Zibaldone della settimana – 18
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Il potere del tubero fritto
Premetto che non ho visto lo spot delle patatine di cui si parla tanto in questi giorni.
Sono credente ma di sicuro non mi considero un bigotto né una persona con pregiudizi tali da apparire come chi sembra gettare benzina sul fuoco, chiedendosi cosa accadrebbe se si facesse “agli altri“.
Sono stanco di chi sfotte la fede cristiana per fare soldi e me ne guardo bene dal pubblicare lo spot blasfemo di Amica Chips, con le patatine nell’Eucaristia
Valuteremo un esposto, e da oggi sceglierò solo altre marche.
Una domanda ai titolari: a quando Maometto protagonista? pic.twitter.com/MafobT5wsT— Simone Pillon (@SimoPillon) April 8, 2024
Per me valgono più le parole del Signore: “Non fare agli altri quello che non vuoi si faccia a te“.
Piuttosto mi chiederei chi sarebbe il target di questa pubblicità, nelle intenzioni degli autori, secondo quello che appare. Comincio però da chi non sembra essere il target.
- Cristiani ben formati non si lasciano coinvolgere da uno spot pubblicitario su un tema tanto centrale della loro fede. Ai tempi che furono, Cristo veniva rappresentato con una testa d’asino, certo, la cosa faceva soffrire, ma il senso prevalente tra i perseguitati cristiani era quello dell’umana pietà per i loro persecutori.
- Persone intelligenti e adulte al massimo abbozzano un sorriso, giusto per non mortificare il lavoro dei dipendenti dell’Azienda produttrice che devono portare a casa lo stipendio, in un modo o nell’altro, per far vivere le loro famiglie, per il resto una girata di spalle e via.
- Consumatori di patatine non si precipiteranno al supermercato per acquistare un prodotto solo perché lo spot che hanno visto glielo ha reso più simpatico, nella stragrande maggioranza dei casi i consumatori cercano prodotti discreti a prezzi convenienti, magari senza il ricarico di onerose pubblicità.
Esclusi queste persone, quali soggetti rimangono da considerare come target delle patatine in questione?
- Credenti dalla fede precaria, poco formati e più attenti all’aspetto che alla sostanza delle cose, spesso incapaci di declinare nella quotidianità i princìpi della loro fede, i quali potranno avere due reazioni opposte: sganasciarsi dalle risate (“Chissà se l’ha vista il parroco? Domani gli faccio la battuta“) oppure indignarsi invocando punizioni umane e divine.
- Analfabeti funzionali e analfabeti di ritorno, che hanno difficoltà a leggere e capire il linguaggio promozionale teso a suscitare emozioni, a volte violente, per arrivare alla pancia senza passare per la testa dei consumatori destinatari del messaggio.
- Mestatori, polemisti e detrattori di professione, ai quali non sembrerà vero di cavalcare con sarcasmo l’inevitabile tristezza dei credenti ben formati di fronte a un messaggio superficiale, per mettere in discussione la loro fede e il loro modo di percepire il mondo.
Al posto dell’indignazione, la quale produrrà come risultato il prolungamento indefinito della visibilità dello spot, se nella Chiesa le mie parole valessero qualcosa io metterei il confronto intellettuale persino con i produttori stessi dello spot, un confronto capace di utilizzare la visibilità gratuita ottenuta per veicolare il messaggio che invece appartiene a lei e solo a lei. E ogni volta che qualcuno addenterà una patatina non potrà non pensare all’insegnamento evangelico circa il dono di amore di Cristo fino al sacrificio di sé.
Se nella Chiesa le mie parole valessero qualcosa, direi a tutti di non dare troppo potere ad un tubero fritto. Ai credenti direi di non prendersela troppo, il potere del Corpo eucaristico di Gesù è ben superiore a quello di una innocente patatina. All’Azienda produttrice direi che era nella sua libertà correre il rischio, ma il potere del tubero fritto di farle fare più soldi con una pubblicità controversa è tutto da dimostrare, e potrebbe rivelarsi un boomerang.
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Fermiamoli. Fermiamoci
Ad esplodere, prima di missili e di bombe, sono odî covati da anni, disumanizzazione degli avversari, irresponsabilità nella gestione dei conflitti, vendette e meschini, volgari istinti animali. La civiltà umana non è un “dato-per-sempre“.
La civiltà umana non è un prodotto scientifico in eterna crescita come avrebbe inteso l’ottimismo paradossale neopositivista.
La civiltà umana è un prodotto umano, affidato quindi alle increspature di una libertà imperfetta, capace di costruire e capace di distruggere.
Oggi questa libertà imperfetta sta distruggendo la civiltà che ha costruito. E insieme a lei distrugge un po’ se stessa.
Fermare le guerre (tutte) è soluzione necessaria anche se non sufficiente per riprendere a costruire una autentica civiltà umana.
Insieme alle guerre, e forse prima di esse, vanno fermati gli odî, la disumanizzazione, l’irresponsabilità, le vendette e i meschini, volgari istinti animali.
Fermiamoli, finché c’è tempo.
Fermiamoci, per amore di Dio e per amore dell’umanità.