Un prete non è mai una sorpresa
Un prete non è mai una sorpresa
Paolo Selvadagi
Ugo Quinzi, diacono a S. Paola, è diventato sacerdote.
Non è un sogno lontano dalla realtà, ma un fatto accaduto e neppure unico e limitato alla nostra parrocchia, perché ben altre 12 parrocchie di Roma festeggiano in questi mesi altrettanti giovani sacerdoti.
È che, sebbene convinti in teoria dell’importanza di un prete per la vita della fede, sentiamo quasi impossibile che un giovane possa essere tanto sicuro e audace da decidersi per il sacerdozio ed il celibato.
Ora, averne uno a portata di mano provoca la curiosità e il desiderio di sapere le ragioni della sua scelta per molti versi originale.
Non è il caso, evidentemente, di costruire degli eroi artificiali, anche se il nostro non è il tempo di grandi imprese morali. Ma c’è del grandioso nel farsi prete e vale la pena non lasciare inutilmente spegnere questo sorprendente avvenimento tra le tante cose scontate.
Che Dio c’entra è fuori di dubbio. E Dio è geniale sempre, anche nel trattare con noi. Ma è difficile capire come agisce in casi del genere; soltanto chi fa direttamente l’esperienza di desiderare di fare il prete riesce ad entrare in sintonia con i sentimenti e con le convinzioni che Dio suscita nella vita di un giovane ‘invitato’ a seguirlo da vicino.
Scegliere la vita da prete è possibile a giovani che vedono davanti a sé la strada della vita ben illuminata dalla Parola di Dio, dalla eucaristia, dalla parrocchia, da volti di ragazzi, giovani e adulti, uomini e donne, che chiedono la gioia di vivere, gli argomenti per credere senza impoverire la propria personalità, i motivi di speranza nell’impegno di ogni giorno, gli esempi concreti di aiuto verso chi è più debole e ha bisogno di noi.
Certamente, tutto si costruisce attorno ad un incontro ravvicinato tra un giovane e il Signore, che, presto, diventa bisogno di comunicare ad altri la serenità e la forza prodotti dalla familiarità con Lui e con il Vangelo.