Le olimpiadi perse del cristianesimo

So che ci sono le olimpiadi, ma non ho guardato l’apertura, non ne parlo, non mi interessa, non partecipo al dibattito.

Una parola sul cristianesimo, permettetemela.

Ci sono varie interpretazioni, non tutti condividerebbero la mia: il cristianesimo è nella fase calante della sua storia come religione dominante.

Trovo questa tesi molto più coerente di tante altre con l’idea che Gesù di Nazareth aveva di Chiesa.

Egli la intendeva come pusillis grex, piccolo gregge. Non per una visione elitaria. Tutt’altro.

Il punto fondamentale era quello espresso da Paolo: Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole e stolto per sconfiggere i forti e gli intelligenti.

Noi ci siamo abituati a un cristianesimo di regime. Non lo chiamo inquinato, ma un po’ sì.

Un cristianesimo “vincente” che si è appoggiato a quanto di più umano potesse trovare: dal plauso intellettuale ai “concordati” con gli Stati.

Probabilmente questa fase bimillenaria volge al termine.

Nel modo più logico possibile: qualcuno più forte entra in casa e deruba il padrone. È sempre una immagine evangelica. Per dire che se la Chiesa non riposa, non mette la sua piena fiducia in Dio, non accetta il suo ruolo di “servo inutile” è destinata a soccombere.

La Chiesa degli intellettuali e dei Prìncipi se la sta portando via il secondo millennio.

Il terzo millennio sta spogliando il cristianesimo degli orpelli più inutili (fama, soldi, potere).

Cosa resterà? Il vangelo. Resterà la buona notizia. Che sarà sempre roba di pochi. Al Signore ne sono bastati 12 per cominciare, non ne servirebbero molti di più per continuare.

Questo potrà far piacere a qualcuno? Più di qualcuno se ne rallegrerà. Chi ha ricevuto torti dai cristiani vedrà favorevolmente il ridimensionamento della Chiesa. Chi avversa le religioni troverà giusto che scompaiano, una ad una. Invidiosi e detrattori se ne troveranno ovunque sempre.

Sarà un fenomeno da considerare positivo? Dipende, in linea generale no. Il cristianesimo con tutte le sue ombre umane è riuscito anche a far splendere luci, a rivelare la consistenza alla trascendenza, ad alimentare il sapere, a creare condizioni di civiltà, a partorire un gran numero di santi. Non si può considerare del tutto positivo il suo declino.

Al tempo stesso, se una delle finalità della redenzione cristiana era, è e sarà la piena umanizzazione dell’essere umano, il cristianesimo rappresentato dalla Chiesa cattolica non potrà che rallegrarsi della maggiorità culturale e civile dell’umanità. In questo senso il ridimensionamento della Chiesa potrà essere positivo per lei, facendola concentrare esclusivamente sulla sua missione.

Purché nessuno si illuda che la perdita dei valori e degli ideali cristiani rappresenti una conquista per l’umanità. Sarebbe illusorio infatti ritenere che “sconfitto” il cristianesimo si aprirebbe un’era di beatitudine e di pace. Non vi sono evidenze storiche che laddove si siano soffocate nel sangue la Chiesa e la fede cristiana e si sia imposto l’ateismo o la laicità o una religione diversa si sia contemporaneamente elevata l’umanità. Anzi, tutte le esperienze in corso ancora oggi dicono esattamente il contrario.

Declino ed espulsione del cristianesimo non sono eventi imprevisti e imprevedibili, dalle parole di Gesù. Non necessariamente auspicabili ma nemmeno temibili. In parte, anzi, potrebbero rappresentare uno dei segni di quella “evoluzione dei tempi” che porta all’avvento del “mondo che verrà“.

Perché il cristianesimo – è bene ricordarlo ai cristiani – non partecipa a una olimpiade dove deve vincere una medaglia. Il cristianesimo deve permettere agli esseri umani di accogliere la buona notizia dell’amore, del perdono, della gioia di Dio. E sarebbe assurdo che volesse farlo dimostrando di essere lui una religione migliore di altre o di non voler cedere privilegi o posizioni con la scusa dell’onore che si deve a Dio.

Il cristianesimo deve aprire le porte della trascendenza, non piantare la sua tenda nell’immanenza. Il cristianesimo solleva gli occhi al cielo e mostra la strada per incontrare Dio, non per incontrare se stesso.

Alle olimpiadi della storia Cristo si presenterebbe tra gli ultimi, non tra i primi. E se il cristianesimo invece le volesse vincere, avrebbe perso quelle della sua missione.

Cristo non scompare e sale nell’Olimpo degli dei, ma muore crocifisso e i suoi cerchi olimpici sono quelli di una sfolgorante risurrezione che libera l’umanità dagli inferi.