Natale con i tuoi: con gli amici della Samadi a pranzo

Sono felice di pubblicare nel mio blog il post di Antonio Gallo della Comunità di S. Egidio, che molto si spende per gli amici afflitti da disturbi psichiatrici. Antonio conosce alcuni ospiti della Samadi fin dai tempi in cui si trovavano ricoverati presso Santa Maria della Pietà, l’ex manicomio di Roma. Questo filo mai interrotto da qualche tempo si è rafforzato e già in occasioni più recenti Antonio ed altri amici della Comunità si sono prodigati per gli ospiti della Samadi. Sia per impegnare gli ospiti anche dopo le loro dimissioni con attività di volontariato (come per esempio nel caso di Augusto che il mercoledì prende i mezzi pubblici e va in una struttura gestita dalla Comunità per preparare la distribuzione del vestiario ai poveri), sia animando la celebrazione della Messa in struttura (come per esempio l’11 novembre 2018 per il ricordo dei defunti degli ospiti della Samadi).

Per il giorno di Natale, con la collaborazione tra la Comunità di S. Egidio e la vicina Parrocchia Santi Elisabetta e Zaccaria, è stata offerta l’opportunità ad alcuni ospiti della Samadi di festeggiare insieme a persone di diversa provenienza. Ringrazio Antonio, tutti gli amici della Comunità, il Parroco Don Bonifacio Sarte Lopez VI e i suoi collaboratori per questo loro infaticabile lavoro che restituisce dignità a quanti vivono ai margini della società, spesso dimenticati e senza prospettive.

Ho raccolto la testimonianza di due ospiti che sono stati presenti al pranzo, Antonella e Nicola, sotto forma di intervista. Me ne hanno parlato con molto entusiasmo e molta semplicità, accettando che ne registrassi la voce e trascrivessi la loro esperienza. In fondo all’articolo di Antonio ho riportato le loro parole.


Natale con i tuoi: con gli amici della Samadi a pranzo
Antonio Gallo

La mattina del 27 dicembre uscendo per andare al lavoro incontrando i vicini, mi aspettavo auguri tardivi o commenti sul come si è trascorso il Natale, invece una domanda secca dopo il buongiorno “ma te funziona aa TV?, l’antenna non va”. Un’altra persona “proprio a Natale, non ce voleva sta du giorni senza”.

Vorrei raccontarvi invece il mio Natale, senza la TV, a pranzo con un po’ d’amici.
Il 25 dicembre 2018 insieme con alcuni amici, ospiti della Casa di Cura Samadi, abbiamo partecipato ad un pranzo organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla parrocchia dei Santi Elisabetta e Zaccaria.
Ma durante il Natale, come recita un proverbio, non si sta in famiglia?
S. Francesco diceva che il Natale era “la festa delle feste” che doveva abbracciare tutti, nessuno escluso. Per questo la Comunità di S. Egidio dal 1982 organizza il giorno di Natale i pranzi con i poveri, perché chi non ha nessuno ed è solo può ritrovarsi in una grande famiglia.
La tradizione del pranzo di Natale per i poveri in chiesa è antica. Lo si faceva a Roma nel primo millennio.

Papa Francesco, durante la sua prima visita pastorale ad una parrocchia, proprio nella chiesa dove siamo stati ospiti, diceva: “la realtà si capisce meglio non dal centro, ma dalle periferie”.
Penso che raccontare questo pranzo di Natale nella periferia di Roma fa capire meglio la realtà del Natale; la nascita del Bambino Gesù in un luogo periferico, Betlemme.
Da diversi giorni avevamo preparato gli inviti personali aiutati da Don Ugo, cappellano della Samadi e dagli operatori sanitari. Il 25 arrivo alla Samadi con Paola, molti ospiti sono dai parenti o li stanno aspettando per pranzare con loro. Andiamo al piano per prendere alcuni amici, ci attendono Antonella, Sisto, Giuliano e Nicola, salutiamo il personale che indossa un bel cappello di babbo Natale e andiamo al piano sopra dove si uniscono Rita e Federico, che da molti anni partecipa ai pranzi di Natale della Comunità di Sant’Egidio.
La nostra comitiva è pronta e ci avviamo. Riusciamo ad arrivare alla parrocchia dei Santi Elisabetta e Zaccaria solo con l’aiuto del navigatore, in effetti la zona è un po’ periferica. In un insolito sole caldo veniamo accolti nel piazzale e facciamo una foto ricordo. Dopo poco entriamo per il pranzo allestito nella chiesa.

