Tecniche di controevangelizzazione. Lettera aperta ad Andrea Monda, direttore dell’Osservatore Romano

La lettera aperta al Direttore dell’Osservatore Romano, Andrea Monda, riportata qui è stata pubblicata da Diarioromano, che ringrazio cordialmente per l’ospitalità, il 7 ottobre 2024 (link).


 

Caro Direttore,

oggi voglio parlarti di tecniche di controevangelizzazione sul tema “ero forestiero e mi avete accolto” nel campo della mobilità pubblica.

Avrai sentito in questi giorni che a Roma intendono aumentare le tariffe dei biglietti del trasporto pubblico, biglietti usati soprattutto da pendolari, turisti e pellegrini (che non votano a Roma), lasciando invariato o addirittura diminuendo il costo degli abbonamenti, usati soprattutto dai cittadini romani (che votano).

Dirai: ma tu sei prete, cosa ti interessano i biglietti dei mezzi pubblici? È vero, sono prete, ma da un po’ di tempo faccio la parte dell’Ultimo Cittadino di Roma. Perché se ce n’è uno Primo deve essercene necessariamente uno Ultimo. Siccome pare che nessuno volesse essere ultimo, la parte, che non mi dispiace, me la sono scelta io. Come Ultimo Cittadino di Roma ho un osservatorio privilegiato, non uso mezzi privati per spostarmi, uso solo mezzi pubblici. Grazie ai quali ho conosciuto un sottobosco di varia umanità, di tante persone che lavorano, borseggiano, si ribellano, puzzano, si incontrano, dormono sui bus, visitano Roma. L’umanità che forse incontri ovunque, concentrata lì sui mezzi pubblici. Soprattutto l’umanità meno benestante, vogliamo dire povera? Bè, a Roma i mezzi pubblici non sono esattamente affare da gente in bombetta.

A me che non ho tanti problemi di orario e di cartellini da timbrare hanno fatto molto pensare le persone che attendono il passaggio dei mezzi per andare a lavoro o per tornare a casa anche per un’ora, perché non hanno alternative, perché tutte le alternative costano troppo per loro. Perciò insieme ad alcuni amici abbiamo pensato di prenderci cura degli Utenti del trasporto pubblico e di organizzarci per tutelarli. Ma questa è un’altra storia.

Ora però ti spiego come funziona la controevangelizzazione. Roma si sta preparando per il Giubileo 2025. Avrai sentito pure tu qualcuno vantarsi di restaurare il sagrato di alcune chiese. Forse a qualche cultore di sagrati la cosa farà piacere. Il Giubileo però non si gioca sui sagrati. Lo aveva detto tanto bene Giovanni Crisostomo: “Non intendo certo proibirvi di fare doni alla chiesa. No. Ma vi scongiuro di elargire, con questi e prima di questi, l’elemosina. Dio infatti accetta i doni alla sua casa terrena, ma gradisce molto di più il soccorso dato ai poveri” (Omelie sul vangelo di Matteo, Om. 50,4). Senza il soccorso dato ai poveri persino il Giubileo diventa controevangelizzazione dalla quale i credenti non sono immuni.

E con la mobilità pubblica stiamo cadendo dritti dritti dentro la controevangelizzazione. Per un paio di anni si è parlato di aumento dei biglietti. I cittadini di Roma, quelli che votano, si sono dimostrati ostili. Quindi discorso abbandonato. Intanto Roma si è preparata al Giubileo, si è fatta bella e ha anche comprato nuovi bus. Non sono cose cattive, no, tutt’altro. Ora, nell’imminenza del Giubileo, dunque di milioni di pellegrini, il piccolo aumento dei biglietti giustificato dalle tante spese sembra ineluttabile. Tac! Ecco puntuale la controevangelizzazione. Invece di accogliere i pellegrini, questa benedetta Città Eterna si prepara a mungerli. Un centesimo qui, un euro lì. Cosa vuoi che sia, chi vuoi che se ne accorga?

Come se a pellegrinare fossero nababbi sui loro yacht e non giovani per i quali le comunità cristiane si sono impegnate con raccolte di denaro, o famiglie o anziani o disabili e malati, spesso provenienti da paesi e da chiese povere. Roma ha davvero deciso di presentarsi al mondo in modo così gretto e meschino?

Nella mia testa da Ultimo Cittadino mi sarei aspettato che Roma avesse accolto i pellegrini al contrario, regalando loro il trasporto pubblico come dono di benvenuto, non aumentandolo per far cassa. Del resto i pellegrini saranno una cosa in più rispetto all’ordinario, se la Città non si sostiene con l’ordinario le domande da porsi sono altre.

Mi piacerebbe leggere il tuo parere a questo proposito. Temo infatti che tutti presi nello sport nazionale di non pestarsi i piedi sarà complicato nei prossimi mesi spostare il focus delle riflessioni dai trionfalismi numerici o dai fasti dei restauri a temi più terra terra, come quello di infondere speranza a chi viene in visita a Roma nel Giubileo della speranza.

È per questo che vorrei dire ai pellegrini, a nome dell’Associazione che rappresento ma anche di tanti cristiani di Roma: non tutti pensiamo sia giusto sfruttarvi per riempire le casse di qualcuno, non temete, da parte nostra faremo il possibile perché possiate incontrare la Roma accogliente carica di una storia di millenaria generosità.

Cordialmente.

UQ