Salute mentale e spiritualità: tentativi di una sintesi pastorale (non proprio riuscita)
Il titolo era accattivante: “Salute mentale e aree metropolitane: verso una nuova prospettiva“.
Il Focus 1 [ vedi programma ] affrontava un tema a me molto caro: “Spiritualità, senso della vita e salute mentale“. Io, quindi, c’ero.
XXIII giornata della salute mentale, Focus 1, tavola rotonda: SPIRITUALITÀ, SENSO DELLA VITA E SALUTE MENTALE . pic.twitter.com/JcxZjW9TH1
— Ugo Quinzi (@UgoQuinzi) 9 Ottobre 2014
Quanto di più positivo
Convegni sulla salute mentale si vedono facilmente a Roma, meno negli ambienti ecclesiali. Si deve dare atto che questa iniziativa possiede un grande fascino, riesce a tenere alta l’attenzione, riesce a ricordare che la Chiesa non ignora il problema e vuole essere accanto a tutti quelli che lo sperimentano in prima persona: malati, loro familiari, personale sanitario.
La partecipazione di persone di un certo peso ecclesiale, accademico, culturale, professionale fa onore ad un tema che merita molta più attenzione di quanta, con superficiale faciloneria, se ne presta ad esso per liquidarlo invocando la riapertura dei manicomi.
Quanto di più positivo si può pensare sull’evento, lo pensavo prima, lo sto pensando ora e lo penserò in futuro.
Correzioni metodologiche
Ho partecipato solo ad un Focus, posso parlare solo per quello che ho visto (gli altri due non so…) e pensare che se vi fossero state alcune correzioni metodologiche sarebbe stato meglio.
- Meravigliosa, unica, irripetibile la cornice regale delle sale nobili del Vicariato di Roma. Purtroppo prive di aria condizionata. Al caldo asfissiante che abbiamo patito bisogna assegnare la palma della vittoria: il caldo batte relatori (alcuni dei quali sonnecchiavano pigramente alla dolce lettura delle relazioni altrui) e astanti (che cercavano di sventolarsi come potevano per restare svegli) almeno trenta gradi centigradi a zero.
- Spettacolari gli arazzi e i soffitti affrescati: ma mancavano un impianto di amplificazione (tra rumore del traffico romano e suono periodico delle campane, alla fine i sordi come me si sono persi metà degli interventi) e un sistema di videoproiezione (che ormai arreda anche il più povero dei corsi per barman).
- Non secondario il rispetto dei tempi delle relazioni (tutti sforati) e della pausa (in ritardo e sforata anch’essa), che hanno causato il protrarsi del Focus oltre gli orari previsti.
- La tavola rotonda aveva un tema (Corpo, mente, anima: conflitti, integrazioni, risorse): l’argomento è stato appena trattato nei cinque minuti del primo promettente intervento, poi il buio; lo scoordinamento degli interventi (annunciato fin dall’inzio da uno dei moderatori) ha avuto come effetto l’assenza di un reale dibattito (tanto che alla fine di un giro di tavolo si è risolto tutto con le domande del pubblico).
- Le oltre tre ore di relazioni – interventi – dibattiti non sono state né registrate né trascritte: si fa strada la certezza che non seguirà la pubblicazione di atti di nessun tipo, tutto quello che si è detto non arriverà mai né alle Parrocchie né altrove, del convegno resterà una locandina e un programma (manco la conferenza stampa, annullata il giorno prima).
Speriamo che per una montagna tanto grande come la Chiesa di Roma tutto questo sforzo non appaia il (costoso) parto di un topolino.
Poi ci sono i dettagli (in cui, si sa, si annida il diavolo)
I dettagli che però mi sembrano particolarmente interessanti da rilevare sono essenzialmente due:
- Dov’era la pastorale?
- Cos’è la spiritualità?
Cominciamo dal primo dettaglio. Il Convegno è stato organizzato dal Centro per la Pastorale della Salute del Vicariato di Roma, attraverso il “Tavolo per la promozione e la tutela della salute mentale”. Ho già detto qualcosa su quello che penso dei convegni che non approdano a nulla e che vengono dimenticati [ qui ]. Da un convegno organizzato da un centro pastorale mi sarei atteso partecipazione di pastori come anche indicazioni pastorali, peraltro auspicate fin dal tema che proietta i lavori “verso nuove prospettive“.
