VIA DAL PULPITO IL PRETE DEL PICCONE

CITTA' DEL VATICANO - "Difficilmente monsignor Piero Pintus domenica prossima terrà un' altra pubblica omelia, la terza della serie, contro il cardinal Ruini e in difesa di Cossiga". E' la seccata reazione captata nelle alte sfere vaticane alle reiterate accuse che da qualche tempo monsignor Pintus va lanciando contro vescovi e cardinali. Accuse che, molto probabilmente, l' anziano parroco della basilica romana di san Lorenzo in Lucina ha in animo di ampliare domenica prossima nel corso dell' annunciata Missa pro Patria (titolo creato dalla fantasia dello stesso Pintus), durante la quale terrà la terza omelia (la prima la tenne il 2 febbraio scorso) "in difesa" della patria e per denunciare i "peccati" della Chiesa. Le autorità vaticane, però, fanno capire di aver perso definitivamente la pazienza e preannunciano "imminenti provvedimenti" a carico del sacerdote, provvedimenti che potrebbero sfociare, prima di domenica prossima, in un allontanamento di Pintus dalla basilica di san Lorenzo in Lucina. E' questo, ormai, l' inevitabile epilogo a cui sembra destinata l' isolata "guerra" dichiarata alle gerarchie ecclesiastiche da monsignor Pintus, balzato prepotentemente agli onori della cronaca per le sue ripetute picconate inferte ai vertici episcopali e le solenni esternazioni pro Cossiga e contro il Pds di Occhetto. L' ultima in ordine di tempo, condita come le precedenti da immancabili parole di elogio per l' "opera e la figura" del presidente della Repubblica e di espressioni di condanna per vescovi e cardinali, risale a domenica scorsa. Dall' altare di san Lorenzo in Lucina, vestito con i solenni sacri paramenti, davanti a un foltissimo pubblico formato in prevalenza da principi e rampolli dell' alta borghesia romana, il monsignore (manarchico di ferro e cappellano maggiore di Casa Savoia) ha colpito ancora più in alto, puntando il dito nientemeno che contro il cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei e vicario del papa per la diocesi di Roma, accusandolo di essere iscritto a una loggia massonica. Accuse durissime, per le quali ieri sono scesi in campo in difesa del cardinale papa Wojtyla in persona e gli stessi vescovi, attraverso una nota dell' agenzia stampa Sir (Servizio informazione religiosa) della Cei. Ma Pintus, per niente intimorito dal "peso" di simili interventi, è deciso ad andare fino in fondo, fanno sapere i suoi più stretti collaboratori. E per rendere ancora più "credibili" le sue affermazioni, il monsignore (che ieri non ha rilasciato dichiarazioni perchè impegnato in Sardegna a celebrare un funerale) ha fatto anche diffondere un dossier contenente, secondo lui, le "prove" dell' affiliazione del vicario del papa a una loggia, sette cartelle dattiloscritte con tanto di timbri massonici e di dichiarazioni con la firma Camillo Ruini. "E' del cardinale", giura Pintus. Il dossier, spiegano i collaboratori del monsignore, è solo fotocopiato, "ma i documenti originali sono al sicuro all' estero, saranno resi noti quanto prima". Stando sempre all' omelia di domenica scorsa, persino il papa si sarebbe congratulato personalmente col parroco di san Lorenzo con una telefonata di "compiacimento". La stessa cosa, garantisce Pintus, avrebbe fatto anche il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della congregazione della dottrina della Fede (l' ex Sant' Uffizio). Per tutta risposta, però, lunedì sono fioccate le smentite ufficiali della Santa Sede, per bocca del vice direttore della sala stampa, monsignor Piero Pennacchini ("Il papa non ha mai telefonato a quel sacerdote") e dei più stretti collaboratori di Ratzinger ("Il cardinale non ha mai conosciuto quel prete romano). Non contento, forse, dell' omelia, ieri mattina monsignor Pintus è ritornato alla carica. Attraverso i microfoni del Gr1 ha nuovamente sparato a zero contro il cardinal Ruini, definendolo ancora una volta massone e sfidandolo pubblicamente a dimostrare il contrario. A questo punto, le autorità vaticane, tramite il Vicariato, hanno deciso di intervenire, emanando una nota di "condanna" firmata dal "vice" del cardinal Ruini, l' arcivescovo Remigio Ragonesi, vicegerente della diocesi di Roma. "Il Vicariato - si legge nel documento - di fronte alle reiterate, totalmente false, vergognose affermazioni profferite in questi giorni da monsignor Piero Pintus, parroco di san Lorenzo in Lucina, esprime assoluta riprovazione e si riserva di adottare i provvedimenti necessari per il bene della comunità ecclesiale, essendo gli atteggiamenti di monsingor Pintus manifestamente incompatibili con i doveri del suo ufficio". Cosa c' è dietro quei "necessari provvedimenti" di cui parla la nota del Vicariato? Due, si apprende negli ambienti di san Giovanni in Laterano, sede del Vicarito, sono i possibili interventi a cui Pintus potrà essere sottoposto: l' immediata sospensione a divinis (con il conseguente divieto di celebrar messa pubblicamente) o il sollevamento dall' incarico di parroco di san Lorenzo in Lucina. Tutto lascia prevedere che monsignor Pintus prima di domenica sarà allontanato d' autorità dalla basilica. "Non abbiamo paura delle punizioni", controbatte Luciana Di Lauro, portavoce di monsignor Pintus. "Il nostro parroco da anni si batte contro le ingiustizie dentro e fuori la Chiesa, contro le infiltrazioni massoniche nella Chiesa in difesa della verità del Vangelo, vicino ai poveri e ai più bisognosi, e come ' premio' oggi arrivano le minacce. E' una ingiustizia, ancora più grave perchè gli annunciati provvedimenti sono stati presi senza che - puntualizza la portavoce di Pintus - nessuna delle autorità ecclesiastiche abbia avuto il buon senso di sentire direttamente le ragioni del nostro monsignore". Il papa, però, ieri sera ha pubblicamente espresso la sua "solidarietà" a Ruini nel bel mezzo della basilica di san Pietro, durante la solenna celebrazione della messa in occasione della festa della Madonna di Lourdes. "Saluto - ha detto, tra l' altro, Giovanni Paolo II - il cardinale vicario Camillo Ruini, al quale esprimo tutta la mia solidarietà e stima". Un saluto certamente non casuale e collegabile direttamente alle polemiche di questi giorni. Molto più "loquace" e agguerrita la nota di solidarierà a Ruini emessa dalla Cei attraverso il Sir. "Portare - scrivono i vescovi - a prova di falsità pronunciate pubblicamente, un documento con una firma che non è quella del cardinal Ruini, peraltro conosciutissima dalle molte persone che hanno letto documenti pubblici da lui sottoscritti, pone due domande o meglio, due forti perplessità: perchè è stato ripreso e diffuso così ampiamente un testo con firma palesemente falsa? Perchè concedere credibilità ad una fonte che si rivela così clamorosamente inattendibile? Ed infine, come non intravvedere in questa vicenda, penosa e vergognosa per chi l' ha provocata, un' orchestrazione che tenta di infamare il cardinale Ruini?".

di ORAZIO LA ROCCA