L'errore monegasco della finta contessa
SASSARI. Alla fine, come tutti i
truffatori grandi e piccoli, ha commesso un errore. Grossolano, bisogna
dire, perché tutto il mondo conosce le figlie di Grace Kelly e lei
non assomigliava per niente a Caroline e Stephanie di Monaco.
«Guardi, quella è mia madre» affermò con nonchalance la signora,
indicando a uno sbigottito algherese il ritratto della defunta
principessa monegasca.
Strano che Maria Laura Pignatelli Ford
Coppola - ultimo altisonante nome di battaglia di Maria Luciana Di
Lauro, 51 anni, di Mondovi - sia incorsa in un simile svarione.
Tre anni fa la signora l'aveva quasi data a bere a un notissimo agente
immobiliare di Alghero, al quale aveva fatto credere che intendeva
acquistare nientemeno che la splendida villa Mosca, sul lungomare
Dante. Ma anche, visto che c'era, attici, superattici e
appartamenti di valore. Niente di strano per una stramiliardaria
italo-americana, contessa, proprietaria di pozzi di petrolio e
quattro ville nella Loira. Peccato che fossero tutte bugie, cortina
fumogena negli occhi degli ignari proprietari al solo scopo di
convincerli a firmare contratti preliminari di vendita che le sarebbero
serviti per chiedere mutui in banca. E, una volta ottenuti i
quattrini, volatilizzarsi.
Nel settembre 2000 il giochetto non riusci
alla fantasiosa truffatrice, bloccata dalla Polizia all'aeroporto
di Alghero mentre attendeva di imbarcarsi su un aereo che
l'avrebbe portata in nuova destinazione. Con una identità da togliere il
fiato e ricchezze fantastiche da elencare a nuovi potenziali
vittime. I mancati imbrogliati possono ringraziare Grace Kelly,
inopinatamente citata come madre naturale dalla signora in delirio
nobiliare.
Ieri, accogliendo le richieste del pubblico ministero
Antonio Piras, il giudice monocratico Maria Teresa Lupinu ha
condannato in contumacia la «contessa» a un anno e sei mesi di
reclusione. La donna, com'era largamente prevedibile, si è resa
irreperibile dopo la scarcerazione concessale dopo un breve
periodo di custodia cautelare in carcere. La storia della truffa di
Maria Laura Pignatelli Ford Coppola, alias Maria Luciana Di Lauro
da Mondovi, è stata ricostruita ieri mattina nell'aula del tribunale di
Alghero: città prescelta dalla imprendibile signora per uno dei
suoi colpi da manuale. Ad accompagnarla, giusto per dare credibilità
alle sue affermazioni, un azzimato «monsignore» che si è poi rivelato
Pietro Pintus, 82 anni, nato nel Principato di Monaco, ma anche
lui mai più rintracciato dopo la scoperta dell'imbroglio. Quando sarà
preso, se sarà preso, all'ultraottantenne sarà notificata una
condanna a quattro mesi di reclusione per concorso in tentata
truffa. Dopo le perplessità iniziali sulla sua buona fede, gli
inquirenti hanno scoperto che l'uomo era un complice della finta
contessa e ieri il giudice ha condannato anche lui.
Fu Pintus, alla
fine dell'estate 2000, a dare manforte alla contessa calata ad
Alghero con presunte smanie immobiliari. Per convincerli, hanno spiegato
ieri due testimoni al giudice Lupinu e agli avvocati d'ufficio
Mario Pittalis e Luca Accardo, i due truffatori non esitarono a
mostrare copia di articoli del Washington Post (rigorosamente falsi) e
perfino un libro contenente la biografia della nobile
italo-americana. Se non bastavano i titoli araldici, c'erano i documenti
(falsi) a comprovare i dati anagrafici della signora che - ieri -
è stata processata per ricettazione, tentata truffa, sostituzione di
persona, uso di un atto falso, menzognere dichiarazioni a un
notaio davanti al quale la «contessa» firmò un unico contratto
preliminare di compravendita di un immobile.
Poi pronunciò
quella frase che spazzò via tutti i dubbi, accavallatisi dopo
giorni di cene e incontri all'insegna del bon ton, dell'agente
immobiliare e dei proprietari di case. La storia è finita in
tribunale, dove la storia della presunta contessa è stata mandata in
frantumi da una doppia condanna.