Zibaldone della settimana – 15
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8×1000? Tutto come previsto
Luca Kocci per Adista.it ha pubblicato un articolo (link • mirror pdf) in cui riporta i dati della lenta deriva dell’8×1000 nella Chiesa Cattolica, in linea con le previsioni dell’anno precedente.
Angelo Sabó, rispondendo ad un tweet di don Marco Vitale dice due cose, una giusta, l’altra parziale:
La chiesa dovrebbe chiedersi: “perché”? Dove è finita la credibilità?
— Angelo Sabó💭🕳🐦 (@AngeloSab82) July 22, 2023
È giusto che la Chiesa, come afferma Angelo, dovrebbe chiedersi “perché?”. Parziale è la risposta che viene data in qualche modo con la domanda retorica. Non credo, infatti, che il mancato gettito dell’8×1000 sia legato solo ad un difetto di credibilità.
Da giovane studente sul finire degli anni ’80 partecipai ad un incontro con l’allora Mons. Attilio Nicora, autorevole membro della Commissione vaticana che giunse alla sottoscrizione dell’intesa con lo Stato italiano. Parlò dei retroscena dell’accordo e ci raccontò dei timori della grande novità, sintetizzandoli con una battuta: “Ero consapevole che se le cose non avessero funzionato, o non funzioneranno, dovrei prendere una barca e nottetempo raggiungere la Diocesi di Forno Minore in Tunisia (di cui sono vescovo titolare e che non ho mai visto) che esiste solo sulla carta geografica in pieno deserto e lì finire i giorni della mia vita“. Attilio Nicora è diventato cardinale.
Però era chiaro che qualcosa fin dall’inizio non andasse come previsto. Ne accenno in questo mio post. Divenuto prete, suggerii a Mons. Cesare Nosiglia, vescovo ausiliare di Roma, di trovare il modo di sospendere l’intesa. Sorrise, mi disse che non era possibile e mi prese per uno un po’ matto.
Nei primi anni 2000 cercai di realizzare in Parrocchia modalità di autosufficienza finanziaria, puntando anche sulla creazione di una cooperativa. Nessuno ne comprendeva il motivo, nulla ebbe vita lunga.
Arrivò il nuovo Vicario Generale, cardinale Agostino Vallini, e gli chiesi di essere escluso dal sistema del sostentamento del clero. Mi rispose garbatamente che non era possibile, che era molto apprezzabile il fatto che volessi vivere poveramente (sic!) e che potevo tranquillamente devolvere in beneficenza quello che il sostentamento clero mi versava.
Fin qui i fatti personali. Poi ci sono i dati storici.
Alla fine degli anni ’80, quando entrò in vigore l’intesa dell’8×1000 (diciamo così per semplificare) era inesorabilmente chiaro il trend di contrazione del mondo cristiano. Si parlava di crisi da non meno di un decennio, a Roma si facevano le indagini sociologiche per il Secondo Sinodo con risultati drammatici. Implacabili. Nessuna persona di buonsenso avrebbe scommesso sul futuro.
Gli anni ’90 si caratterizzarono per il trionfalismo wojtylano della Chiesa, beatamente ignorante della crisi politica ed economica della società con i primi segnali avvertibili della denatalità, tutte cose che lasciavano presagire incerte sorti, mentre invece la Chiesa finanziava chiese e cattedrali nel deserto (presente e futuro) con i soldi dell’8×1000. Qualcosa ne ho scritto qui.
Nel primo decennio degli anni 2000 la crisi mordeva, il tracollo economico-finanziario del 2008 fece svegliare tutti da un sogno. Tutti, tranne la Chiesa. Che cominciava ad avvertire gli scricchiolii degli scandali, ma era sempre pronta a minimizzarli e a cercare di dimostrare il suo alto valore, spirituale e sociale.
Arriva il secondo decennio del 2000 e poi anche il terzo. Riforme mal digerite, rigurgiti tradizionalisti antibergogliani, crisi demografica occidentale, crisi economica, pandemia con preti starnazzanti cerimonie online perché era l’unica cosa che potevano fare per non entrare in crisi vocazionale… Angelo Sabó, la domanda più giusta sarebbe: “come ha fatto la Chiesa a farsi dare l’8×1000 fino ad oggi?“.
La prima battuta che mi viene in mente è che la Chiesa è la dimostrazione più evidente dell’esistenza di Dio, che riesce a farsi riconoscere ed amare non grazie ma nonostante la sua Chiesa. Ok, Cristo se l’è sposata, sapeva a cosa andava incontro, si può dire che è stato certamente un matrimonio SOLO per amore. Mi ritengo fortunato, facendo parte della Chiesa, di non essere stato (ancora) scartato dal Signore…
Finite le battute resta la domanda su cosa fare. Dubito fortemente che il tanto evocato Sinodo sia in grado di partorire qualcosa di utile in proposito. Non solo si sta delineando come un’assise alla ricerca di equilibri di potere per evitare fratture interne (un po’ di quieto vivere chiesastico tutto sorrisini e ammiccamenti non ci sta mai male…), ma il suo prodotto finale non sarà altro che grigie dichiarazioni su temi de omnibus senza profezia e senza appeal. Procederà tutto come previsto. Quindi eviterei anche solo di continuare a parlarne.
In effetti le cose da fare nel terzo millennio cristiano da parte della Chiesa sono ben chiare e richiederebbero solo una semplice analisi delle premesse: meno cristiani, meno nati, meno benessere, meno incisività sociale dove mai potranno portare?
Per quanto mi riguarda ho già espresso a più riprese quello che penso e (di nuovo, stancamente, per l’ennesima volta) lo sintetizzo qui:
- rinuncia ad ogni forma di sussidio da parte dello Stato (qualsiasi Stato, compreso quello italiano)
- sostentamento del clero attraverso l’elemosina o attraverso il proprio lavoro (cfr. San Paolo)
- vendita di qualsiasi asset di proprietà degli enti ecclesiali non produttivo o non autosufficiente
- gestione degli immobili destinati ad uso religioso con il contributo determinante se non esclusivo della comunità locale ovvero con il sostegno di altre comunità, se impossibile da soli
Lo scrivo nuovamente, non è una mia pazzia, è semplice applicazione del Concilio Ecumenico Vaticano II (lo ricordavo qui) perché ciò che conta anzitutto è il Vangelo, il resto viene dopo:
Certo, le cose terrene e quelle che, nella condizione umana, superano questo mondo, sono strettamente unite, e la Chiesa stessa si serve di strumenti temporali nella misura in cui la propria missione lo richiede. Tuttavia essa non pone la sua speranza nei privilegi offertigli dall’autorità civile. Anzi, essa rinunzierà all’esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso può far dubitare della sincerità della sua testimonianza o nuove circostanze esigessero altre disposizioni.
Gaudium et Spes, 76
Ma siccome conosco i miei polli, sono ASSOLUTAMENTE certo che nulla di tutto questo si farà.