Vera, spero ti diano il Nobel in Paradiso
In memoria di Vera Cooper Rubin
Cara Vera,
solo ora trovo il tempo di scriverti. Scusami pure per questo. Perché lo sai, sono tanti i motivi per cui devo chiederti scusa. E non solo io. Ma io parlo per me.
Ti ho incontrato per caso su una rivista scientifica nel circolo ufficiali della caserma dove prestavo servizio. Era suppergiù il 1984. Rimasi abbagliato dalla tua scoperta: la materia oscura.
Grazie per la tua tenacia, Vera! Grazie per la tua scoperta!
Se oggi siamo in pochi a piangere la tua scomparsa, però, ammettilo, un po’ è colpa tua. Hai voluto una vita tutta casa e studio, hai tirato su 4 bambini mentre insegnavi part-time, non sei riuscita a farti dare il Nobel per la tua scoperta e nemmeno a farti citare da Wikipedia. Colmo della sfortuna: sei morta nel giorno sbagliato, il 25 dicembre 2016.
Non ti hanno mai beccata a drogarti, mai alla guida ubriaca, mai a passare da un partner all’altro. Mai arrestata, mai condannata. Ti sei limitata ad essere una normale scienziata, una normale donna. Ecco, pure donna, dovevi nascere. Lo sai come funziona quaggiù, puoi persino scoprire la materia oscura, ma se sei donna e per giunta normale non fai notizia, e la tua morte passa più inosservata di quella di un famoso cantante drogato.
Scusami se in questi anni pure io, preso dal mio strano vivere, ho finito per non ricordarmi di te. Meritavi altro. Spero che quest’anno il premio Nobel del Paradiso lo diano a te. Pregherò per questo.
Ti abbraccio con affetto, nell’attesa preparami un posto accanto a te perché ho voglia di sentirti raccontare tutto quello che sai sulla tua scoperta.
Tuo ugo
PS: se lo incontri da quelle parti, saluta Georgios.