I tavoli sono nel centro apparecchiati a festa, tovaglia rossa, centrotavola con candela, ogni posto con tre piatti e due bicchieri, in fondo ben visibile l’altare che ci ricorda che siamo nella casa di Dio.
Oltre a noi sono gli ospiti del Don Gnocchi, persone povere della zona, alcuni anziani che avrebbero passato il Natale in solitudine, gli amici della Comunità Parrocchiale dei Santi Elisabetta e Zaccaria e della Comunità di Sant’ Egidio.

Il parroco, Don Bonifacio, ci dà il benvenuto: ci racconta che qualche anno fa nel giorno di Natale rimase perplesso vedendo una chiesa dopo la Messa allestita per il pranzo, confidandoci: “in una chiesa si prega, non si mangia pensai. Continuai però a riflettere sul senso di quel pranzo con i poveri e la sera decisi che se fossi diventato parroco avrei allestito anche io nella mia chiesa il pranzo di Natale”.

Iniziamo con una classica lasagna al forno, servita dai volontari della parrocchia. Alcuni giovani sono visibilmente commossi per questo primo pranzo di Natale che organizzano. Appena terminato il primo un ragazzo con accento romano ci offre spaghetti di soia e involtini filippini di carne cucinati da alcune persone della comunità parrocchiale d’origine filippina.

Io Antonella e Rita accettiamo cautamente un assaggio molto contenuto specie degli spaghetti, ma poi senza altri indugi ci uniamo al bis che Sisto e Giuliano hanno già terminato.
A seguire si prosegue classicamente con polpettone, arrosto, cicoria e piselli. Piccola pausa necessaria, nel piazzale al caldo del sole Nicola e Giuliano fumano una sigaretta e pure Sisto ma poi mi confida che lui non fuma, però è Natale! Io accendo e spengo il mio sigaro poi rientriamo per il panettone ed i dolci fatti in casa, quanti non so, perché dopo il terzo abbiamo perso il conto.

Al canto di Jingle Bells arriva babbo Natale, tutti riceviamo un regalo in una busta rossa con il proprio nome. Un regalo personalizzato (il mio era difficile per la taglia 46 del calzino…!) la sciarpa ed il braccialetto d’Antonella si abbinano perfettamente al suo maglione. Sisto prova il cappello che gli sta molto bene. Dopo un necessario caffé facciamo ritorno verso la Samadi. Ci mettiamo qualche minuto in più perché il navigatore non trova la rete, siamo in periferia…

Mentre scrivo e ripenso al pranzo di Natale mi tornano in mente i vicini senza tv per due giorni, l’anno prossimo dobbiamo allargare gli inviti, ci serve una mano, dobbiamo essere di più e penso che la mancanza della televisione non si sentirà se la famiglia si allarga.

Le testimonianze

Antonella: Cosa mi è piaciuto di più? Pasta al forno e Babbo Natale

Quindi siete stati a pranzo fuori, il giorno di Natale, in Parrocchia?

Sì, siamo stati lì… Ci sono venuti a prendere Antonio, Paola, della Comunità di S. Egidio e ci hanno portati in questa chiesa dove Papa Francesco è la prima chiesa da Papa che ha visitato. Il parroco… mezzo indiano, cinese, insomma un po’ scuro di pelle… però tanto carino! S’è messo a cantare anche “‘O sole mio” a pranzo. Ha fatto l’acuto a un certo punto, bravissimo è stato!

Ma dove avete mangiato?

Dentro la chiesa! Hanno portato i tavoli, il parroco ha detto: “Io l’ho visto fare e quindi lo faccio pure io“. Erano… uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette… sette o otto tavoli, con… uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette… otto persone. Sette per otto…. cinquantasei… eravamo sulla sessantina di persone. Però non c’erano i ragazzi, le persone della Comunità di S. Egidio, erano tutti parrocchiani di lì. Solo di S. Egidio erano Antonio, Paola, forse qualcun altro… ma ha detto Antonio: “Guarda, non ci stanno quelli della Comunità, sono tutti parrocchiani”. Infatti c’era un foglio dove c’era scritto: ci sarà il pranzo di Natale, chi è solo, bisognoso o comunque sia che vuole partecipare, viene e partecipa. Poi c’erano anche famigliole, chi lo sa, senza sorelle… Hanno cucinato di tutto e di più. Buono! Pasta al forno… buona!

