Riconoscere il Risorto
Le guardie, insieme alla pietra rotolata dal sepolcro, potrebbero essere gli unici testimoni dell’evento. Tuttavia sono disposti a raccontare una menzogna, persino a svantaggio del loro onore, in cambio di denaro e protezione: la menzogna che non si trattava di nessuna risurrezione, ma del semplice trafugamento del cadavere. Sembra quasi profetico il comportamento delle guardie: il vangelo, la buona notizia, deve farsi strada nonostante o addirittura contro la menzogna. Ma la verità si impone grazie alla sua stessa forza. Il cadavere di Gesù non esiste, non è mai stato trafugato.
Non è un cadavere quello con il quale le donne parlano. Prima ancora a loro aveva parlato la pietra rotolata e il sepolcro vuoto. Quei segni avevano agitato nel loro cuore due sentimenti in apparenza contrastanti: timore e gioia. Le donne incontrano il Risorto, non un cadavere ma una persona che cammina sulle sue gambe. Lo riconoscono, prima nella fede e poi nella persona.
La persona del Risorto è ambigua. Se Gesù Risorto camminasse oggi sulle nostre strade, prendesse la metropolitana accanto a noi, difficilmente lo si potrebbe riconoscere. Persino i discepoli, che pure lo conoscevano di persona, avevano avuto qualche tentennamento. Può riconoscerlo di persona solo che lo ha riconosciuto nella fede. Non sarà difficile incontrarlo nella comunità cristiana (“Dove due o tre sono riuniti nel mio nome…”) o nei poveri ed emarginati (“Quello che avrete fatto a uno di loro…”):
Le donne che si sono recate al sepolcro avevano partorito Cristo nella fede, per questo si sono dimostrate capaci di riconoscerlo nella sua persona.
Senza dimenticare che il Signore si lascia incontrare dove lui desidera: in Galilea ai suoi fratelli, ma poi ci ripensa e si piega alle necessità dei discepoli facendosi incontrare nel cenacolo o sulla strada di Emmaus.
Riconoscere il Risorto vuol dire incontrarlo dove lui convoca, nella comunità o nei poveri o nella Galilea delle genti, a condizione che sia un incontro nella fede e della fede, di chi crede perché sa riconoscere il timore e la gioia dell’annuncio.