Maurizio è uno che ha fatto uno scherzo

Come spiegarvi Maurizio?

Maurizio ha 56 anni. Un grave incidente a 15-16 anni, ha fatto reparti di neurologia, manicomio, comunità terapeutiche.

Maurizio quando è arrivato in Struttura era petulante, incapace di un dialogo naturale, ripeteva in modo ossessivo – smemorato – i suoi bisogni fondamentali: sigaretta, cibo, un-euro.

Accompagnandosi con gesti inequivocabili: due dita a V accostate alla bocca per indicare la sigaretta, le cinque dita strette insieme rivolte ritmicamente alle labbra per indicare il cibo, il pollice fatto scattare sull’indice per indicare l’euro. Questo era tutto. Tutto il giorno. Tutte le volte che si relazionava con qualcuno.

Non che oggi sia particolarmente cambiato. Ma di certo la frequenza delle richieste è diminuita, ha iniziato a voler essere abbracciato poggiando la testa sulla spalla e dicendo “sto male“, mostra segni di gelosia verso le persone più significative per lui, al risveglio senza esitazioni scambia baci sulle guance, in autonomia controlla le ciotole di Samy, il gatto terapista della Struttura, e si adopra per riempirle. Poi cerca l’altrui attenzione ai suoi deliri su Diabolik, sui tedeschi, su John Wayne e sui cani.

Venerdì stavo preparando qualcosa per pranzare insieme al Direttore Sanitario. Maurizio ha sbirciato. Si è illuminato, ha fatto il gesto della forchetta che gira gli spaghetti, ha sorriso e mi ha chiesto se poteva mangiarne pure lui. Gli ho chiesto se lui avesse già mangiato. Ha risposto di sì. Allora ho sottolineato il fatto che lui avesse già mangiato mentre io dovessi ancora mangiare, quindi non ci fosse nulla per lui.

Il siparietto si è ripetuto altre due o tre volte, sempre uguale.

Poi è arrivato il Direttore Sanitario e ho iniziato a fare i piatti. Maurizio ha aperto d’improvviso la porta. Ha detto come suo solito “Do’ Ugo!” per attirare la mia attenzione, poi ha ripetuto il gesto della forchetta che gira gli spaghetti. Quindi ha sorriso con i suoi tre denti rimasti dagli elettroshock, e allora con l’indice e la testa ha fatto cenno di no, è diventato rosso e ha richiuso la porta.

Io e il Direttore Sanitario ci siamo guardati. Abbiamo interpretato entrambi quel gesto come uno “scherzo“. Maurizio aveva fatto uno scherzo! Fare uno scherzo è qualcosa di estremamente complesso, richiede ordine mentale, organizzazione di strumenti al fine, ironia e autoironia, capacità di rischiare e di esibirsi, relazione fiduciosa e amicale.

Come spiegarvi Maurizio? Maurizio è uno che ha fatto uno scherzo. Ecco.