Signor Presidente. Lettera a Sergio Mattarella sulla transizione ecologica

A
Presidente della Repubblica Italiana
Sergio Mattarella
Palazzo del Quirinale
00187 – Roma

Roma, 12 Settembre 2022

Signor Presidente,

questa mia lettera accompagna il Ricorso Straordinario che ho introdotto presso di lei per mezzo dell’Avvocato A.Z. Non entrerò qui nelle questioni giuridiche affrontate dal legale. Voglio piuttosto approfittare della sua pazienza perché il Capo dello Stato possa venire a conoscenza di una serie di problemi che la mia vicenda ha fatto emergere.

Transizione ecologica e rispetto della “casa comune

Per formazione e convinzione personali ritengo che non sia più rinviabile adottare, da parte della comunità e da parte dei singoli cittadini, ogni iniziativa volta a favorire e realizzare la maggiore tutela dell’ambiente e la maggiore sostenibilità energetica. Tutto ciò si traduce di fatto nel concetto di “transizione ecologica”, nella speranza di consegnare alle generazioni future una “casa comune”, come è stata definita la Terra da Papa Francesco, meno ferita e più accogliente.

La vicenda

Con tali premesse ho fatto realizzare un progetto di impianto di pannelli solari ibridi per ricoprire circa 20 mq del tetto da restaurare di un piccolo locale tecnico visibile solo da satellite ubicato nella parte più interna e centrale della terrazza condominiale (l’allegata documentazione fotografica è tratta dal progetto). Il Condominio è composto da numerosi proprietari, molti di modesta estrazione, alcuni portatori di handicap, altri in stato di bisogno, prevalentemente anziani. Poiché il sole è di tutti e l’impianto per come progettato produce più energia di quella necessaria alla mia utenza privata ho proposto al Condominio di costituire un Gruppo di Autoconsumatori di Energie rinnovabili in modo da condividere gratuitamente l’energia non totalmente consumata, ridurre ulteriormente l’impatto ambientale e dare un contributo alle spese condominiali. Questo è quanto potevo permettermi e responsabilmente ho proposto.

L’immobile, che non presenta particolari vincoli, è ubicato in V.M., strada compresa, per poche decine di metri dal confine, nel territorio del Centro Storico di Roma Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Per tale ragione ho regolarmente presentato istanza per il parere della Soprintendenza statale. Il parere è risultato negativo.

In seguito, insieme all’Ingegner F.D. che mi ha assistito per gli aspetti tecnici, siamo stati ricevuti dall’Architetto A.C., il Funzionario responsabile del procedimento. Anche questo colloquio ha dato esito negativo.

Risultando perciò inutile proporre un nuovo progetto, l’unica soluzione è stata di ricorrere al Presidente della Repubblica.

Il Centro Storico di Roma è disseminato di pannelli solari

In realtà la motivazione della Soprintendenza per negare il parere (la visibilità dei pannelli dall’alto per il loro effetto cromatico contrasterebbe con la tutela del Patrimonio dell’Umanità UNESCO) mi ha sorpreso non poco. Proprio di fronte al sito per il quale ho richiesto il parere della Soprintendenza sono collocati ben visibilmente alcuni pannelli solari. Per ironia della sorte, non appena superato il confine del Centro Storico, a poche decine di metri dallo stesso sito sono installati numerosi altri pannelli solari. Tutto documentato nelle fotografie allegate.

Ma è l’intero Centro Storico Patrimonio dell’Umanità UNESCO ad essere disseminato di pannelli solari, come è facile desumere dalle informazioni del GSE (Gestore dei Servizi Energetici), che sul suo sito censisce e segnala gli impianti in produzione (si veda lo screenshot allegato); nonché dalle immagini satellitari, che rivelano con dovizia di particolari la visuale dall’alto della Città.

