterli incontrare e ricevere. M. è intervenuto diverse volte, parlando di questo ragazzino qui per indicare se stesso. N. ha voluto leggere una sua relazione sull’Abbazia di Fossanova. M. ha fatto riferimento alla sua condizione depressiva per chiedere un aiuto di carattere lavorativo. F. si è posto il problema di tanti che non credono nel potere di guarigione della fede e ha chiesto al Vescovo di pregare lo Spirito Santo fino a costringerlo a fare gli straordinari. A. ha raccontato la sua storia di ex seminarista, persino abusato da un prete, per sollecitare la Chiesa di Roma a non abbandonare e ad accompagnare i suoi figli. Anche quando è stato interpellato S. ha continuato semplicemente a sorridere. Infine F. che aveva continuato a bisbigliare durante tutto l’incontro ha chiesto al Vescovo caffè e sigarette.
La dottoressa Donsante ha sottolineato che tra le varie esigenze degli ospiti, alcune delle quali presentate al Vescovo da loro stessi, vi è la necessità di provvedere ai loro spostamenti e alle loro vacanze. Infatti per poter garantire l’uscita dalla Struttura sarebbe necessario un pulmino con relativo autista; così come per poter assicurare un periodo di svago e di riposo sarebbe importante vi fossero luoghi di ospitalità attrezzati e a costi sostenibili.
La dottoressa Grisolia, da parte sua, ha voluto rimarcare il fatto che l’assistenza dei pazienti dovrebbe proseguire anche terminato il periodo di ricovero, con l’accoglienza sul territorio. Sotto il piano operativo la mancanza di personale e di strutture idonee rende difficile l’inserimento dei pazienti in contesti sani capaci di stabilizzare la salute attraverso una rete di relazioni positive.
Infine il Direttore Sanitario ha rimarcato l’esigenza che Struttura e ambiente esterno diventino reciprocamente permeabili nell’interesse dei pazienti. Non si tratta solo di evidenziare le insufficienze delle istituzioni, ma di acquisire un modello di trattamento della malattia psichiatrica fondato sul superamento delle diffidenze.
Appendice: Vincenzo
Avevo chiesto a Vincenzo di scattare un paio di foto della celebrazione con il mio cellulare in modo da poterle poi pubblicare. Ovviamente l’occasione era troppo ghiotta per Vincenzo, che ha pensato bene di scattar foto e selfie come se non ci fosse un domani.
Poiché si trovano sul mio cellulare mi sento autorizzato a pubblicarne alcune. In tal modo presento anche il personale che altrimenti rischierebbe di restare sconosciuto ai più.
Qui Vincenzo si fa bello tra le braccia di Silvia Basili, al fianco di Maria Rita Traina e di Antonio De Simone, il personale amministrativo sulle cui spalle riposa la burocrazia della Struttura…
Vincenzo non si risparmia nemmeno tra Roberto Cona (OSS) e Davide Giustiniani (Infermiere) in una delle stanze di degenza. Pur di apparire in una foto è disposto a spingersi fino a tanto…
Tra le citazioni importanti, Vincenzo non può mancare di apparire in compagnia di Laura Lotti (Coordinatrice del Personale) e di Giovanna Salvucci (Barista), entrambe importanti per la sopravvivenza in Struttura…
Si può ricavare una morale da tutto ciò? Sì: mai lasciare il proprio cellulare in mano ad altri ancorché di fiducia, soprattutto mai in mano a Vincenzo! :D