Siccome di politica non ci capisco nulla…
… dico in libertà quello che penso del risultato delle elezioni del 25 settembre 2022 senza la pretesa di essere preso sul serio da nessuno. Tanto qualsiasi cosa scrivessi sarà presa come chiacchiera da bar e chiunque si sentirà in diritto di rintuzzarmi.
Meloni ha vinto facile
Penso che Meloni si può preparare ad un lungo periodo di Governo. Ha vinto facilmente. Senza nemmeno essere aiutata dalla capacità strategica di Luca Morisi o dalle doti clientelari di Rocco Casalino. Ha convinto, da sola, e ha vinto. Se le cose vanno come devono andare, sarà la prima donna ad assumere la funzione di Presidente del Consiglio in Italia. Se ci saprà fare, resterà in quella posizione per altri 20 anni.
Tutto dipende da due fattori. Il primo è la misura in cui riuscirà a traghettare i suoi dalle innegabili nostalgie fasciste verso la realizzazione di un polo di destra, più o meno estrema, dalle caratteristiche accettabili per la convivenza civile. Nemmeno le sarà necessario, nell’attuale panorama, che rinneghi formalmente il fascismo. Le sarà sufficiente comportarsi come se lo avesse rinnegato. Il resto verrà da sé.
Il secondo fattore grazie al quale Meloni potrebbe restare al Governo per altri 20 anni è la capacità di affrontare alcune ineludibili sfide che il futuro prospetta all’Italia. Tra le prime, quella demografica. Pochi sembrano consapevoli che il quinquennio che si apre è quello che vedrà nel giro di pochi anni un aumento esponenziale di pensionati. Si tratta dei baby boomer, la generazione esplosa tra i 60 e i 65 anni fa e che nella piramide demografica italiana rappresenta il ventre massiccio. Non essendovi una base altrettanto solida, com’era nelle previsioni ci sarà da attendersi un forte squilibrio tra pensionati e lavoratori. A questo proposito ci si potrebbe chiedere se l’Italia non sia già arrivata al punto di non ritorno (al punto cioè che le nuove generazioni non saranno sufficienti a mantenere la stabilità della popolazione) e se anche volendo invertire la tendenza del declino si potrà attendere un altro quarto di secolo per sentirne i benefici (ammesso che da oggi tutti si mettano a far figli, i nuovi nati non diventeranno produttivi prima dei 25 anni, almeno). Domande oziose, se per politica si intende solo il dare risposta a problemi immediati.
Legata a questa prima sfida, la sfida dell’immigrazione. Vedremo se Meloni sarà in grado di gestirla con accortezza, rendendosi conto dei vantaggi che potrebbero derivare all’Italia, in un momento così critico, dall’accoglienza e dall’integrazione di persone di cultura diversa provenienti da regioni geografiche depresse. Se l’Italia non diventa attrattiva nei confronti di un numero crescente di persone immigrate, con bassa e alta specializzazione, sarà complicato persino gestire il rimpiazzo di manodopera. Altro che pensioni.
La terza sfida della Meloni sarà inevitabilmente quella del debito pubblico italiano. Un successo già solo il fatto che non le esploda in mano. Se riesce a spingere sulla produttività italiana, dimenticando la strada dei bonus e imboccando decisamente quella delle riforme (minor costo del lavoro, maggiori possibilità di gestire i rapporti di lavoro, incentivi all’innovazione…), le sarà facile dimostrare di aver ottenuto risultati tangibili alle elezioni del 2027.
Di sfide ve ne sono altre, ma se continuerò a non capire nulla di politica ne riparleremo. Soprattutto se Meloni dovesse iniziare a vincerle.
Il PD non esiste più
Così un caro amico militante in quel partito: il Partito Democratico non esiste più. Non che abbia particolarmente brillato nei 15 anni della sua vita. Di fatto queste elezioni sono il suo de profundis.
Le ragioni della sua sconfitta le lascio discutere alle amiche e agli amici del PD. Come sanno farlo loro, nessun altro al mondo.
Qui mi limito a due osservazioni. Il soggetto che nascerà dalla dissoluzione del partito avrà successo solo se si orienterà ad abbracciare gli ideali di una sinistra moderna, capace di intercettare le istanze del mondo contemporaneo mantenendo intatti i principi di solidarietà sociale, di partecipazione democratica, di legalità, di giustizia che ne costituiscono l’ispirazione. Altrimenti il balletto ricomincia e alle prossime elezioni vanno sotto il 3%.
Non si deve dimenticare che il Movimento 5 Stelle, iattura d’Italia, è entrato nella fase di acquisizione di nuovi soggetti. O meglio, di soggetti vecchi che scorgono nel M5S la possibilità di continuare il poltronificio. Si tratta di tutta quella sinistra italiana, sinistra sinistra, che è riuscita ad affossare tutto ciò che ha toccato, un Re Mida al contrario, capace di trasformare l’oro in altro materiale di minor pregio che qui non nomino… In un certo senso potrebbe essere un bene che il M5S se la prenda in casa propria…
Il Movimento non si muove
Però in effetti il M5S non si muove se non al ribasso. Ha di caratteristico un appeal sorprendente sulle giovani generazioni. Quello che manca al PD, invecchiato male.
Il risultato, non del tutto imprevedibile, è che i giovani si lasceranno trascinare nei gorghi promissori del Gatto e della Volpe e come novelli Pinocchio andranno a seppellire i loro quattro zecchini d’oro nel Campo de’ Miracoli che a loro sarà indicato di volta in volta.
Si sveglieranno dal sogno più poveri e senza arte né parte. Tra una ventina d’anni. È il gioco ben noto delle generazioni. Ma è un gran peccato, che ora non dovremmo più permetterci il lusso di commettere.
Terzo Polo: gli aristocratici della politica
Diciamocelo: il Terzo Polo è l’aristocrazia della politica. Non ha nulla del M5S populista, nulla del PD popolare, ancor meno del revanscismo di FdI. Ha idee, programmi, progetti, persone. Proprio per questo in nessun modo potrà andar bene agli italiani. Chi lo vota lo sa. Il Terzo Polo potrà aspirare al massimo ad evitare che nelle Commissioni si licenzino provvedimenti senza capo né coda, ma non ci riuscirà sempre. E in giro per l’Italia farà sempre più fatica a mettere insieme persone di livello che possano supportarlo.
Probabilmente non arriva alle elezioni del 2027. Ma solo perché è lo specchio (della decadenza) del Paese.
Gli altri
Tra gli altri, menziono giusto il partito di proprietà di un imprenditore e il partito gestito da un food blogger. Entrambi si trovano nel ramo discendente della parabola. L’inclinazione del quale è direttamente proporzionale alla permanenza dei due soggetti al controllo dei rispettivi partiti. Insomma, se l’imprenditore e il food blogger non schiodano il destino dei loro partiti è segnato.