Viale Manzoni, Via Luzzatti, Via Druso, Via di Sant’Erasmo, Piazza della Pilotta, Via del Tritone. Sono solo alcune delle località presso cui si trovano edifici, privati e pubblici, sui quali sono installati pannelli solari (si vedano le riprese satellitari allegate). Segno evidente che la visibilità dall’alto e gli effetti cromatici contrariamente a quanto affermato dal Funzionario non sono una priorità assoluta per la tutela del Centro Storico Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

Impianti solari secondo il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale

Il recente Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PTPR 2021) della Regione Lazio esprime alcune Linee Guida per la valutazione degli interventi relativi allo sfruttamento di fonti energia rinnovabile.

Nel proporre il mio progetto ero stato incoraggiato dal fatto che la Regione Lazio riconoscesse che l’impatto visivo e il consumo di suolo dei pannelli solari aderenti o integrati nei tetti fosse trascurabile. Anzi che ritenesse compatibile la loro installazione nei centri e nuclei storici del Lazio, seppur con limitazioni [CL] (consentiti solo gli impianti aderenti o integrati nei tetti degli edifici; la superficie dell’impianto non deve essere superiore a quella del tetto sul quale viene realizzato. Si vedano le tabelle allegate).

Al contrario, lo stesso documento sostiene che il fotovoltaico a terra (areale o verticale, come nell’esempio di Via Druso) e il fotovoltaico su pensiline (parcheggi, come nel caso di Via di Sant’Erasmo) non sono assolutamente compatibili [NC] con il paesaggio dei centri e nuclei storici. Nelle stesse condizioni si considerano gli impianti termici di grandi dimensioni (come sembra quello installato a Via del Tritone).

Nel favorire impianti che il PTPR considera non compatibili con i centri e i nuclei storici e, viceversa, nell’escludere impianti che il PTPR considera compatibili seppur con limitazioni, si viene a creare la situazione paradossale per cui il Centro Storico di Roma Patrimonio dell’Umanità UNESCO soggetto alla Soprintendenza statale ha meno tutele o comunque tutele ispirate a criteri diversi e certamente opposti a quelli che valgono in tutti gli altri centri e nuclei storici del Lazio soggetti al PTPR della Regione.

Installazioni abusive e danno erariale

Non ho ragione di dubitare del fatto che le installazioni visibili e certificate siano state regolarmente autorizzate. Se così in qualche caso non fosse, si tratterebbe di abusi che le Autorità competenti dovrebbero far cessare senza indugio. Al tempo stesso sarebbe logico e auspicabile che procedessero a far rimuovere gli impianti non compatibili con il PTPR, che prevede l’impossibilità di sanatorie, per uniformare la tutela del Centro Storico di Roma Patrimonio dell’Umanità UNESCO a quella dell’intera Regione.

Lei poi, Signor Presidente, in qualità di supremo Magistrato della Repubblica, è sicuramente consapevole che la negligenza delle Autorità preposte alla vigilanza è causa di un danno erariale, laddove l’installazione di pannelli solari e la produzione di energia elettrica dell’impianto che non risponde ai requisiti di legge vengano sovvenzionate da fondi pubblici.

Da parte mia mi impegno certamente a promuovere nelle sedi opportune la ricerca del rispetto delle leggi e del risarcimento del danno all’erario.

Parere negativo: perché?

Il parere negativo alla mia istanza, senza una motivazione specifica bensì solo quella astratta per cui l’installazione di pannelli fotovoltaici non sarebbe compatibile con il contesto della Città Patrimonio dell’Umanità UNESCO per la quale apparirebbe ineludibile la salvaguardia e la conservazione anche delle visuali dall’alto, risulta incomprensibile non solo perché ad altri soggetti è stato concesso di installare impianti anche di un certo rilievo, bensì in considerazione del fatto che si tratta di un piccolo intervento che rispetta sia i criteri della Circolare 2016 della Soprintendenza capitolina sia quelli del PTPR.