Ma nel Focus eravamo circa un paio di preti tra i convenuti (grosso modo 30 partecipanti) e un altro paio tra i relatori. Peraltro nessuno di loro proveniente dal clero diocesano della Diocesi di Roma, che organizzava il convegno. E qui pare abbastanza triste constatare che: o non vi sono preti diocesani operativi nel campo della salute mentale, o non sono stati invitati, o non hanno voluto/potuto partecipare.
Però appare ancora più evidente che al termine dei lavori del Focus, senza una metodologia scientifica /pragmatica e in assenza di indicazioni pastorali, il Centro per la Pastorale della Salute pare non essere in grado di svolgere appieno il suo impegno “pastorale“. Ammesso che si condivida il concetto di “pastorale” come l’agire della Chiesa finalizzato a favorire l’incontro degli uomini con Dio attraverso la Parola e i Sacramenti, incarnando tale incontro con la carità in un determinato contesto storico-culturale. In tal caso sarebbe utile chiedersi in che senso il Convegno possa definirsi un’azione “pastorale” o non piuttosto un’attività che poteva tranquillamento svolgersi in qualche nosocomio o ateneo italiano.
Il secondo dettaglio non è da meno. Solo un relatore ha accennato alle sue perplessità intorno all’uso del termine “spiritualità” e relativo concetto, definendolo “ambiguo“. In effetti non ci si è posti né il problema di definire cosa si intende per spiritualità, né la questione di come circoscrivere il concetto (spiritualità cristiana o buddhista?), né il dubbio circa la concreta competenza sul tema (forse i sacerdoti relatori avrebbero potuto dire qualcosa, ma hanno affrontato l’argomento in termini estremamente astratti e generici; mentre sarebbe stato utile, per esempio, far partecipare alla tavola rotonda una persona testimone diretta dei suoi problemi psichici e della sua spiritualità, almeno per fornire uno spunto di riflessione).
Sarebbe stato anche molto proficuo ascoltare qualche parola intorno al “senso della vita” in relazione alla salute mentale, probabilmente legato alla spiritualità. Sempre orientato a qualche nuova prospettiva. Devo invece osservare che tutti gli interventi sono stati contrassegnati dal rammarico relativo alla scarsità di mezzi, di personale, di preparazione. Qualche vago accenno da un relatore all’auspicio che la Chiesa assicuri la presenza di Cappellani all’interno di strutture destinate alla cura e riabilitazione del malato mentale e al termine del dibattito il riferimento di un moderatore all’esigenza di cambiare approccio con le nuove generazioni che presentano caratteristiche “mentali” diverse dalle generazioni precedenti.
Le nuove prospettive su Corpo, mente, anima: conflitti, integrazioni, risorse si sono concluse così.
Provo a dire la mia
Sui convegni quasi inutile che mi ripeta: se sono convegni ecclesiali o pastorali devono avere una loro specificità. A convegni di altro genere possono dedicarsi nei rispettivi ambiti in modo più proprio e proficuo laici esperti.
Sui benefici pastorali ricordo semplicemente che occorre un metodo: in assenza di indicazioni, obbiettivi, verifiche si può affidare la pastorale al buon cuore di pastori e loro collaboratori, ma nella consapevolezza che non produrrà i risultati attesi.
Sulla salute mentale sono l’ultimo arrivato. Ne sanno più di me psichiatri, psicologi, operatori sociali, estensori di documenti e centri per la pastorale della salute. Dopodiché finché nessuno chiede alle famiglie ciò di cui hanno realmente bisogno e realizza per i malati mentali progetti personalizzati in sinergia (Centri di Salute Mentale, Chiesa Cattolica, Associazioni laiche) resterà tutto un pio lodevole desiderio.
Sulla spiritualità potrei ragionare insieme nel tentativo di avventurarmi in un mondo inesplorato. Per la mia piccola esperienza mi sembra di poter dire che in qualsiasi ambiente la presenza e la testimonianza di una persona credente spinge sempre a rinnovare domande e a stringere legami. L’incontro – qualsiasi cosa esso significhi – tra persone è incontro anche di spiritualità.
Sul Convegno del 9 ottobre – almeno per la parte alla quale sono stato presente – dico che il tentativo di sintesi pastorale non mi pare riuscito. Magari andrà meglio il 10 ottobre.
Ma per altri impegni non potrò esserci. Impegni rigorosamente spirituali e pastorali, s’intende.