L’Italia di domani

Stavo cercando qualcosa di diverso nella mia disordinata biblioteca, quando tra le mani mi è capitato il solito fascicoletto dimenticato. Copertina ingiallita, autore Luigi Sturzo, editori Macdonald & Co. (Great Britain). Si trattava di un articolo pubblicato nell’aprile del 1943 sulla rivista “Foreign Affairs” in inglese e ripubblicato in italiano.

Non resisto, voglio trascrivere (in corsivo) una parte del paragrafo IV, l’ultimo. Lasciando a chi legge di fare gli opportuni adattamenti. Verrà facile, garantisco.

Quel che sommamente interessa il popolo italiano, dopo la liberazione della doppia tirannia tedesca e fascista, si è la ripresa della vita normale con meno scosse possibili e con una certa prospettiva di benessere, sia pure non immediatamente conseguibile. L’Italia è socialmente un corpo ammalato, che ha bisogno di cure immediate per rimettersi in piedi, specialmente cure psicologiche ed economiche. Per le prime dovrà evitarsi sia la paura di ricadere in mano fascista, sia il pericolo delle vendette locali contro i mille tirannelli grandi e piccoli. Non debolezze verso i responsabili, ma neppure la caccia al fascista. Molti cedettero per debolezza, altri per necessità di vita; gli eroi delle prigioni, dei campi di concentrazione e dell’esilio non debbono pretendere di avere il diritto di primogenitura né il monopolio della purità antifascista. Molto va perdonato o compatito, molto va compreso. Solo dovrà essere fermo una volta per sempre che nessun uomo politico o capo di organizzazioni fasciste dovrà occupare posti di responsabilità; che i delitti comuni commessi sotto pretesto politico, dovranno avere la loro sanzione; che i capi del fascismo dovranno subire la giustizia internazionale come quelli nazisti.

Dal punto di vista sociale, una recente frase di Pio XII (Natale 1942) riassume gran parte delle aspirazioni del popolo italiano, là dove auspicò ad “un ordine sociale che renda possibile una proprietà privata anche se modesta, garantita a tutte le classi della società” augurando che il lavoratore venga liberato dalla schiavitù moderna “sia che provenga dallo sfruttamento del capitale sia dalla forza dello Stato”.

In Italia, più che altrove, per la scarsezza delle risorse naturali – il che rende assai difficile e non redditizia una trasformazione su larga scala – resteranno a base della vita economica sia l’agricoltura con le piccole industrie connesse, sia la pastorizia, la pesca, la marina mercantile, l’artigianato e solo in parte quella grande industria che non è o non sarà devoluta ad armamenti né protetta a scopi autarchici.

Per tale sistema economico la proprietà privata è basilare, la proprietà cooperativa è complementare, la proprietà comune (o comunalistica) è solo eccezionale secondo i bisogni tradizionale di villaggi e centri rurali… Però non è fuori luogo fare appello alla responsabilità dei futuri uomini politici italiani poiché non si dividano sulla questione agraria, per farne una bandiera di partito, ma cerchino di concordare un piano pratico immediato che non disturbi la produzione normale in tempo di gravissima crisi; e un secondo piano successivo e a varie scadenza, e con passaggi graduali economicamente stabiliti.

Allo stesso tempo occorre promuovere provvedimenti adatti a intensificare il lavoro negli altri rami dell’economia, a piazzare la mano d’opera, a regolare la smobilitazione degli eserciti per evitare la disoccupazione. Il ricordo degli anni 1919 e 1920 deve essere presente: allora i disoccupati delle classi medie ingrossarono le file del fascismo e del nazionalismo; i disoccupati delle classi operaie affluivano nei partiti socialista e comunista…

La crisi spirituale, soprattutto della gioventù universitaria e intellettuale è grande. La incomprensione del mondo al di fuori del fascismo e della stessa storia d’Italia, li fa impreparati ad affrontare i problemi del dopo guerra. Ma poiché l’italiano non solo è intelligente ma ha la facilità del riadattamento, l’intuizione rapida e la impressionabilità vivace, così non ostante gli errori e le deviazioni, si avrà una massa che più che essere educata, si auto-educherà rapidamente.