Come più volte ribadito dal Consiglio di Stato e dai Tribunali Amministrativi Regionali, le Pubbliche Amministrazioni devono operare un giudizio in concreto circa il rispetto da parte dell’intervento progettato delle esigenze connesse alla tutela del paesaggio, valore difeso dalla Costituzione. Occorre sempre ricordare che l’orientamento granitico della giurisprudenza amministrativa si ispira al principio della valutazione caso per caso, al fine di rendere applicabile qui ed ora la generalità della legge. Nell’esprimere in appena dieci giorni un astratto parere negativo al progetto da me presentato, che ha richiesto mesi di studio e di ricerca, non pare sia stata operata una valutazione equa né dell’impatto ambientale, né del valore dello stesso progetto. A riprova di quanto sostengo, due dettagli nella risposta della Soprintendenza fanno pensare ad una lettura sommaria e non approfondita: da una parte si menzionano le dimensioni dell’intervento, ma si ricorda la superficie del tetto in laterizio (circa 26 mq) ignorando quella dell’installazione (10 pannelli, come scritto nella Relazione tecnica; le dimensioni standard di ogni pannello sono 2mq, quindi l’impianto occuperebbe 20mq circa); dall’altra la Soprintendenza fa riferimento a generici “pannelli fotovoltaici”, ma nella Relazione a firma del tecnico che ha curato il progetto si precisa che si tratta di “pannelli fotovoltaici ibridi”, i quali appartengono ad una nuova tecnologia specifica diversa, che integra produzione fotovoltaica e produzione termica.

È infine assolutamente vero, come spesso ribadito dai Giudici Amministrativi, che “la presenza di impianti fotovoltaici sulla sommità degli edifici – pur innovando la tipologia e morfologia della copertura – non è più percepita come fattore di disturbo visivo, bensì come un’evoluzione dello stile costruttivo accettata dall’ordinamento e dalla sensibilità collettiva” (TAR Lombardia, 2018). Al pari di altre innovazioni tecnologiche che si sono susseguite nel tempo e che è possibile apprezzare sui tetti di Roma (antenne televisive, parabole satellitari, impianti di condizionamento, impianti di refrigerazione, tralicci telefonici) senza che ciò facesse mettere in dubbio a qualcuno che si fosse attentato alla vista dall’alto del Patrimonio dell’Umanità UNESCO, i pannelli solari sono percepiti dalla compagine sociale come una utile e opportuna innovazione per il bene collettivo.

Il futuro dei Centri Storici

Le precedenti considerazioni pongono importanti questioni intorno al futuro dei Centri Storici altamente tutelati, come quello di Roma. Infatti se la tutela significa solo conservare immutabilmente le cose come stanno, è ragionevole ipotizzare che saranno le persone umane a rimetterci. Una qualsiasi città vive perché le persone che la abitano la fanno vivere, la modificano secondo le esigenze del momento storico, impongono nuovi e più vivibili contesti. Come apparirebbe assurdo in nome della tutela di un Centro Storico tornare a percorrerlo a cavallo o a piedi per non sciuparlo con le autovetture, così sarebbe insensato ritenere di tutelare un paesaggio impedendo in assoluto alle persone che lo creano e ne fanno parte di seguire il flusso della vita sociale e delle sue innovazioni.

A questo proposito occorre osservare che le Autorità Pubbliche, tenute a far rispettare la Costituzione e le leggi, possono e debbono esprimersi anche con atti di diniego di fronte a richieste insensate o compromettenti. Nel caso specifico della transizione ecologica tuttavia gli obblighi istituzionali si devono misurare con il bene superiore delle esigenze ambientali ed energetiche che non riguarda più il singolo Stato nazionale nella sua forma attuale, estendendosi ai confini dell’intero Pianeta e delle generazioni future, quindi divenuto un bene dell’umanità non meno prezioso della morfologia e dell’effetto cromatico dei tetti del Centro Storico della Capitale soprattutto, come nel caso specifico, non siano così rilevanti nel loro contributo stilistico all’insieme del patrimonio tutelato.

La precedente osservazione assume un valore ancor più pregnante in considerazione del momento storico che, accanto ad una ormai acclarata emergenza climatica, vede affermarsi in tutta Europa una nuova e più preoccupante emergenza energetica, alle quali ritengo sia doveroso che le Istituzioni rivolgano la loro attenzione favorendo il più possibile soluzioni alla portata dei privati cittadini. In tale direzione mi pare vadano anche i recenti interventi legislativi operati per rendere più snelle le norme sulle installazioni degli impianti di energie rinnovabili nei centri storici (cfr DL 17/2022, emendamenti Muroni).

