Venite chiunque voi siate

Venite, venite chiunque voi siate;
che tu sia infedele, idolatra o pagano, vieni.
Il nostro convento non è un luogo di disperazione.
Anche se sei tornato cento volte sul tuo giuramento, vieni egualmente.

(Mevlana Celaleddin-i Rumî)

 

Così si esprimeva Mevlana, il poeta mistico che nella prima metà del 1200 aprì nuovi orizzonti alla fede dei turchi. A lui si deve quella stupenda esperienza di preghiera legata alla musica e alla danza, il Semâ sorgente di estasi.

In questo senso non siamo distanti dalla cultura cristiana. Se osserviamo con attenzione i tempi, ci rendiamo conto che nello stesso periodo in cui agisce Mevlana in Turchia, in Italia incontriamo un personaggio come Francesco di Assisi, mentre in Spagna Raimondo Lullo, altro mistico che si farà terziario francescano. Tutti con la medesima spinta spirituale, una forza mistica capace di arrivare all’essenziale, di non perdersi dietro il peccato dimenticando il peccatore. Qualche anno prima in Francia era stato Valdo a scuotere le coscienze, donando i suoi beni ai poveri, facendo compagni. Qualcuno si è spinto a pensare che il Poverello di Assisi non abbia ignorato l’esperienza del Poverello di Lione, e in fondo l’abbia ben emulata.

Mistici al servizio di Dio, pronti sempre a porsi al servizio dei fratelli. Le parole tenere e dolci non devono far pensare che tali uomini forti fossero inclini a legittimare tutto, mentre invece non era così. Furono riformatori pazienti e miti con il loro comportamento che giudicava e metteva in crisi certi comportamenti sociali, certe convinzioni radicate, certi atteggiamenti clericali ed ecclesiali.

Con un elemento comune, quello della benevolenza e della misericordia. Che probabilmente è il vero volto di Dio.