E la pietanza che ti è piaciuta di più a pranzo?

La pasta al forno. A me la pasta me piace, me piace proprio… Hanno fatto pure il riso alla soiagli spaghetti alla soia… dentro c’era un po’ di zucchine… un po’ di… cose filippine, perché sono venuti pure i filippini a tavola.

Complessivamente, di tutto il pranzo, cosa ti è piaciuto maggiormente?

Babbo Natale. C’era una ragazza, che pure lei ha cantato una canzone, una parrocchiana, ha detto: “Adesso che cosa manca? È finito il pranzo, ma che cosa manca? Oggi è Natale, che cosa manca?”. Io Babbo Natale ho pensato, no? E allora tutti: Babbo Natale! Chiamiamo in coro: Babbo Natale, Babbo Natale! Ed è arrivato! Babbo Natale, con i sacconi. Tipo una carriola… ognuno a un tavolo prendeva ‘sto saccone e distribuiva i regali. T’ho fatto vedere cosa m’hanno regalato? Un cappellino celeste, un foulard celeste… bluetto… azzurrino… con le frange, bello lungo. Poi m’hanno regalato un panettoncino, un dolcetto a forma di stella… me lo so mangiato… un sacchetto di caramelle, una caramella e cinque cioccolatini. Un regalo carinissimo. Ah, e un braccialetto… a molla… che si gira… che si leva così, e si rimette così… a molla… celeste.

Quindi sei stata bene? Si potrà ripetere altre volte?

Sì, sono stata tanto bene. Il parroco ha detto che siamo stati così bene che lo rifaremo a Pasqua.

Ah bene! Allora lo rifaremo a Pasqua!

Lo rifaremo se ci sto ancora in Samadi.

Nicola: Erano delle persone che erano molto educate

Quindi il 25 dicembre siete stati in una Parrocchia. Con chi siete andati?

Con il signor Antonio, l’amico di Pasquale. Siamo andati con tre o quattro macchine, non mi ricordo quante. E siamo andati… c’era anche il signor Mauro, il caposala, poi mi pare che è andato via… e siamo stati nella Parrocchia di Santa Elisabetta e san Zaccaria. E lì ci ha accolti il parroco che si chiama san… don Bonifacio. C’era un altro sacerdote che era un sacerdote da due, tre anni e si chiama don Massimo… giovane… avrà ventisei, ventisette anni. Lì abbiamo prima fatto un piccolo rinfresco vicino la chiesa… no vicino, sempre nella chiesa, non dentro, vicino, nei corridoi. Poi siamo andati nella chiesa dove avevano apparecchiato tutto e saranno stati una trentina di posti. Io ho conosciuto una ragazza che ci aveva gli occhiali, era bionda, c’aveva i capelli lunghi e abbiamo chiacchierato un po’. Lei era laureata in economia e commercio. Però quando abbiamo mangiato lei stava lontana. Io stavo vicino a una sostenitrice del Sant’Egidio. Si chiamava Paola. Io le ho fatto una poesia per lei e per il marito. Poi ho scritto anche una poesia per un’altra che si chiamava Tiziana.

E dopo aver scritto le poesie che avete fatto?

Ci hanno servito a tavola. Abbiamo mangiato… aspetta… c’era l’antipasto… ma non mi ricordo bene… il pranzo… ci hanno dato la lasagna… poi… le bistecche.

E dopo? Vi hanno dato i regali?

(mostra il berretto ricevuto in regalo).

La tua impressione quale è stata?

Che erano molto uniti. Mi sono divertito molto. Perché non erano né scocciatori né niente… erano delle persone che erano molto educate. Ci hanno detto che ci avrebbero invitato altre volte e anche a Pasqua. Mi hanno regalato questo berretto e una sciarpa. Lo sai chi ce l’ha regalati? Un ragazzo vestito da Babbo Natale.