Discriminazione economica e diritti dei cittadini

Non da ultimo, il problema che sorge nell’affrontare la questione della transizione ecologica è la disparità di trattamento degli abitanti dei Centri Storici rispetto agli altri cittadini. Essi, infatti, potrebbero venire esclusi dai benefici presenti e futuri previsti dalle leggi (si pensi agli incentivi per il fotovoltaico e per il solare, con tutte le ricadute in termini di risparmio energetico e di remunerazione degli impianti), mentre sono costretti, al pari di tutti, a finanziare (per esempio attraverso le tariffe elettriche) in favore di altri quei benefici di cui loro non possono godere.

Si viene a creare, pertanto, un cortocircuito di diritti dovuto alla loro compressione, che favorisce una inequivocabile discriminazione economica degli abitanti dei Centri Storici alla quale finora nessuna legge ha posto attenzione.

In altri termini, laddove la legge limiti i diritti di una categoria di persone per tutelare un bene collettivo superiore, come il paesaggio, la medesima legge dovrebbe essere tenuta ad offrire agli stessi soggetti una forma di risarcimento o quantomeno di sostegno, onde evitare l’insorgere di squilibri economici e, come di fatto accade nei Centri Storici, la mancanza di convenienti condizioni di permanenza. Non è un caso che siano in molti a ritenere il Centro Storico di Roma invivibile e perciò si assista ad un lento e progressivo svuotamento di residenti.

Il diritto a vivere nel luogo che si desidera è riconosciuto come diritto umano. Il diritto ad un pari trattamento di tutti i cittadini di fronte alla legge è stabilito dalla Costituzione italiana. Ogni condizione che limiti tali diritti per via di legge senza peraltro offrire soluzioni risarcitorie troverebbe senza dubbio attenzione e ascolto presso le sedi titolate, come la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Impegno personale e appello al Presidente della Repubblica

Da parte mia mi impegno a realizzare un impianto solare ibrido, come detto, di superficie inferiore ai 25mq, nel rispetto dei criteri enunciati dalla Circolare 2016 della Soprintendenza capitolina (non visibilità dell’impianto da strada, completa integrazione nel tetto) e delle indicazioni dal PTPR 2021 (stessa inclinazione e stesso orientamento della falda, nessuna modifica della sagoma dell’edificio, superficie dell’impianto non superiore a quella del tetto). Mi impegno a gestire responsabilmente l’energia prodotta e non autoconsumata perché sia condivisa con soggetti che possano utilmente beneficiarne, applicando i principi di solidarietà previsti dalla nostra Costituzione.

A lei, Signor Presidente, chiedo di accogliere questa mia lettera come un appello. Non solo perché una eventuale decisione a me favorevole ma in tempi lunghi rischierebbe di tradursi in una vittoria di Pirro, venendo a mancare nella contingenza del momento storico le condizioni economiche per realizzare il progetto. Ma soprattutto perché la vicenda personale che ho qui illustrato, oggetto del Ricorso Straordinario, assume una valenza che va oltre il mio caso particolare. A lei, Signor Presidente, chiedo di decidere non solo per me e per il mio progetto, ma anche per decine di altre persone e per decine di altri progetti, per l’interpretazione del futuro di alcune zone della nostra Italia, per la transizione ecologica che vede coinvolta la Nazione, per la responsabilizzazione delle Istituzioni verso un esercizio più attento delle loro prerogative. Annullando il parere della Soprintendenza non le chiedo di disconoscere il meritorio e non facile lavoro da essa svolto; le chiedo, invece, di accendere qualche speranza per coloro che, nel rispetto delle Istituzioni e delle leggi, spesso con sacrifici personali, sono disposti a mettersi in gioco per il bene comune.

Augurandole buon lavoro, la saluto cordialmente.


Nota Bene

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